Il titolare della Lea definì Velardi “uomo di merda” e “sporco”. Dall’intercettazione non si capisce il motivo di questa rabbia

16 Settembre 2019 - 12:20

MARCIANISE – Angelo Egisto era seriamente arrabbiato con il sindaco di Marcianise e l’amministrazione comunale. Il sindaco Antonello Velardi aveva inscenato quella manifestazione dell’ombrellone creando un vero e proprio terremoto ma soprattutto alzando il livello di attenzione sulle attività della Lea. Certo, Velardi non compiva l’atto concreto, fondamentale dell’ordinanza di chiusura che aveva fatto solo in quanto diffidato dall’avvocato di Iavazzi.

Però, quel presidio disturbava Angelo Egisto. Nell’intercettazione che pubblichiamo in calce, sotto a questo breve articolo, l’imprenditore definisce il sindaco “uomo di merda….quello sporco.

Per fargli dispetto, voleva rimettere l’immondizia nel capannone.

Nell’intercettazione, almeno nella parte che pubblichiamo, non è presente alcuna valutazione da parte di Angelo Egisto sui tanti mesi in cui il comune di Marcianise, pur conoscendo tutti gli aspetti della questione, pur sapendo qual era il livello di vergognosa illegalità con cui la Lea esercitava la propria attività, non era mai intervenuto, dopo averlo fatto solo una volta, il primo settembre, con un ingresso dei vigili urbani che non aveva avuto alcun seguito.

Non si capisce, dunque, almeno stando alla lettura di questa intercettazione, se Egisto esprimeva quelle sue “valutazioni” sul sindaco Velardi in quanto questi aveva cambiato, in nome e per conto dell’amministrazione, che rappresentava e rappresenta, la posizione fino ad allora docilissima e, ripetiamo, mai ribaltata da un’ordinanza che Velardi fa solo quando un avvocato lo diffida formalmente, oppure se quegli “apprezzamenti” siano legati ad altri motivi.

Ma questo si potrà stabilire solamente attraverso una lettura organica di ordinanza.

 

QUI SOTTO L’INTERCETTAZIONE

“Mi devo togliere lo sfizio di riaprire un’altra volta il capannone e di depositare un’altra volta i rifiuti per avere il gusto di metterlo nel c… a quell’uomo di me… del sindaco, quello sporco”