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IL RICICLAGGIO D’ORO DEL CLAN DEI CASALESI. Più che una farmacista, un bancomat. Ecco come in soli due mesi, Luisa Guarino, moglie di Capoluongo, ha movimentato centinaia e centinaia di migliaia di euro in contanti

18 Ottobre 2021 - 13:56

Dopo aver spiegato per quale motivo, essendoci occupati dei 17 milioni di euro mossi dalla coppia Donnarumma-Aruta, sotto l’egida di Peppe o massicc, al secolo Giuseppe Guarino, è inutile riproporre tutti i capi di imputazione provvisori, assolutamente identici nella esposizione di una dinamica in cui cambiavano solamente gli attori del ruolo di teste di legno, le cifre e qualche società consenziente e collaborante, chiudiamo la parte introduttiva dell’ordinanza dei 48 arresti e dei 63 indagati con l’illustrazione dell’ultimo capo di imputazione provvisoria, il 57, dato che si tratta dell’unico in cui viene contestato il reato di riciclaggio anche alla Guarino 

 

TRENTOLA DUCENTA/SAN MARCELLINO – La lunga lettura dei 57 capi di imputazione provvisoria, contestati ai 63 indagati su quella che, se fosse confermata, sarebbe una delle più grandi operazioni contro il riciclaggio del danaro sporco, targato clan dei casalesi, non offre spunti originali rispetto a quelli sviluppati nel nostro articolo di ieri (CLIKKA E LEGGI).

Nel senso che la meccanica, seppur incredibilmente disinvolta e parimenti rischiosa è sempre la stessa rispetto a quella adottata da Sebastiano Donnarumma, 23enne di Sarno, e da Antonio Aruta, 43enne di Napoli, scelti da noi come archetipi di queste dinamiche in quanto capaci, il primo, in nemmeno un anno e mezzo, il secondo in tre anni e mezzo, di muovere, tra movimenti bancari e prelievi in contanti, qualcosa come 17 milioni di euro che comunque rappresentano meno del 10 per cento del movimento complessivo messo a nudo dall’indagine dei magistrati della Dda di Napoli che hanno coordinato il lavoro della guardia di finanza.

Un movimento impressionante di danaro per un valore di circa 175 milioni di euro. Il capo numero 57, cioè l’ultimo di quelli contestati è interessante perchè è l’unico che coinvolge Luisa Guarino, la farmacista sorella di Giuseppe Guarino, detto Peppe o massicc, considerato come una sorta di coordinatore generale di tutte le attività di questa mega struttura del riciclaggio, ma anche moglie di quel Giacomo Capoluongo, appartenente ad una famiglia ben strutturata nella relazione tra una certa imprenditoria dell’agro aversano e i boss più importanti del clan dei Casalesi.

Relazione orientata un tempo verso Michele Zagaria, successivamente, per i motivi che abbiamo più volte illustrato, migrata verso Nicola Schiavone e la famiglia di quest’ultimo con la quale il rapporto è diventato ancora più stretto nel momento in cui uno dei Capoluongo, Giacomo, ha battezzato il figlio di Walterino Schiavone, fratello di Nicola e figlio di Francesco Schiavone Sandokan.

In effetti nel capo 57 vengono contestati più episodi che però si racchiudono in una sola accusa, alla farmacista 61enne nata a San Marcellino. Secondo i magistrati della Dda infatti la donna avrebbe ricevuto dal 54enne Ruggiero Guarino di Villaricca, somme per centinaia di migliaia di euro in contanti che la farmacista avrebbe provveduto a consegnare a Gennaro Puolo 58enne nato a Napoli.

Passaggi di danaro avvenuti in diverse date, a partire dal 23 gennaio 2018 fino ad “almeno”, così è scritto testualmente nell’ordinanza, al 23 marzo dello stesso anno, cioè esattamente fino a due mesi dopo. Nel dettaglio, elencato con precisione nel capo 57, il cui stralcio integrale pubblichiamo in calce a questo articolo, sarebbero stati 10 gli episodi di passaggio di somme in contanti da Ruggiero Guarino, alla farmacista Luisa Guarino e attraverso questo a Gennaro Puolo.

Ora, avendo specificato anche l’accusa ai danni della moglie di Capoluongo e avendo constatato, come detto prima, che una volta pubblicata la modalità con cui hanno operato Sebastiano Donnarumma e Antonio Aruta, sotto l’egida di Giuseppe Guarino e con la complicità di alcune ben definite società di capitale o di alcune ditte individuali, pubblicare tutti i capi di imputazione sarebbe assolutamente inutile, ridondante, possiamo, dalla prossima puntata, cominciare ad esaminare gli elementi cardinali, a partire da quelli genetici che hanno portato alla realizzazione di questa inchiesta e al raggiungimento del suo primo obiettivo, costituito dall’arresto di 48 persone e dall’iscrizione nel registro degli indagati di altre 15 a piede libero.

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA