IL JAMBO MALEDETTO. Blitz della Guardia di Finanza. Indagine sulla coop che gestisce i parcheggi interni. Perché la lettera di Scarpa a Credendino non ci convince per nulla

22 Giugno 2020 - 14:15

Le fiamme gialle negli uffici della Cis Meridionale nella giornata di venerdì. Quello tra l’amministratore giudiziario e il superconsulente, divenuto dominus di tanti processi interni, è un rapporto simbiotico. Per cui la presa di distanza, fatta con quella missiva…

TRENTOLA DUCENTA (g.g.) – Probabilmente, se la notizia fosse consistita solo nella visita molto approfondita, effettuata 48 ore fa, dagli uomini della Guardia di Finanza della Compagnia di Aversa negli uffici della Cis Meridionale, che si trovano all’interno del complesso commerciale Jambo di Trentola Ducenta, ce la saremmo presa ancora più comoda, rispetto alle 48 ore che ci siamo comunque concessi prima di pubblicare questo evento, di cui non temevamo certo di poter perdere l’esclusiva, perché figuriamoci, qui se non fosse per CasertaCe, col cavolo che si saprebbero certe cose e col cavolo che si discuterebbe sulla gestione del centro commerciale da parte di un’amministrazione giudiziaria, cioè originariamente nominata dal giudice che ordinò la famosa retata del dicembre 2015.

Nessuno ne discuterebbe perché in questo territorio trogloditico, esiste e sussiste una singolare idea della democrazia: i fessi, i cittadini comuni, quelli che non hanno santi in paradiso, sono tutti uguali davanti alla legge, mentre i cosiddetti poteri forti, quelli emanati molto spesso dagli organi dello Stato, tra cui la magistratura, in quanto tali, neanche fossero degli androidi elaborati per la perfezione, sono sempre al di sopra di ogni sospetto, per dogma, a prescindere. Dunque, guai a dire, con onestà intelletuale e nel rispetto della dignità altrui, ma nel rispetto ancora maggiore della democrazia e di tutti i principi universali a cui questa si ispira, che un giudice, o un amministratore giudiziario, o un ufficiale delle forze dell’ordine, ha sbagliato.

Ma che sei matto, vuoi passare un guaio?! Quelli poi si vendicano!

E qui subentra l’altro problema fondamentale degli usi e costumi locali: la quantità indusrtiale di scheletri che abitano gli armadi di migliaia e migliaia di famiglie, di centinaia di migliaia di individui. I quali, per timore che una rivalsa, una vendetta di quei poteri forti deviati che si sono sentiti colpiti da un’affermazione o anche da una denuncia, possa trovare facile argomenti di manifestazione, stanno zitti e muti.

Insomma, nessun pericolo ha corso in queste 48 ore la conservazione da parte di questa notizia del suo status di esclusiva. Ce la siamo presi piuttosto calma e probabilmente, ripetiamo, non avremmo scritto nemmeno oggi se il fatto fosse consistito solo nella visita dei finanzieri. Poi, essendo diventati dei conoscitori della materia, della materia del Jambo di Trentola Ducenta opaca oggi com’era opaca ieri, abbiamo colto nella lettera, scritta dall’amministratore giudiziario Salvatore Scarpa all’indirizzo del superconsulente globale Luigi Credendino, il quasi 50enne napoletano, oggi residente ad Afragola che nel centro commerciale trentolese bazzica sin dai vituperatissimi tempi della famiglia Falco (a proposito, Ortensio Falco è stato avvistato qualche volta negli uffici che amministrano oggi il Jambo), dicevamo, abbiamo colto in questa lettera una notizia che si collega all’iniziativa della Guardia di Finanza, ma addirittura, almeno ai nostri occhi, finisce per prevalere, per importanza, sulla stessa.

Ma perché i finanzieri hanno fatto visita agli uffici del Jambo? L’approfondiremo soprattutto nei prossimi giorni. Però, qualcosa già vi scriviamo oggi. L’indagine riguarda la costituzione di una società cooperativa, nata dalla concordia, dei rapporti tra i citati Scarpa e Credendino. Perché questo nessuno, cioè il rapporto simbiotico tra i due, nessuno lo può negare ed eventualmente potremo illustrare almeno 100 esempi sul fatto che l’attuale amministratore giudiziario ha dato all’onnipresente imprenditore afragolese uno spazio e una visibilità che né la gestione Falco, conclusa con la citata retata del dicembre 2015, né la gestione del primo amministratore giudiziario gli avevano mai attribuito. Ecco perché la lettera con cui l’amministratore giudiziario prende le distanze da Credendino, è finanche più importante del fatto che l’ha stimolata, cioè la visita dei finanzieri ed evoca, in qualche modo, per ricollegarci ad una vicenda di strettissima attualità, la presa di posizione, assunta dall’Anm nei confronti del loro collega Luca Palamara, il quale non a caso in queste ore ha detto chiaro e tondo che se vogliono fottere lui, è pronto a portarsi dietro almeno la metà della magistratura italiana.

Al di là del paragone, se quest’indagine della Guardia di Finanza, non sappiamo ancora se delegata dalla Dda o dalla Procura della Repubblica presso il tribunale di Aversa-Napoli nord, stabilirà che tutte le trame amministrative ed imprenditoriali che hanno riguardato questa cooperativa siano state legali, regolari, allora Scarpa e Credendino insieme, ne usciranno bene; in caso contrario, l’impostazione che l’amministratore ha voluto dare con la sua lettera alla lettura dei fatti, non ci convince proprio per nulla. Se dovessero, infatti, emergere vicende illegali, non significherà, per carità, che Scarpa ne sia stato protagonista diretto, presunzione di innocenza totale, a partire dalle fasi di indagine, ma, assodato ciò, Scarpa non potrà non trarne le conseguenze rispetto ad una gestione evidentemente non attenta, non oculata e che dunque sarà opportuno interrompere volontariamente. In mancanza di sue dimissioni, invece, lo Stato italiano nella figura dell’Agenzia dei beni confiscati alla criminalità organizzata, sotto la cui egida opera oggi l’amministrazione giudiziaria del Jambo, dovrà, a nostro avviso, a nostro democratico avviso, intervenire, non per crocifiggere Scarpa, ma per ripristinare una situazione di tranquillità nelle cose del Jambo, che non è l’oggetto di un sequestro a scopo di confisca come tutti gli altri (non è ancora definitivo mancando se non andiamo errati il verdetto della Cassazione), ma rappresenta il sequestro a scopo di confisca dal maggior peso economico, ma soprattutto dal maggior peso simbolico nella lotta che lo Stato ha ingaggiato con la camorra del clan dei Casalesi. Una circostanza, questa, sin dai primi tempi dell’amministrazione-Scarpa non è parsa rappresentare la stella polare dell’agire degli amministratori, come se questi non cogliessero, proprio per un difetto culturale di percezione, l’importanza particolarissima di una loro missione che dovrebbe essere sobria, al limite del sacerdotale e che invece ha finito per somigliare troppo alla normale gestione che un imprenditore privato sviluppa su un bene di sua proprietà.

La cooperativa, che si chiama Jone, uscita da un’elaborazione di Credendino e Scarpa, ha sostituito la Securgest, precedentemente titolare della gestione dei parcheggi interni, cioè da una vera e propria gallina dalle uova d’oro. Il punto di riferimento di Jone sarebbe Salvatore Eramo, esperto in sicurezza, ma soprattutto nipote di quel Luigi Lorvenni, guardia penitenziaria, imputato nel processo per la tangentopoli al Comune di Trentola, che vede nelle figure dell’ex sindaco Andrea Sagliocco e dell’avvocato faccendiere Saverio Griffo, gli elementi di maggiore spicco. Eramo è titolare, insieme ad un’altra persona, anche di un negozio all’interno di Jambo.

Ma questo è l’inizio del resto della storia che vi andremo a raccontare da domani in poi.