LA CONFISCA. Conti correnti, terreni, autorimesse, case per 7 milioni di euro. Ecco i NOMI degli esponenti del CLAN DEI CASALESI colpiti dalla sentenza

11 Gennaio 2022 - 21:01

Tutto inizia nel marzo 2018 quando una indagine della Dda di Firenze produce arresti a carico di personaggi apparentemente insospettabili, ma fortemente connessi con la fazione Zagaria

 

CASERTA – La maxi confisca di beni per 7 milioni di euro, avvenuta stamattina per la maggior parte in provincia di Caserta (26 conti correnti, 2 auto, 8 società, 32 abitazioni, 4 terreni, 7 autorimesse) prende le mosse da una ordinanza di custodia cautelare firmata da un gip del tribunale di Firenze nel marzo 2018, quando Leonardo e Feliciano Piccolo, reisdenti tra Lucca e il comune di Montecarlo, che della stessa provincia fa parte, considerati vicini al clan dei casalesi e alla fazione Zagaria in particolare, furono arrestati insieme ad un diriente ed un funzionario dell’Asl Napoli 3 cioè quella della zona sud, Torre del Greco, Torre Annunziata, Castellammare, Sorrento eccetera, Sebastiano Donnarumma, Alfredo De Rosa e al noto faccendiere, già coinvolto in indagini su vorticosi giri di fatture false, il frignanese Vincenzo Ferri, per i reati di associazione a delinquere, di corruzione, frode in pubbliche forniture, autoriciclaggio e falso commesso da pubblico ufficiale, con l’aggravante di aver agevolato il già citato clan dei casalesi.

Come misura accessoria ai provvedimenti rdi restrizione della libertà personale, il tribunale di Firenze decise di sequestrare  beni per 3 milioni 700 mila euro. Quel sequestro fu confermato e reso definitivo dalla Corte di Cassazione, a cui si arrivò dopo un passaggio dal tribunale del Riesame, che, in tutta onestà, non sappiamo come andò.

La confisca, sancita dallo stesso tribunale di Firenze, precisamente dalla sezione misure di prevenzione, rappresenta un’elaborazione, un aggravamento del sequestro. Confisca significa che i beni illecitamente accumulati passano nella proprietà dello stato.

Naturalmente la sentenza dei giudici toscani non è definitiva, perchè in questo caso coloro che hanno subito la confisca possono presentare ricorso alla Corte di Appello e alla stessa Corte di Cassazione a cui poi tocca eventualmente ci si adisca, la parola definitiva.

La notizia di stamattina, però, pur raccontando della relazione intima tra l’atto di confisca e l’ordinanza del marzo 2018, informa che il valore dei beni confiscati è pari a 7 milioni di euro. Insomma, ci manca un passaggio, che dovremmo cercare eventualmente, informandoci presso qualche avvocato della nostra provincia che difende quelli che ad oggi dovrebbero essere non più degli indagati, bensì degli imputati.

Ci sono in pratica 3 milioni e passa in più rispetto ai 3 e 700mila oggetto del sequestro di allora. Abbiamo voluto pubblicare questo approfondimento per chiarire prima di tutto quali fossero le persone che hanno subito prima il sequestro definitivo e poi la sentenza di primo grado della confisca e poi per segnalare questa differenza tutt’altro che irrilevante.