IL FOCUS AVERSA, quarta puntata. Le mani degli Atronne sul complesso storico di piazza Mercato. Nuova colata di cemento in vista e chiesa privata per i nuovi appartamenti
29 Giugno 2023 - 18:22
Prosegue il nostro racconto sulle atrocità degli speculatori del mattone che abbiamo deciso di esaminare e denunciare all’indomani del noto sequestro subito dal “mostro” in pieno centro storico targato Yari Cecere
AVERSA – (g.g.) Quando si parla di edilizia della città di Aversa, bisogna completamente resettarsi anche rispetto alle strutture di adattamento mentale già adeguate alle medie provinciali che fanno della Terra di Lavoro uno dei luoghi d’Italia a più alta cifra di abusi edilizi. Ad Aversa devi scalare di categoria, devi prepararti a valutare azioni che in un altro luogo, pur afflitto da questa piaga, sarebbero improponibili.
Nella città normanna, ad esempio, andrebbe creato un albo del disonore di professionisti di parte che rilasciano perizie giurate, che si inventano letteralmente cubature in realtà mai esistite sulle quali naturalmente vengono innestate operazioni di abbattimento e di ricostruzione con un uso a dir poco estensivo, in realtà illegale, delle norme sul cosiddetto piano casa, che come stra-sanno i nostri lettori, permette di ricostruire su un immobile abbattuto aumentando la volumetria originaria del 35%. Se è vero che Google Maps non è uno strumento di verifica ufficiale, è anche vero che per un giornale è più che sufficiente e ci ha permesso di dimostrare, ad esempio, la vergognosa colata di cemento rovesciata in una zona G, prospiciente alla via Gramsci – Aversa sud,
Anche alla luce di quello che stanno combinando i Della Gatta in via Santa Marta (clicca e leggi e vedi ) , ci possiamo aspettare di tutto.
L’IMMOBILE RELIGIOSO DI PIAZZA MARCONI (MERCATO)
E di tutto, infatti, ci aspettiamo in piazza Marconi conosciuta anche come piazza Mercato, dove qualcosa di importante è capitato, senza che si sapesse troppo in giro negli ultimi mesi. Un annetto e mezzo fa noi eravamo rimasti fermi al racconto di una situazione sospesa, e alla condizione non definita della C.L.E. Costruzioni S.r.l. con sede in San Sebastiano al Vesuvio che, si diceva, avesse in mano un compromesso, una promessa di vendita, firmata dai Frati Minori Conventuali di Napoli proprietari del complesso. Questa impresa di San Sebastiano al Vesuvio che probabilmente avrebbe voluto compiere un’azione di abbattimento e di ricostruzione, si è resa conto di maneggiare una patata bollente, visto e considerato che in quella struttura diroccata insisteva ed insite anche una chiesa antica e visto che il Comune di Aversa, seppur un po’ ad intermittenza, aveva tentato di imbastire una trattativa per realizzare una sorta di permuta per effetto della quale sarebbe diventato proprietario dell’immobile e della chiesa di piazza Marconi, consegnando ai frati la proprietà del complesso di Sant’Antonio. In più il Comune avrebbe dovuto versare, sempre ai frati minori conventuali, una somma di 100mila euro.
L’operazione, che avrebbe avuto sicuramente un senso per la città, non si è mai realizzata. In un primo tempo si disse che il Comune non avesse neppure i 100mila euro pronti da versare ai frati; poi più di uno notò che al di là del valore intrinseco dell’immobile e della chiesa di piazza Marconi, le sue condizioni a dir poco precarie avrebbero reso quella permuta penalizzante e non conveniente per il Comune di Aversa, visto che il complesso di Sant’Antonio per quelle che erano e sono le sue condizioni strutturali, sembrava e sembra avere un valore senz’altro superiore a quello dell’immobile di piazza Marconi.
Fatto sta che la vicenda è sparita dalla pubblica trattazione ma non certo dalle manovre degli imprenditori del mattone. La struttura di piazza Marconi aveva, negli anni novanta precisamente nel 1996 un codice catastale B1. Successivamente questa classe catastale è stata modificata e trasformata in F3 cioè in immobile in corso di ricostruzione.
Come dire, una sorta di predisposizione all’intervento che però l’impresa di San Sebastiano al Vesuvio non ha mai realizzato, trasformando prima di tutto il compromesso in un rogito notarile di acquisto.
L’IRRUZIONE DEGLI ATRONNE E IL DOPPIO ROGITO IN QUATTRO GIORNI
Ma se non lo ha fatto allora, lo ha fatto nel dicembre scorso precisamente il 23 dicembre del 2022 all’interno dello studio capuano del notaio Francesco Merola, dove la C.L.E. Costruzioni S.r.l. ha acquistato, diventandone proprietaria, oseremmo dire, finalmente, il complesso di piazza Marconi.
Uno adesso è portato a pensare che, o la va o la spacca, compriamo l’immobile e vediamo quel che il Comune ci consente di fare. Il Comune e anche la sovrintendenza, visto che dovrebbe trattarsi di un bene vincolato.
E invece no: l’acquisto, probabilmente scaturito dal compromesso già stipulato da tempo, ha rappresentato una modalità per velocizzare la vendita ai veri acquirenti dell’immobile, tutti nati cresciuti e pasciuti nella città di Aversa.
Si tratta dei fratelli Bartolomeo, Lucio, Diego Reich Atronne. Il cognome Atronne non è certo sconosciuto ai lettori di CasertaCe. Il 3 luglio scorso, infatti, poco meno di un anno fa, scrivemmo un articolo, clicca per leggerlo, in cui davamo notizia di un incarico di direttore dei lavori della scuola materna di via Guido Rossa per una cifra vicina ai 36mila euro proprio all’architetto Lucio Atronne, cioè ad uno dei 4 fratelli che hanno acquistato l’immobile di piazza Marconi, che è anche partner o addirittura socio professionale nell’attività di pr, del Consigliere Comunale Pasquale Fiorenzano, un fedelissimo di Stefano Graziano super assessore ai lavori pubblici e all’urbanistica nonchè vicesindaco Marco Villano.
Per cui è evidente che questa famiglia si è già da tempo collocata politicamente proprio nell’area di Graziano e di Marco Villano il quale stringe in mano il pallino dei lavori pubblici, ma anche dell’edilizia privata oltre che dell’urbanistica avendo per giunta costruito anche un rapporto di buona armonia con il dirigente Raffaele Serpico.
In città, abbiamo parlato con almeno 5 addetti ai lavori e a loro risulta che gli Atronne avrebbero intenzione di abbattere l’immobile e di costruirvi appartamenti residenziali, associando ad essi, udite udite, l’uso della Chiesa. Insomma una chiesa privata, roba da feudo aragonese.
A quanto si sa, gli Atronne avrebbero acquistato il complesso per una cifra vicina ai 200mila euro. Veramente una miseria che rappresenta però un importo giustificato proprio dall’esistenza di vincoli ben precisi che impediscono di fare di quell’immobile, di quella struttura storica, palazzi e case.
Il Comune avrebbe dunque avuto la possibilità di acquistare questa struttura, di abbatterne la parte non recuperabile, di ristrutturare la chiesa e di farne baricentro di una bella piazza grande e storicamente importante. Ma questo succede nei luoghi della civiltà, non in quelli della brutalità, dell’inciviltà e dell’abbrutimento palazzinaro com’è diventato, in tutta evidenza, la città di Aversa. Si conclude qui la quarta puntata del lungo focus che in questa estate stiamo dedicando al vero e proprio dilagare del mattone e del cemento selvaggio, illegale, immorale e sfrontato, nel perimetro della città normanna. Nei prossimi giorni ve ne racconteremo di altre ancora più brutte.