Il nuovo CLAN DEI CASALESI tra Rolex, Ferrari e nuovi alleati. Un mare di omissis nelle dichiarazioni del pentito Orabona, la droga di Nicola De Falco ‘o fuggiasco e….

27 Luglio 2020 - 16:20

In calce all’articolo lo stralcio integrale di un interrogatorio sostenuto nel settembre 2017. La sensazione è che Francesco Caterino, figlio di Peppinotto, non possa essere l’unico indagato dentro ad un gruppo di lavoro criminale che, secondo le dichiarazioni del pentito, è omogeneo e lavora in stretta relazione tra le sue diverse componenti

 

CASAL DI PRINCIPE – Un festival di omissis. Quando poco meno di 3 anni fa, precisamente il 21 settembre 2017, Salvatore Orabona spiegava ai magistrati della dda il funzionamento delle nuove strutture criminali, nate sulle ceneri dei tanti arresti e delle tante operazioni frutto delle faticose indagini della dda e delle forze dell’ordine, chi trascrisse, riempì il testo, evidentemente su ordine degli stessi magistrati inquirenti, di promettenti omissis.

Promettenti, nel senso che le attività di indagine su quella che potremmo definire la terza generazione del clan dei casalesi, sarebbero potute approdare a risultati ancora più importanti, rispetto a quello consistente nell’arresto di Francesco Caterino, figlio del vecchio boss Giuseppe Caterino, detto Peppinotto.

Tra gli omissis spunta ancora una volta, però, il nome di Nicola De Falco, nipote di Vincenzo De Falco, detto’o fuggiasco, in quanto figlio di Mario De Falco a sua volta erede del boss ucciso nella fase in cui i giovani rampanti Francesco Schiavone e Francesco Bidognetti

sancirono in pratica la nascita del clan dei casalesi, così come lo abbiamo conosciuto da metà degli anni 90 in poi.

Nicola De Falco è di autentico sangue blu criminale, visto che il suo prozio è Nunzio De Falco detto ‘o lupo. Ma in questo interrogatorio, denso di omissis, Orabona definisce anche una ripartizione territoriale nel controllo del traffico degli stupefacenti ma anche del sistema del pizzo. E così, premesso che Orabona si definisce “il referente di Trentola“, fa i nomi di chi controllava le attività camorristiche in nome e per conto dei nuovi reggenti del clan dei casalesi in quel di San Marcellino. In questo caso sono due gli omissis, cioè due persone con ruoli apicali che, rivela sempre Orabona, “qualche volta mi aiutavano anche sulla zona di Trentola“.

Casaluce e Frignano pur non essendo comuni contigui tra di loro, erano sotto lo stesso controllo. Non sappiamo se gli omissis in questione coprano i nomi di camorristi già presenti in altre aree o se invece si tratta di personaggi a cui erano stati affidati questi comuni in particolare e nulla più.

La speranza, ripetiamo, è che l’arresto di Francesco Peppinotto Caterino funga da apripista per stringere il cerchio attorno a quella che appariva, secondo i racconti di Orabona, un’unica organizzazione criminale, l’embrione di una nuova cupola.

Nello stralcio che pubblichiamo oggi, ritorna prepotentemente alla ribalta, il nome di Massimino, cioè dell’algerino Nassim Kerouani. Questi svolgeva un ruolo importantissimo e non di mero gregariato. Il giovane algerino infatti, “vendeva la droga, cocaina ed erba, insieme a Nicola De Falco, spesso in auto, droga che veniva fornita loro o dal gruppo di albanesi guidati da Jimmy o da fornitori napoletani che operavano nella Vanella-Grassi.

E qui ritornano due elementi che connotano tutto il racconto di Salvatore Orabona: il rapporto di Nicola De Falco con “Massimino”, ma anche con suo fratello Amine, cioè con colui che lo accompagna a Los Angeles ad acquistare cani di razza, e la fluida relazione tra lo stesso De Falco ed esponenti del gruppo Vanella-Grassi, a quanto pare presenti nel corso della recente festa di compleanno, celebrata nel lusso più appariscente dei Rolex, delle Ferrari, delle Lamborghini e dei fuochi artificiali, di Emilio Martinelli, figlio del super killer ergastolano Enrico Martinelli, anche lui spesso e volentieri citato da Salvatore Orabona (CLIKKA QUI PER LEGGERE IL NOSTRO PRECEDENTE ARTICOLO).

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA