IL GIALLO (o non giallo?) della morte della prof 55enne. La Procura ascolta i medici. Sequestrato il cellulare

11 Maggio 2022 - 16:35

MARCIANISE – La Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, con il Pubblico Ministero delegato, continua le indagini sulla morte della 55enne di Marcianise Raffaella Maietta, insegnante, investita da un treno giovedì scorso, 5 maggio, sui binari della stazione ferroviaria di Marcianise; dai primi accertamenti della Polfer sembrava che si trattasse di suicidio, ma ora incominciano a sorgere dubbi e perplessità da parte degli inquirenti.

I familiari della professoressa non hanno mai creduto a tale ipotesi e hanno perciò nominato gli avvocati Raffaele e Gaetano Crisileo per farsi assistere, in considerazione del fatto che la magistratura ha aperto un fascicolo per presunto istigazione al suicidio.

L’attenzione degli inquirenti punta sul cellulare della donna, che è stato sequestrato dalla Polfer nelle ultime ore, elemento importante per ricostruire cosa sia avvenuto nelle due ore “decisive”, dalle 6.30 di mattina, quando la donna è rimasta sola a casa dopo che il marito è uscito per lavoro (i figli lavorano da anni lontano dalla Campania), alle 8.45, quando è avvenuto il dramma.

Sarà importante capire quali siano state le ultime telefonate fatte e ricevute dalla signora e quali siano stati i messaggi ordinari e whatsapp scambiati dalla professoressa e con chi.
E gli interlocutori una volta individuati saranno interrogati dagli inquirenti.
Intanto sono stati sentiti i medici che hanno avuto in cura Raffaella, in particolare è stato sentito un noto neurologo casertano per saperne di più e in particolare per conoscere le reali condizioni di salute della donna.
In buona sostanza per avere la conferma di quanto dichiarato dal marito Luigi il quale ha sempre parlato di un semplice stato d’ansia della moglie, che non aveva mai messo in atti tentativi di suicidio né ha mai parlato di atti di autolesionismo su se stessa.

Segreto assoluto su quanto hanno hanno dichiarato i medici agli inquirenti, che stanno procedendo ad ascoltare altri testimoni diretti o indiretti dell’accaduto. La vicenda continua a tingersi di giallo: come da noi scritto, è comparsa un’amica di Raffaela, di cui non si conosce il nome, che viaggiava sempre con lei.

Il fatto che lascia maggiormente pensare, infatti, è quello relativo all’abitudine che aveva di viaggiare con una sua collega insegnante, con la quale raggiungeva la città di Napoli.

Quella mattina o la sera prima, non è ancora chiarissimo, Raffaela Maietta ha contattato l’amica e le ha detto che non sarebbe andata a Napoli per un impedimento. Al contrario, è uscita di casa diversi minuti prima del solito ed è arrivata in stazione da sola. Una solitudine legata al suo atto di volontà di tagliare fuori l’amica.

Ora, che questo significhi sicuramente che si tratti di un suicidio non si può dire, ma che rappresenti un elemento significativo per propendere verso questa ipotesi, la quale tiene dentro anche il posizionamento dello zaino e dei documenti su quella panchina, riposti in modo tale da far pensare che Raffaela Maietta l’abbia fatto con cura e con un altro atto di volontà ben definito, è fuor di dubbio.

Sull’inchiesta c’è comunque il massimo silenzio dell’Ufficio di Procura e dei legali della famiglia della povera Raffaella.