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IM-PU-NI-TI. Al comune di CASERTA cancellato il primo Consuntivo, poi ri-approvato con un parere fuori legge dei Revisori dato in venti minuti. E Fattopace fa sempre il Ponzio Pilato

6 Luglio 2020 - 17:57

Ogni anno c’è sempre una versione rinnovata degli atti di spregiudicatezza con cui vengono gestite le procedure amministrative, in questo caso in pacchiana violazione dell’articolo 239 del Tuel

CASERTA (g.g.) – Dobbiamo pensare a qualcosa di grande, non necessariamente di condivisibile, ma a forme di coraggio umano espresse nella storia che, come si suol dire, vanno al di là di una visione razionale e pragmatica delle cose nel mondo, che hanno un valore in sé, che travalica il senso delle idee per le quasi sono stati offerti alle ragioni dei popoli o di parte di questi.

Hasta la victoria…“. Ma a vincere furono gli altri; vinse Fidel, morto tranquillamente nel suo letto quasi 60 anni dopo la conquista del potere, ma lui, Ernesto Guevara El Che, medico argentino che aveva scelto la rivoluzione come ragione di vita e come sistema di azione che andava al di là, ben al di là come trascendenza degli obiettivi raggiunti, non morì nel suo letto. Un destino che il Che si era scelto e che perseguì fin quando non fu preso e ucciso in Bolivia, dove si era recato perché non ce la faceva più a indossare la grisaglia di ministro che già gli sapeva di borghese, con cui Fidel lo aveva premiato.

E allora, Peppino Garibaldi dove lo mettiamo? Ci sono uomini, come questi due che abbiamo nominato, per i quali il raggiungimento dell’obiettivo concreto come funzione di un atto rivoluzionario, della lotta materiale e morale condotta con la baionetta ma anche con il dono della parola, rappresenta un qualcosa di transitorio, da cui ci si proietta verso nuove battaglie e verso nuovi obiettivi. Ci piace ricordare queste cose per rispondere a chi, ancora in questi giorni, ci suggerisce di evitare di continuare a farci “cattivo sangue”, nel momento in cui, candidamente, riusciamo ancora a stupirci dell’impunità di cui godono e hanno goduto i politici casertani che hanno governato la città capoluogo negli ultimi 20 anni, nel periodo in cui il sottoscritto ha avuto la possibilità di osservarli e raccontarli. Altro giro, altra corsa.

Ricordate i nostri racconti dell’anno scorso sulle incredibili vicende legate all’approvazione del conto Consuntivo e di altri documenti di Bilancio, modificati ripetutamente da Carlo Marino e dalla sua amministrazione; ricordate il travaglio di Giuseppe Fattopace, Presidente dei Revisori dei conti, già sindaco di Capodrise e uomo di centrosinistra, il quale, da tecnico, si rifiutava di apporre la sua firma su quelle porcherie ma allo stesso tempo soffriva, in quanto attirato su un terreno estraneo al proprio carattere, di un carattere che non possedeva il dono della vera indipendenza di analisi e di giudizio, il dono di non veder soggiogata la propria ragione al pensiero debole del quieto vivere, quello su cui gente come El Che e come Garibaldi hanno sputato con orgoglio e con tante ragioni per tutta la loro esistenza. Pur pieno di illegittimità, pur definito con procedure dubbie, ma proprio molto dubbie, quel Consuntivo passò e soprattutto chi avrebbe dovuto svolgere un’operazione di verifica giudiziaria risultò ancora una volta il grande assente. Pensavamo a quel tempo di aver visto tutto, ma proprio tutto, in realtà non avevamo visto niente. Infatti, è ovvio che di fronte alla certezza di rimanere impuniti, i vari Carlo Marino, Girolamo Santonastaso non hanno avuto nessuna remora nel far partire di nuovo il trenino dell’illegalità. Sì, abbiamo parlato di illegalità. Se il sindaco e il dirigente facente funzioni intendono denunciarci, ci fanno un favore. Così, davanti al giudice naturale, leggeremo insieme la lettera d delcomma 1 dell’articolo 239 del Testo Unico (leggete bene, Testo Unico) delle leggi che sovraintendono al funzionamento di tutti gli enti locali:

L’organo dei revisione svolge le seguenti funzioni: […] d) relazione sulla proposta di deliberazione consiliare di approvazione del rendiconto della gestione e sullo schema di rendiconto entro il termine, previsto dal regolamento di contabilità e comunque non inferiore a 20 giorni, decorrente dalla trasmissione della stessa proposta approvata dall’organo esecutivo. La relazione dedica un’apposita sezione all’eventuale rendiconto consolidato di cui all’articolo 11, commi 8 e 9, e contiene l’attestazione sulla corrispondenza del rendiconto alle risultanze della gestione nonché rilievi, considerazioni e proposte tendenti a conseguire efficienza, produttività ed economicità della gestione“.

Dunque, il parere dei Revisori non può arrivare prima di 20 giorni e il regolamento di contabilità di un comune non può derogare da questo termine temporale, valutato dal legislatore come sufficiente per lo studio e la comprensione di una materia comunque complessa qual è sicuramente quella riguardante la fondamentale contabilità degli enti locali.

Altro che 20 giorni! Questi qua, cioè i Revisori dei conti, organo indipendente si fa per dire, perché a pagarli sono sempre i comuni e non lo Stato, come dovrebbe essere per garantire un’effettiva autonomia materiale ed emotiva nei confronti dei sindaci, dicevamo, questi qua, si sono parametrati al numero 20. Ma non ai giorni, bensì ai 20 minuti. E allora, ci aggiungiamo anche i 20 anni nostri di racconti sulle cose casertane. Mai, durante 4 lustri, eravamo arrivati a tanto. L’asticella del sopruso, della strafottenza, dell’impudenza dinanzi a leggi scritte e sacramentate viene alzata ogni giorno, sempre di più. Ma questo capita perché se nessun altra autorità interviene, Loro, che non hanno una cultura della cittadinanza, che non posseggono un’etica dell’istituzione, piegano comuni, amministrazioni provinciali e altri enti pubblici agli interessi individuali o individualmente computati all’interno di un ristretto gruppo di soggetti che in politica ci stanno per un proprio tornaconto e non di certo per il bene comune.

Mai visto: il 2 luglio scorso l’amministrazione comunale, dopo il divertente comunicato stampa con cui Marino aveva annunciato l’approvazione da parte della giunta del conto Consuntivo 2019, lo stesso sindaco ha convocato di nuovo gli assessori, i quali, nella loro inesistenza, nella loro impalpabilità cognitiva, hanno ri-approvato il Consuntivo, cestinandone la prima versione. L’anno scorso si arrivò a 3 o addirittura 4 ri-approvazioni e non è detto, quindi, che questa del 2 luglio scorso sia l’ultima. Nel giorno dedicato alla Madonna delle Grazie, la grazia l’hanno fatta i Revisori dei conti a Marino e Santonastaso. Leggete nel dettaglio il parere di 40 pagine, emesso dal presunto organo di controllo: protocollo 3 luglio, presentazione 2 luglio. Ecco, dunque, che i 20 giorni, termine minimo affinché i Revisori possano esaminare, valutare e dare un parere sul Consuntivo, sono diventati 20 minuti.

Anzi, volete sapere una cosa? Noi non sappiamo neppure sicuri che la delibera di ri-approvazione del Bilancio sia stata licenziata dagli uffici comunali prima della formalizzazione del parere. E’ un’assoluta vergogna. Come si può pensare che l’organo di controllo abbia potuto emettere un suo verdetto rispetto al Consuntivo, nel momento in cui ha pubblicato il parere nello stesso giorno dell’approvazione della Giunta?

…si attesta la corrispondenza del rendiconto alle risultanze della gestione e si esprime giudizio positivo per l’approvazione del rendiconto dell’esercizio finanziario 2019.” Fin qui, il verdetto formale. E qui ritornano i tormenti dell’attempato Fattopace, riferimento temporal-biologico, utilizzato nel rispetto della parafrasi di una citazione foscoliana.

Fattopace, che per una volta nella vita dovrebbe pure tirarle fuori queste palle, riscattandosi da formule che al confronto Don Abbondio finisce per apparirci come una sorta di Riccardo Cuor di Leone, afferma che lui non rilascia il parere in quanto il Collegio dei revisori ha ricevuto una prima versione del Consuntivo il 25 giugno con la delibera di giunta del giorno precedente; perché a questa era allegato il ri-accertamento ordinario dei residui, sul quale il Collegio ha dato un parere positivo meramente formale, dato che, come scritto nell’atto del 29 giugno e da noi pubblicato in calce, tutte le valutazioni erano rinviate al documento di analisi riguardante il conto Consuntivo. In questa maniera, il Collegio dava l’idea di volersi prendere dei giorni per pronunciarsi sulla cosa più importante, cioè sul conto Consuntivo.

Dato che siamo in zona testicolare, quand’anche metaforica, prendersi dei giorni un paio di palle. In realtà il 2 luglio, la Giunta, come detto prima, si è riunita di nuovo, ha approvato il Conto e contemporaneamente, cambiando completamente linea, il Collegio dei revisori, con il voto favorevole dei due ineffabili componenti, Donato Toriello e Antonio Tardio (in pratica una propaggine dell’amministrazione comunale, altro che organo di controllo), ha dato il placet, non esprimendo in nessuna delle 40 pagine un solo rilievo sugli scandalosi residui relativi alla tassa Rifiuti, della quale ci siamo occupati tantissime volte, sulla reiterata vergogna di mister Dresia che, con un’altra società, rinverdisce le tradizioni della vecchia messa “opportunamente” in liquidazione, insistendo nel non pagare i canoni dovuti al comune amministrato dal suo amico di sempre Carlo Marino. E ancora, sulla vicenda misteriosa relativa ai canoni non pagati di Sant’Antida, rispetto ai quali il locatario, cioè Gimmi Cangiano, ha affermato che il comune ha compiuto un errore e che lui non deve corrispondere un solo euro per canoni non estinti (LEGGI QUI).

In tutto questo, Fattopace dice che lui parere non lo dà perché la sua pubblicazione, contemporanea in pratica alla delibera di giunta, è cosa che non lo convince. La pianti con queste posizione codine che, ai nostri occhi, diventano anche peggiori di quelle sfacciate dei suoi colleghi di Collegio. E allora tiri fuori gli attribuiti. Tra le altre cose, lei, Fattopace, non può defilarsi, sgattaiolare; lei il parere lo deve esprimere perché la legge non prevede che un componente del Collegio dei revisori, in questo caso addirittura il Presidente, non dica né sì, né no.

Il rapporto governance poll di questa mattina (LEGGI QUI) ha messo il sindaco di Caserta e la città che lui amministra al terzultimo posto tra i 105 capoluoghi italiani. Sapete cosa pensiamo? Che quei dati sono sbagliati, perché questa è una città che già oggi abita uno specialissimo girone dantesco dell’inferno, sintesi di tutti i peccati mortali raccontati nei secoli e nei millenni dalla dottrina e dalla tradizione.

CLICCA QUI PER LEGGERE IL PARERE FAST DEL 2 LUGLIO

QUI SOTTO IL PARERE PER L’ACCERTAMENTO DEI RESIDUI DEL 24 GIUGNO