Il centro di assistenza trapianti di Piai, fiore all’occhiello dell’ospedale di CASERTA

9 Novembre 2019 - 16:38

Caserta – (pasman/seconda parte) Riprendiamo il filo sugli sconci che sono possibili nell’ospedale casertano, con la vicenda paradigmatica che abbiamo scelto di portare all’attenzione dei nostri lettori.

È necessario sapere, allora, parlando del dr. Guidi Piai citato nella prima parte di questo approfondimento, che egli è stato l’artefice, venti anni orsono, dell’istituzione, nell’ospedale del capoluogo, del servizio di assistenza sanitaria per i trapiantati ed i trapiantandi di fegato (in sigla, SATTE), che venivano in tal modo alleviati dei gravosi pellegrinaggi anche fuori sede tra i differenti reparti ed ambulatori cui erano costretti per le cure e la sorveglianza delle loro delicate condizioni, quali possono essere, per le implicazioni mediche legate soprattutto al rischio di rigetto e psicologiche, quelle di una persona che ha subito l’impianto di un nuovo organo. Dapprima l’innovativo ed avanzato servizio veniva incardinato nell’unità di gastroenterologia, ma nel 2008, per la sua rilevanza e per l’elevato numero di pazienti seguiti, assumeva la maggiore struttura di unità operativa dipartimentale di fisiopatologia epatica. Nel corso degli anni, con la direzione di Piai, quella realtà ha conseguito sempre maggiore rilievo e dal 2017 è entrata a far parte della rete regionale del follow-up (dall’inglese, monitoraggio) dei trapiantati di fegato, secondo il modello sanitario Hub

& Spoke (letteralmente: mozzo e raggio), in cui il centro regionale di riferimento è l’ospedale Cardarelli di Napoli e gli spoke sono i presidi ospedalieri periferici. Ed in questo schema organizzativo, il SATTE di Caserta è divenuto preminente anche rispetto agli spoke più grandi per dimensione e mezzi, come quelli di GragnanoAsl Napoli 3 sud e dell’ospedale salernitano Ruggi d’Aragona.

Naturalmente, risultati di tale eccellenza non sono stati raggiunti per caso. Essi, propriamente, sono stati il frutto in pari tempo di una elevata competenza medico-scientifica e di doti non comuni di empatia verso i pazienti, affinate nello studio, nella ricerca e nella pratica clinica, che si sono tradotti nelle migliori e più avanzate cure e nell’assetto più confacente sul piano dell’organizzazione sanitaria, a beneficio degli ammalati. Come tutti vorremmo che fosse sempre, in ogni ambito medico.

L’effetto più tangibile di questa realtà virtuosa sta nel fatto che il SATTE casertano, oltre ad avere in cura un numero ben cospicuo di soggetti affetti da patologie epatiche, ne ha richiamato un numero sempre maggiore da tante altre province, campane e non, e la sua esperienza è stata studiata e presa a modello da parte di altri presìdi spedalieri anche più avanzati nell’ambito delle epatopatie.

Ora, in un tale contesto, uno immaginerebbe che al dr. Piai, che vanta un curriculum davvero eccelso (laurea, specializzazione e perfezionamento conseguiti con il massimo dei voti e lode, borsa di studio nella clinica medica dell’università tedesca di Würzburg, docenza, quale professore a contratto, nella facoltà di medicina del seconda università di Napoli, autore di 158 pubblicazioni scientifiche), al momento di lasciare il suo incarico per il pensionamento sia stato detto almeno un grazie per la sua attività.

Tutt’altro, perché ha dovuto patire il benservito di vedere decapitata la sua unità ospedaliera e di non poterla neppure affidare, in un ideale passaggio di consegne e nell’interesse dei pazienti, al collega che gli sarebbe subentrato, che pervicacemente la direzione ospedaliera non aveva inteso individuare, benchè avvertita e riavvertita delle conseguenze a cui si sarebbe andati incontro.

Ora, a parte la possibile e comprensibilissima amarezza di Piai per la vicenda personale, quello che di essa a noi maggiormente inquieta è la cultura (ma meglio sarebbe dire sub-cultura) istituzionale che nel nostro ospedale rende possibili tali raccapriccianti fatti. C’è da esserne davvero inquietati.

Quando nei giorni scorsi, in vista di questo approfondimento, abbiamo cercato di raccogliere un parere del dr. Guido Piai, abbiamo saputo che era fuori Caserta per un convegno professionale. Precisamente era a Torino (città il cui ospedale Le Molinette è tra i centri pionieri del trapianto del fegato) come relatore al simposio EPAday Italia 2019, che annualmente riunisce la comunità epatotrapiantologica italiana, con i massimi chirurghi e clinici della branca medica. Nell’occasione, come abbiamo ricavato dalla documentazione pubblicata per l’appuntamento, ha illustrato all’uditorio nazionale ed  internazionale la esemplare esperienza del SATTE di Caserta, conferendo all’ospedale del nostro capoluogo un lustro ampiamente immeritato, almeno per quanto riguarda gli amministratori con i quali ha avuto a che fare Guido Piai nei termini che vi abbiamo riassunto. Il quale, forte del suo prestigio e della sua autorità professionale, ci pare li abbia tuttavia ripagati a dovere, con quella superiore noncuranza  che ne è il miglior disprezzo. E dunque, per riportarci a quanto abbiamo sostenuto  in principio, ecco in che conto viene tenuto il merito ospedaliero a Caserta.

 

La locandina dei lavori del recente congresso torinese EPAday 2019. Tra i relatori,  il dr. Guido Piai .

                                                                      Il logo del convegno EPAday Italia 2019.