LA LETTERA. Gimmi Cangiano: “Non è vero che con Sant’Antida sono moroso, il comune ha sbagliato”. CasertaCe: “Ne prendiamo atto, ma ora favorisca i documenti”

29 Giugno 2020 - 16:46

Abbiamo ricevuto e con piacere abbiamo pubblicato la lettera dell’esponente di Fratelli d’Italia, che in questo caso parla come imprenditore. Con spirito costruttivo, gli chiediamo con precisione gli atti che ci deve spedire, affinché noi possiamo ritenere sbagliato il residuo attivo (mancato pagamento dei canoni d’affitto) che lo riguarda

CASERTA (g.g.) – Gentile signor Cangiano, intanto la ringrazio per la lettera ufficiale che rappresenta sempre un modo, anzi, l’unico modo per interloquire con questo giornale rispetto agli articoli pubblicati e rispetto al malvezzo, comprensibile peraltro in un territorio culturalmente arretrato com’è il nostro, di girare, come si suol dire, torno torno, avventurandosi, inoltre, in risibili ricostruzioni su fantomatici suggeritori. Un atto di pigrizia e nulla più, perché finanche lei, che di quella mentalità è impastato, sa bene che per età ed esperienze, il disco, come amo scrivere spesso, lo faccio girare sempre io e non c’è rapporto personale, che pure esiste, in grado di poter condizionare una sola scelta giornalistica mia e del giornale che dirigo.

Ora, Cangiano, parliamoci chiaro: noi ci conosciamo e abbiamo maturato anche convinzioni reciproche sui nostri rispettivi pregi e difetti. Se di mezzo non ci fosse il comune di Caserta, il sottoscritto avrebbe pubblicato questa sua lettera commentando con un’alzata di spalle. Della serie: “quello

è il conto consuntivo è un documento ufficiale, certificato da una deliberazione di giunta e da una firma di un dirigente, il quale, sotto la propria responsabilità, dichiara che il comune di Caserta debba ricevere da chi oggi gestisce Sant’Antida la somma di 12 mila euro a titolo di “canoni non pagati””.

Non avremmo dubbio alcuno tra la parola espressa attraverso un atto di diritto pubblico, qual è una delibera di giunta e quella, sia detto con rispetto, di Girolamo Cangiano. Ma questo è il comune di Caserta, trattato dal sottoscritto come un contraltare, guadagnandosi (perché si tratta di un vero onore averle ricevute), querele, sin dai tempi della mia direzione del Corriere di Caserta, da parte di Gigi Falco, e poi da ognuno dei sindaci avvicendatisi, collocati sia nel centro sinistra, sia nel centro destra. Perciò, la sua posizione, ma solo per questo, non va cestinata con la motivazione, usata spessissimo dai Tar nei procedimenti amministrativi, come inammissibile e dunque non meritevole nemmeno di un sindacato di merito.

Ma andiamo con ordine.

Se il suo consigliere comunale Stefano Mariano si rendesse conto anche vagamente di cosa sia un mandato popolare, il suo partito non farebbe la brutta, anzi, pessima figura che “accocchia” da anni, costituendo una stampella di fatto all’amministrazione PD di Carlo Marino e che stampella lo è, con ogni probabilità, da un punto di vista della biologia politica, in quanto il Mariano, come del resto altri che però non recano le insegne di un partito importante come il suo, non la percepisce proprio l’idea che si possa andare in un comune a rappresentare il popolo o una fetta di questo e non per barcamenarsi attorno alle proprie necessità, escludendo, dunque, a priori, ripetiamo, la percezione stessa che in un consiglio comunale ci possa essere una maggioranza, ma anche una trasparente opposizione. Ribadisco il concetto con parole più semplici ancora: le riconosco un minimo di credibilità, nel senso che la sua ricostruzione potrebbe anche essere fondata, ma solo perché al comune di Caserta può anche succedere l’assurdo che, come dice lei, “un mero errore materiale contabile” (scusi Cangiano, ma ci scappa davvero da ridere) abbia creato un surreale residuo attivo che in realtà non esiste.

Dunque, ci sta che in un comune combinato come è combinato quello di Caserta, possa finanche capitare che un privato, partecipante di un contratto come il suo, si avventuri nell’analisi relativa ai motivi tecnici dell’errore compiuto. Lei, Cangiano, scrive, infatti, che quel residuo attivo in realtà non c’è e, dimostrando un tecnico ed evidentemente un conoscitore delle vicende riservate degli uffici amministrativi di Caserta, che questo equivoco sarebbe stato determinato dal fatto che non sarebbero stati scorporati i lavori da lei effettuati (Alt un secondo che dobbiamo sparare fuori un’altra risata), come se questo scorporo fosse frutto di una condizione pacifica in cui tutte e due le parti, cioè il proprietario e l’affittuario, si siano rilasciati vicendevole e formale quietanza. Ma siccome per prendere atto di ciò non basta la pur interessante tesi esposta da Cangiano, sarà opportuno aspettarli questi documenti con i quali il comune di Caserta riconosca l’inesistenza di quel residuo attivo e la dimenticanza di una contabilizzazione dei lavori effettuati, che, va detto, come capita in ogni casa presa in affitto, si possono realizzare informando e ricevendone autorizzazione da parte del proprietario.

Ribadendo questa apertura di credito a riconoscere che la sua tesi siano quantomeno verificabile, la invitiamo a tirar fuori qualche documento che possa dare riscontro alle sue asserzioni e che possa contrapporsi ad un conto Consuntivo del comune di Caserta, che sarà anche stato redatto dal peggio che più peggio non si può in termini di amministrazione attiva, ma costituisce sempre un atto assoggettabile al controllo dell’autorità giudiziaria, che già dal momento dell’approvazione in giunta riconosce formalmente la responsabilità di chi quella delibera ha approvato.

Per cui, forza Cangiano, un po’ di carte vere. Guardi, noi siamo abituati ad entrare nel merito delle cose, fino alle budella. Per cui, l’aiutiamo e e le indichiamo che potrebbero veramente indurci a sposare pienamente la sua tesi: quindi, ci mandi la convenzione firmata tra il comune e la società che gestisce il complesso di Sant’Antida; poi, dato che c’è, ci spedisca le fatture dei lavori effettuati da lei o dalla società all’interno di questo complesso, anche per capire se si tratta di lavori ordinari o straordinari. Avendoli realizzati e avendo nutrito tali sicurezze anche sui motivi di quello che lei ritiene un errore materiale contabile compiuto dal comune, non le risulterà difficile inviarci copia delle comunicazioni formali, del rapporto epistolare tra la sua società e gli uffici municipali, i quali, come lei d’altronde asserisce, avrebbero piena contezza del fatto che questi lavori siano stati realmente effettuati. E quando si tratta di un bene pubblico, la contezza non si definisce, non si forma con una telefonata o con una pacca sulla spalla, ma solo attraverso comunicazioni, atti sacramentati, con gli uffici Protocollo a svolgere il loro compito. Solo questi atti garantiscono evidenze di trasparenza, connaturate, almeno in teoria, con il fatto che quel complesso non è né di sua proprietà, né di proprietà di Carlo marino, né di Franco Biondi o Girolamo Santonastaso, ma è di proprietà dell’intera città di Caserta.

Attendo e attendiamo fiduciosi.

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