INCHIESTA SU ZANNINI. Sequestrato il caseificio degli imprenditori che “offrirono” lo yacht per il weekend a Capri del consigliere regionale

15 Dicembre 2024 - 10:28

Bloccate anche somme sui conti correnti degli imprenditori pari al finanziamento contestato

CASERTA – La Procura di Santa Maria Capua Vetere ha emesso, nelle scorse ore, un decreto di sequestro preventivo eseguito dai carabinieri di Aversa con conseguenti sigilli al mega impianto di produzione di mozzarella, Spinosa, situato a Cancello ed Arnone a ridosso della strada provinciale 333 di proprietà di Luigi Griffo, 63enne, e del figlio Paolo 34enne, rispettivamente presidente del consiglio di amministrazione e socio della Spinosa S.p.A.

Sotto chiave anche alcune somme sui conti correnti societari e personali dei Griffo corrispondenti all’importo ottenuto a titolo di finanziamento dalla Invitalia concesso per mettere in piedi l’impianto. Si tratterebbe di fondi erogati che i Griffo avrebbero intercettato, secondo l’accusa, illecitamente.

Va ricordato che la società Spinosa aveva richiesto un finanziamento di 10milioni 455mila euro a Invitalia per la ricostruzione del sito ma la Regione Campania aveva sollevato obiezioni sulla compatibilità ambientale del progetto richiedendo una valutazione di incidenza ambientale ma, secondo l’accusa, l’intervento di Giovanni Zannini, indagato nell’inchiesta con l’accusa di corruzione e concussione, coordinata dai pm Gerardina Cozzolino e Giacomo Urbano, avrebbe permesso agli imprenditori castellani, in cambio di un weekend in barca a Capri, sullo yacht

Camilla, di non perdere il finanziamento.

In merito alla mini crociera offerta dai Griffo, il consigliere regionale dopo aver saputo di essere indagato per non lasciare tracce e non essere accusato di corruzione, secondo quanto sostenuto dalla Procura, avrebbe provveduto a pagare la vacanza di tasca propria ma per i pm, aver saldato l’importo di 7320euro rappresenta solo una “restituzione fittizia” inscenata dal mondragonese per evitare di doversi confrontare con un’ipotesi di reato grave, reato, quello di corruzione, che, invece gli è stato ugualmente contestato.

Giovanni Zannini, secondo l’accusa, avrebbe esercitato pressioni sulla Regione affinché delegasse la Vinca (Valutazione di incidenza ambientale) al Comune di Cancello ed Arnone, amministrato da Raffaele Ambrosca (non indagato), politico a lui vicino, che a sua volta l’ avrebbe, poi, affidata al Comune di Castello Matese, dotato di commissione ambiente dove successivamente Zanini si sarebbe adoperato per ottenere un parere favorevole pur essendo consapevole delle irregolarità, secondo la procura, nello studio ambientale presentato dai Griffo per realizzare l’opera. In questo modo gli operatori sarebbero riusciti a non perdere il finanziamento di 10 milioni di euro.