L’INCHIESTA. Ad AVERSA il Punto G serve solo a far godere il portafoglio. In via Gramsci mega edificio su tre livelli da 1.500 mq. E con Google Maps vi dimostriamo che lì c’era una casupola di 100 mq

19 Maggio 2023 - 20:55

Con l’ampia partecipazione di ex tecnici del comune di Aversa, dobbiamo sviluppare un racconto quasi surreale per dimostrare che, anche se per assurdo quella fosse una Zona B, cioè di completamento di edilizia residenziale consolidata e non una Zona G, come in realtà è, a nostro avviso, sarebbe comunque un abominio. Perché (meno male che hanno inventato Google Maps, quell’antica casetta agricola diroccata forse non è mai stata accatastata e magari c’è qualcuno che ha dichiarato che lì c’era un manufatto abbattuto e ricostruito con il Piano Casa. Insomma, un tipico inguacchio all’aversana

LE ZONE G AD AVERSA?? ROBA DA FURBI! DALLA A ALLA F: UNA GUIDA PRECISA ALLA ZONIZZAZIONE PRG

AVERSA (gianluigi guarino) – Dove ti giri, giri e come ti giri, giri, ad Aversa vedi cose strane. Usiamo questo aggettivo minimalista rispetto ai nostri standard perché siamo diventati ancor più garantisti di quanto siamo stati fino ad oggi, in un’apparenza che ha dato a questo giornale un altro tipo di connotato, percepito, com’è stato da tanti, quale forcaiolo e inquisitorio.

In realtà, come recitava il famoso ritornello di una canzone di una ventina d’anni fa, “da che punto guardi il mondo, tutto dipende”.

Ed è ovvio che, se tu vivi in un territorio come quello della provincia di Caserta in cui, diffusamente, in grande e in piccolo, larga parte della sua popolazione comincia a violare o a eludere la legge dal momento in cui si mette il piede a terra quando si sveglia, anche un giornale di indiscutibile matrice liberale, come il nostro, sembra editato da una società formata da Robespierre, Marat, Stalin, Hitler e Mussolini.

“Da che punto guardi il mondo tutto dipende”, ma non ad Aversa. Perché nella città dei normanni, popolo serio proveniente dall’Europa del Nord di cui si è persa totalmente l’identità austera e laboriosa, da qualsiasi punto guardi il territorio, vedi speculazione edilizia, cemento disordinato, ma anche tanto cemento illegale, che, nella concezione XXXL che si ha della legge nelle nostre zone, appare a tutti i componenti della popolazione indigena un fatto normale, che si può addirittura realizzare in quanto lecito.

Siccome ad Aversa c’è gente seria oppure, diremmo meglio, è capitato, nel presente, un giro buono di inquirenti, soprattutto Carabinieri, si sono verificati fatti clamorosi, inopinati, come quello consistito nel sequestro del mostro di cemento edificato in centro storico dal costruttore Yari Cecere, che aveva già venduto per 300mila euro cadauno ben 9 appartamenti, che per il momento gli sono rimasti sullo stomaco (CLICCA E LEGGI PER L’ARTICOLO).

Ma ad Aversa non bastano nuovi inquirenti, occorrerebbe una task force, in un luogo in cui l’abuso edilizio è storicamente connaturato con la sua identità, al punto da diventarne addirittura tessuto connettivo.

YARI CECERE, IL “SOLITO” CANCIELLO E LO SCABROSO CASO DI VIA GRAMSCI

La vicenda che affrontiamo in questa seconda puntata dell’inchiesta ci porta ancora una volta nell’area Sud della città, tutto sommato non molto lontano dalla zona teatro della prima puntata di questa nostra inchiesta giornalistica , iniziata con un super classico, cioè con il solito Ferdinando Canciello (CLICCA E LEGGI) che ottiene il lasciapassare per costruire nella zona G, prospiciente all’ospedale Moscati, una Rsa che, in pratica, fa uno sberleffo ad un’altra Rsa, quella da 10 anni nei sogni e negli obiettivi di Paolo Santulli, bloccato, lo diciamo e ce ne assumiamo le responsabilità, da questa amministrazione comunale, utilizzando come suo braccio armato il dirigente dell’Ufficio Tecnico Raffaele Serpico, con l’uso di strumenti vergognosi, in quanto iniqui e discriminatori rispetto a tutte le nefandezze consentite proprio dal già citato strumento di zonizzazione creativa rappresentato dalle Zone G.

Zona Sud procedendo verso Melito e Giugliano, quindi. Qualche manciata di metri prima della pizzeria Sammarco c’è un’area, anche questa classificata come Zona G.

Prima di spiegare in poche parole – visto che le fotografie parlano da sé – cosa sta succedendo dentro a questo perimetro, un passaggio veloce su queste bendette o maledette zone g aversane va fatto. E vi rimandiamo per una comprensione più dettagliata di cosa sia la zonizzazione in Prg vigente al link che campeggia in altro a questo articolo.

Le zone g sono una protesi, un’elaborazione legata alle nuove necessità socio-economiche-antropologiche di un territorio urbano ed extra urbano che, sicuramente, oggi non possono essere le stesse di quando, nel 1967, con la cosiddetta legge Ponte e, nel 1968, con il decreto ministeriale 1444 che l’attuò, entrò in vigore l’impianto normativo che, con buona pace dei “nuovi” Puc, che nessun sindaco vuole fare seriamente, cercando di restare con le mani libere per compiere ogni nefandezza, rappresentano sempre la base costitutiva dell’ordinamento realmente vigente.

Cinquantacinque anni fa, le zone in cui andava ripartito il territorio di un comune partivano dalla lettera A e arrivavano fino alla lettera F. Per cui, chi vuole uscire da questo articolo con una conoscenza corposa, cospicua, copiosa della materia, insomma, per avere un quadro d’insieme, occorre che vi andiate a leggere lo schema del decreto ministeriale 1444 del 1968 che pubblichiamo nel link di cui sopra.

Qui, invece, ci fermiamo alla definizione di Zona F: si tratta della porzione di territorio dedicata alla costruzione di edifici pubblici o di uso pubblico. Attrezzature sociali, assistenziali, sanitarie, scolastiche, culturali, religiose, impianti sportivi e ricreativi, uffici pubblici, attrezzature di impianti tecnologici relativi ad aziende elettriche, telefoniche, all’erogazione dell’acqua e del gas, dei trasporti pubblici, autorimesse, eccetera.

Nel momento in cui un comune fa un passo in avanti nella progressione alfabetica e introduce le zone G, queste, evidentemente, non possono essere la stessa cosa delle zone F.

A meno che tu non voglia mascherare una Zona F, definendola Zona G, facendo lievitare significativamente le aree in cui si possono sviluppare gli edifici previsti dalla Zona F, grazie i quali i privati fanno soldini, anzi soldoni, a palate.

AD AVERSA, PIU’ CHE ALTROVE, LE ZONE G SONO UNA TRUFFA PER “FOTTERE” GLI STANDARDS

Le Zone G, infatti, dovrebbero comprendere quelle parti del territorio comunale destinate a edifici, attrezzature e impianti esclusivamente destinati a servizi di interesse generale e/o sovra comunale.

È scritto “generale” e non è scritto “interesse pubblico“. Nonostante il significato dell’aggettivo che qualifica le Zone G, se si cala il citato attributo (ovvero la parola generale) in questo contesto, tu restringi il campo di possibilità di utilizzo del territorio e non lo allarghi. Tant’è vero che l’alternativa agli edifici, alle attrezzature, agli impianti riservati ad edifici di interessi generali è costituito dagli interessi sovra comunali che coinvolgono, quindi, una fascia molto più ampia di popolazione e dunque strutturano una cifra molto più forte, pregnante della definizione di un interesse generale, pubblico, ma non come quello codificato dalla zona F, bensì ad altissima, specifica, peculiare definizione.

Si tratta dei cimiteri, degli edifici di scuola pubblica, degli impianti sportivi e di attività ricreative. Con queste ultime categorie di intervento dotate di una caratterizzazione molto più impegnativa in termini di identità progettuale rispetto allo stesso tipo di intervento previsto in Zona F.

Ricorrendo ad un altro esempio, la costruzione degli impianti per ospitare i mercati generali è sicuramente un intervento calibrato correttamente per la Zona G. Stesso discorso per un depuratore, per un impianto di potabilizzazione, per un serbatoio idrico. E qui potremmo citare, forse, anche un impianto di trattamento rifiuti, perché no, ovviamente al netto di tutte le altre normative vincolanti in termini di impatto ambientale.

Non può essere, a nostro avviso, considerata legittima la costruzione di una Rsa, che un privato certo non mette a disposizione dei suoi ospiti, i quali pagano profumatamente di tasca propria oppure, in alternativa, vedono coperte le loro rette attraverso finanziamenti del servizio sanitario nazione, previe convenzioni con la regione Campania.

Una Rsa, se ha motivo di esistere in una zona F, a nostro avviso, non ce l’ha in una zona G.

Dunque, se noi siamo scesi in campo per difendere Paolo Santulli è perché, come abbiamo scritto prima, nella dinamica delle concessioni rilasciate o non rilasciate dal comune di Aversa, abbiamo avuto la sensazione, divenuta poi certezza logica, che con lui siano stati usati due pesi e due misure rispetto ad altri, come sta succedendo, ad esempio, per i Canciello, i quali vanno a sfruttare una Zona G per costruire una Rsa.

Solo per questo abbiamo difeso Santulli e non certo perché riteniamo che una Zona G possa accogliere una residenza per la terza età non di proprietà pubblica e non gratuita. Ad Aversa vanno ben al di là di questa già importante puntualizzazione.

Volesse il cielo si fermassero solamente alle Rsa. Le Zone G sono una forma di standard, apposizione da parte dell’istituzione territoriale, di insediamenti destinati ad essere chiaramente, direttamente erogatori di servizi pubblici, senza alcuna mediazione privata, senza alcun processo indiretto di identificazione. In sostanza, non è che tu fai una Rsa che eroga un servizio sociale e la puoi considerare come fatto di interesse generale, visto che tu incassi soldi, con le rette erogate dagli ospiti o dal servizio sanitario.

No, no. Aversa è no limit, va al di là. Ad Aversa, incredibile ma vero, nelle Zone G si costruiscono case, appartamenti di residenza, rimesse, uffici destinati all’uso privato. In poche parole, le Zone G, che dovrebbero garantire servizi pubblici, pardon, super pubblici, in quanto di impronta generale, sono stati utilizzati in quest’autentica Sodoma della speculazione edilizia, per restringere la quantità e la qualità degli strumenti di vivibilità. Meno parchi, meno aree attrezzate per il tempo libero. Questo è un modo per fottere gli standards.

I TRE LIVELLI DI CEMENTO IN VIA GRAMSCI: VERO FILM A LUCI ROSSE

Poi, c’è la pornografia, come quella che si sta proiettando lungo via Gramsci, come scritto all’inizio dell’articolo, area Aversa Sud.

Quella è una Zona G. Ma l’appena menzionata classificazione va del tutto rimossa.

Perché in questa chiave valutativa siamo di fronte a una violazione stratosferica, selvaggia, blasfema, rozza. E allora dobbiamo immaginare – per evitare di “spostare con le parole“- che quella non sia, come invece è, una Zona G, bensì, una Zona B.

Diciamo Zona B perché si colloca proprio all’interno della cinta urbana della città di Aversa, ma non è classificabile come intranea al centro storico, nella cosiddetta Zona A.

Zona B, quindi, edilizia residenziale consolidata. Okay, questo cantiere, connotato da un cartello che reca il nome dell’ex funzionario, poi dimessosi, dell’Ufficio Tecnico del comune di Aversa, Giuseppe Menale, ma anche altri nomi, manco a dirlo, di altri ex dipendenti municipali, ha costruito fino ad ora, come si vede dalle foto, un manufatto su tre livelli che, ad occhio e croce, dopo aver consultato fior fior di architetti e ingegneri portati da noi sul posto per un sopralluogo, sviluppano circa 1.500 mq, ovvero 500 mq per livello.

Sempre considerando per assurdo quella zona G una zona B, tu puoi lavorare solo per completare e puoi lavorare su manufatti già esistenti, che tu abbatti e ricostruisci.

Noi riteniamo che questi tre piani, questi tre livelli siano scaturiti da una casetta che c’era lì, a un solo piano e di un estensione non superiore ai 100 mq. La legge del cosiddetto Piano Casa permette nelle zone B di abbattere e ricostruire, aumentando la volumetria di un massimo del 35%. Per cui, sempre dando per buona l’ipotesi nella realtà che quella sia una Zona B e non una Zona G, lì si sarebbe potuto costruire al massimo un edificio con estensione orizzontale di 135 mq.

In poche parole, non solo viene violato il vincolo della Zona G, ma nasce quella che potremmo definire una Zona Aversa, in cui tu puoi fare quello che cazzo ti pare e in cui puoi violare l’immaginazione, il discorso per assurdo di una zona che tu consideri B solo per spingere l’esemplificazione, la resa concreta dell’idea a un livello di perdizione che, probabilmente, solo Aversa riesce ad incrociare.

LA CASETTA, IL CATASTO E IL PROVVIDENZIALE GOOGLE MAPS

Già immaginiamo la confutazione: ma voi di CasertaCe come fate a sostenere che lì c’era una casetta di 100mq? Ma noi vi denunciamo per diffamazione, calunnia, omicidio, furto di marmellata, eccetera. Dato che fate sempre i saputi, voi di CasertaCe, trovatelo al Catasto il documento cartografico che dimostra che lì c’era una casa come voi la descrivete.

Noi non sappiamo se al Catasto risulti il documento di questa vecchia casa. È possibile che non ci sia, trattandosi di un’edificazione molto datata.

Però gli americani hanno inventato Google e le sue diverse diramazioni applicative. E puntando il cursore di Google Maps lungo via Gramsci, arrivando al distributore AP di Stefano Graziano, cugino e omonimo del deputato del Partito Democratico, basta guardare di fronte e la casetta si materializza con indiscutibile evidenza. Non solo, dunque, si vede, ma si vede anche bene.

Dunque, se qualcuno ha dichiarato che lì c’era già un manufatto di circa 1.100 mq, il quale, aumentando del 35% previsto dal Piano Casa, fanno i 1.500 metri quadrati già messi in piedi oggi, allora dichiara il falso.

E questo può anche rappresentare qualcosa di grave, qualcosa che merita quantomeno di essere verificato.

Perché, questa, non si scappa, è notizia di reato. Poi, che il reato sia stato commesso o meno, è, come si suol dire, “un altro paio di maniche”. Ma la notizia di reato attiva e rende obbligatorio l’esercizio dell’azione penale.

Finisce qui la seconda puntata. Ce ne saranno al massimo 3-4, perché queste, purtroppo, sono le nostre forze, visto e considerato che ad Aversa, per quanto è compromessa dalla violazione sistematica e sistemica delle norme relative al corretto utilizzo del territorio inteso come entità di morfologica e come entità di promozione sociale, economica, produttiva, non basterebbero tutti i volumi dell’enciclopedia Treccani.