Il nipote del pentito Antonio IOVINE o’ ninno nonchè figlio dell’ingegnere Nicola Fontana aggredito e picchiato in un bar da “Walterino” SCHIAVONE e dal figlio di Cicciariello. E su questa cosa Dante Alighieri si sarebbe divertito

20 Agosto 2021 - 12:05

Il sentito dire di Gaetano Diana colloca questo episodio come avvenuto dentro o attorno ad un locale di Pinetamare, mentre la vittima, che lo lega proprio al fatto di essere il nipote di un collaboratore di giustizia, parla di un bar di San Cipriano. Due anni dopo, gli Schiavone sarebbero passati dall’altra parte della barricata

 

SAN CIPRIANO D’AVERSA(g.g.) Correva l’anno 2016. Nicola Schiavone si trovava in carcere da 6 anni e non dava ancora cenni concreti di voler divenrare un collaboratore di giustizia, così come sarebbe successo di lì a due anni. La famiglia generata dai capi, dai fondatori del clan dei casalesi, cioè Francesco Schiavone Sandokan e Francesco Schiavone Cicciariello, cugino diretto del primo, era ancora considerata punto di riferimento principale dell’identità criminale di quella camorra.

Sicuramente, i fratelli di Nicola Schiavone, a partire da Walter, non sospettavano nulla perchè probabilmente nessuna parola rivelatrice era stata pronunciata dal primogenito di Sandokan nei colloqui carcerari. Per cui, mai avrebbe potuto pensare Walter Schiavone che, di lì a due anni, avrebbe chiesto lui di entrare nel programma di protezione dei congiunti di un pentito.

Se di mezzo non ci fossero questi soggetti, si potrebbe tranquillamente fermarsi un attimo a riflettere, esprimendo anche noi un piccolo contributo di memoria in occasione dei 700 anni dalla morte del sommo poeta Dante

Alighieri, sul concetto principale e formatore della Divina Commedia: il contrappasso.

Per carità, non una cosa che inventò Dante, visto e considerato che la nemesi storica era una roba che già i greci tenevano ben presente come vendetta, rovesciamento del proprio agire in termini di pena personale. Nemesi storica: Walter Schiavone aggredisce e picchia Cipriano Fontana, figlio dell’ingegnere Nicola Fontana ma soprattutto di Rachele Iovine, sorella di Antonio Iovine detto o ninno, il cui pentimento, nel 2016, era datato, a sua volta 6 anni.

Lo aggredisce e lo picchia dopo che suo cugino Luigi Schiavone detto Lucariello, figlio di Francesco Schiavone Cicciariello, avendolo incrociato in un bar, la cui ubicazione, come vedremo, è controversa, gli avrebbe regalato il rituale epiteto, contrassegnato nella smorfia dal numero 71, cioè l'”omm è merda”. Di fronte a questa frase di Luigi Schiavone, Cipriano Fontana si sarebbe avvicinato. Primi spintoni e poi l’intervento violentissimo di Walter Schiavone che avrebbe duramente picchiato il nipote di Antonio Iovine o ninno, al cospetto di una ragazza, probabilmente una commessa che lavorava presso una rivendita gestita da cinese, la quale, interponendosi, provando a far da paciere, era stata colpita a sua volta.

Questa è la vesione de relato che Gaetano Diana, figlio del boss Elio Diana e fratello di Armando Diana, un altro dei fedelissimi della famiglia Schiavone, racconta, non sapendo naturalmente di essere sotto intercettazione ambientale, a Francesco Dell’Imperio, all’interno dell’auto in cui i due viaggiano. A Gaetano Diana l’episodio è stato raccontato dallo stesso Luigi Schiavone Lucariello.

Il sentito dire diventa realtà, evidenza, nel momento in cui i magistrati della Dda, attraverso la polizia giudiziaria, ascoltano come persona informata dei fatti lo stesso Cipriano Fontana. In linea di massima, questi conferma l’accaduto. Non fa il nome di Walter Schiavone ma parla della presenza di una persona che gravitava intorno a quella famiglia. E poi dice che quell’aggressione, anticipata e seguita da lettere di minacce, l’aveva convinto ad aderire al programma di protezione, offerto ai congiunti di Antonio Iovine.

Fin qui i fatti narrati nel dettaglio nello stralcio dell’ordinanza che pubblichiamo in calce. E’ evidente che “quella gente di merda“, pronunciato dal figlio di Cicciariello non poteva non riferirsi al fatto che Cipriano Fontana fosse il nipote di un pentito, cioè di uno che aveva tradito la causa del clan dei casalesi e che “si stava cantando” tutto quello che “poteva cantarsi”.

Ed ecco il discorso del contrappasso: due anni dopo, a Walter Schiavone e in parte anche a Luigi Schiavone, sarebbe toccato diventare loro, congiunti di un pentito ancora più importante, ancora più cruciale di quanto non lo fosse stato Antonio Iovine e cioè Nicola Schiavone che dal 2005 al 2010 era stato in pratica il reggente, il nuovo capo di fatto del clan dei casalesi.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO INTEGRALE DELL’ORDINANZA

  • 7.1. L’aggressione di Walter Schiavone in danno di Cipriano Fontana.

 

Un primo episodio sintomatico del ruolo assunto da SCHIAVONE Walter nell’attuale organigramma dell’organizzazione è quello raccontato da DIANA Gaetano (figlio del boss Elio) a DELL’IMPERIO Francesco, in occasione di una conversazione intrattenuta dai due a bordo del veicolo di quest’ultimo ed intercettata nell’ambito del presente procedimento. La vicenda riguarda una aggressione che il giovane esponente della famiglia SCHIAVONE aveva perpetrato nei confronti di FONTANA Cipriano ([1]), nipote del collaboratore di giustizia ed ex esponente apicale del clan IOVINE Antonio ([2]). Deve precisarsi che Fontana Cipriano è figlio di FONTANA Nicola ([3]) e IOVINE Rachele ([4]), quest’ultima sorella del menzionato collaboratore.

Di seguito si riporta la conversazione in esame n. 3329 del 21/1/2016 (R.I.T. 4348/15 – Allegato nr.  2)

 

Auto momentaneamente ferma a via Circumvallazione, nei pressi dell’abitazione del GAETANO, persona che Dell’Imperio accompagnerà a Napoli per una causa presso quel Tribunale. Poco dopo infatti in macchina entra Francesco dell’IMPERIO e DIANA Gaetano; Questo dice che dovranno passare prima per la caserma, quindi l’auto si dirige verso il centro di Casal di Principe.

Ore 08:18:41:  Gaetano dice che dovrà chiamare qualcuno, si riporta in forma integrale.

 

GAETANO: … devo chiamare a Luciariello, ja … incomprensibile… a Cipriano FONTANA… incomprensibile…

FRANCESCO: .. al figlio dell’ingegnere ([5]) là…? …incomprensibile…

 

La conversazione è interrotta da una telefonata che Gaetano effettua, poi di nuovo a raccontare, si riprende in forma integrale:

 

GAETANO: Dice che bello e buono entrò dentro al villaggio, “Luciariello”… (tossisce ndr)…

FRANCESCO: Lui te lo ha raccontato?

GAETANO: No, me lo ha raccontato la gente… a “ISS” non lo vedo da un mese; …e dice che stava, innanzi al bancone, Cipriano FONTANA, il nipote “dò ninn”;

FRANCESCO Eh;

GAETANO: Lui ed Emanuele…Emanuele, il fidanzato di quell’altra; comunque dice che piglia… come… (sbadiglia, ndr)… dice…senti, (ascolta, ndr) disse: “ah, ma qua ci sta pure la GENTE DI MERDA!”, vicino al barista;

FRANCESCO: …(ride a squarciagola ndr…)

GAETANO: ..piglia …il figlio di…CIPRIANO, si gira e fa: “E chi sarebbe la gente di merda ?!? Io ?” si voltò “Luciariell” e disse: “si’ tu a gente i merd”!! … pigliò Cipriano e lo spinse… dice che, Walterino, come lo spinse (fu spinto ndr) se lo mise sotto… “frungt e frangt” (lo picchiò in continuazione ndr)...

FRANCESCO: …(ride ndr)…

GAETANO: … e lo fece come “le ore di notte” !

FRANCESCO: Davvero?

GAETANO: … e dice che si intervenne una ragazza che lavora di fronte, dai Cinesi; Dice che pigliò un paio di cosi dei fazzoletti in testa pure quella comunque;

FRANCESCO: In testa a chi, poi ?

GAETANO: Si menò per spartire questa ragazza;

FRANCESCO: Ah? … Mannaggia la madosca, che personaggio che è quello;

GAETANO: Lo contattai, gli chiesi: “Luciarie’  ma ti ha scassato?” disse: “devi venire tu e lui”!

FRANCESCO: …(ridendo ndr)… entrò e disse: “che gente di merda, a quello !!!”

GAETANO: Non sta buono. “Ma si scemo? – gli dissi- che te ne fotte!?”

 

Intanto hanno raggiunto via Vaticale, nei pressi della caserma dei Carabinieri di Casal di Principe, dove l’auto si ferma poco più avanti e Gaetano scende per farsi firmare il permesso ad allontanarsi da quel Comune, mentre dell’Imperio attende in macchina.

 

DIANA Gaetano, all’inizio del suo racconto, citava Luciariello, dicendo che avrebbe dovuto telefonargli. Con tale soprannome è conosciuto SCHIAVONE Luigi, figlio di Francesco detto Cicciarello, cugino omonimo di Sandokan, tra gli indagati del presente procedimento. Dunque, il DIANA raccontava che Luciariello, ovvero SCHIAVONE Luigi, si era recato in un bar “al villaggio” (presumibilmente il villaggio Coppola di Castel Volturno, ndr) in compagnia di SCHIAVONE Walter e, all’interno del locale, avevano incrociato FONTANA Cipriano (“e dice che stava, innanzi al bancone, Cipriano FONTANA, il nipote “dò ninn””). Pertanto, SCHIAVONE Luigi, avvedutosi della presenza del nipote di IOVINE Antonio, aveva esclamato: “ah, ma qua ci sta pure la gente di merda!”. La frase offensiva era rivolta a FONTANA Cipriano il quale, sentendosi chiamato in causa, aveva risposto: “E chi sarebbe la gente di merda ?!? Io ?”. SCHIAVONE Luigi, di rimando, gli avrebbe confermato di essere il destinatario della sua considerazione: “si’ tu a gente i merd !!”. A quel punto, DIANA Gaetano, proseguendo nel racconto, diceva: … pigliò Cipriano e lo spinse… dice che, Walterino, come lo spinse (fu spinto ndr) se lo mise sotto… “frungt e frangt” (lo picchiò) … e lo fece come “le ore di notte”!”.

In sostanza, FONTANA Cipriano, avendogli SCHIAVONE Luigi ribadito l’offesa, aveva reagito spingendolo, tanto da suscitare la reazione di SCHIAVONE Walter. DIANA Gaetano riferiva, inoltre, dell’intervento di una ragazza impiegata presso un negozio di cinesi ubicato di fronte al bar la quale, nel cercare di fare da paciere, era stata colpita alla testa, circostanza che lasciava immaginare una violenta colluttazione tra le parti. Infine, DIANA Gaetano proseguiva asserendo di parlato direttamente con SCHIAVONE Luigi (“Lo contattai, gli chiesi: “Luciarie’ ma ti ha scassato?” disse: “devi venire tu e lui”!”), il quale, alla provocazione del suo interlocutore il quale gli chiedeva se avesse avuto la peggio nella colluttazione con il FONTANA Cipriano, ironicamente rispondeva che avrebbe potuto fronteggiare, contemporaneamente, sia il nipote di IOVINE Antonio che lo stesso DIANA Gaetano”.

 

Come condivisibilmente affermato dal P.M., la vicenda, al di là dell’episodio di violenza del quale SCHIAVONE Walter si sarebbe reso protagonista, appare rilevante per il significato simbolico dell’azione posta in essere nei confronti di FONTANA Cipriano, offeso pubblicamente ed aggredito per il solo fatto di essere nipote di un collaboratore di giustizia.

In altri termini, l’aggressione di SCHIAVONE Walter, così come le parole di SCHIAVONE Luigi, rappresentano un’affermazione del clan sul territorio e una palese presa di distanza verso i collaboratori di giustizia e le rispettive famiglie, assunta con una pubblica offesa rivolta da SCHIAVONE Luigi all’indirizzo di FONTANA Cipriano: tutto ciò a conferma, ancora un volta, a giudizio dello scrivente, della presenza invasiva, capillare, ‘tentacolare’ del clan, che ostenta la sua forza, la sua ‘affectio societatis’ ed il suo ‘pactum scelerum’, ad esso sottesi, anche nei confronti di clan antagonisti e degli stessi parenti dei collaboratori di giustizia.

Ed invero, concordemente il P.M. conclude nel senso che:

L’esplicita offesa rivolta al FONTANA Cipriano, solo perché nipote di un collaboratore di giustizia, dimostra con ogni evidenza la forma mentis dei due soggetti. La sola parentela con il collaboratore è stato motivo sufficiente far esternare tutta l’avversione nei confronti di FONTANA Cipriano, volutamente provocato e poi aggredito. L’episodio, ovviamente, va ricondotto alla attuale appartenenza al clan sia di SCHIAVONE Walter che di SCHIAVONE Luigi nonché dello stesso DIANA Gaetano e del suo interlocutore DELL’IMPERIO Francesco. E’ proprio da questo senso di appartenenza al clan, infatti, che discende la istintiva avversione per i collaboratori di giustizia (ed i loro familiari), il cui apporto alle indagini è ritenuto una concreta minaccia per la sopravvivenza stessa del sodalizio.

E’ opportuno rammentare che, ad eccezione di Nicola, nessuno dei familiari detenuti di SCHIAVONE Walter si è mai pentito, nonostante alcuni siano sottoposti al regime ex art. 41 bis o.p., potendosi individuare nel suo atteggiamento una forma di prosecuzione della linea di condotta assunta dai parenti.

Sull’episodio venivano acquisite informazioni (cfr. allegato nr. 3) da FONTANA Cipriano il quale confermava di essere stato prima offeso e poi aggredito da SCHIAVONE Luigi detto “Luciariello”, peraltro negando la presenza di SCHIAVONE Walter, atteso che nelle dichiarazioni rese egli faceva riferimento ad altro personaggio, allo stato non identificato, da lui conosciuto di vista e gravitante intorno alla famiglia SCHIAVONE. Inoltre, asseriva che il luogo era, sì, un bar, tuttavia si trattava di un esercizio ubicato a San Cipriano d’Aversa e non presso il c.d. Villaggio di Castel Volturno, indicato come teatro dei fatti da DIANA Gaetano. Il passaggio di maggior rilievo della testimonianza di FONTANA Cipriano è quello in cui lo stesso dichiarava che tale aggressione da parte di SCHIAVONE Luigi era stata una delle ragioni che lo aveva ispirato ad aderire al piano di protezione, precisando di aver ricevuto anche lettere minatorie contenenti proiettili e minacce di morte da parte del clan, ovviamente perché aveva la colpa di essere nipote di Antonio IOVINE.

Ad ogni buon fine, il verbale di sommarie informazioni del 17.1.2018, contenente le dichiarazioni rese da FONTANA Cipriano in ordine alla vicenda è riportato nell’informativa di PG ed alla stessa rinvia.