LA DOMENICA DI DON GALEONE…

19 Ottobre 2025 - 07:00

19 ottobre 2025 ✶ XXIX Domenica tempo ordinario (C)

Pregare è fare la sua volontà! (Lc 18, 1)

* La domenica “della preghiera”. Ci troviamo davanti ad una parabola sconcertante. Per capire come si deve pregare, Gesù ricorre ad una vedova, e Dio viene paragonato a un giudice disonesto. Pregare sembra facile! Chi non prega quando ne ha bisogno? Basta avere una generica educazione cattolica, un rimasuglio di fede, ed eccoci a pregare nell’ora della paura, della necessità. Siamo tutti cristiani, diceva il filosofo B. Croce! Anche la vedova della parabola era pressata da un suo problema con la giustizia. Mai viste tante candele accese davanti ai santi come nel periodo di esami, di concorsi, di malattia! Non è forse lecito, umano, invocare chi ci è amico? Ben vengano, quindi, anche le candele e gli ex voto. Nietzsche ha scritto che pregare è vergognoso. Per A. Carrel invece “Pregare non è più vergognoso di quanto non sia vergognoso bere o respirare. L’uomo ha bisogno di Dio come ha bisogno di acqua e di ossigeno”. Pregare è riconoscere i limiti logici e ontologici dell’uomo, significa che la liberazione totale e definitiva non dipende dall’uomo, dalle astuzie della sua ragione: l’uomo non può salvare sé stesso.

* Tra le costanti universali dell’uomo esiste la preghiera: è attestata dappertutto, in senso diacronico che sincronico, nelle culture antiche come in quelle evolute. Per questo è tradizione scandire le giornate con la preghiera, come per esempio nella chiesa con la liturgia delle ore; presso gli ebrei è sacro il sabato, la sinagoga; il musulmano si prostra cinque volte verso La Mecca, nella moschea. Lo psicologo E. Fromm, tra le caratteristiche dell’uomo maturo, pone anche la preghiera: pregare è un’attività sana dello spirito, segno di un raggiunto equilibrio, una felice necessità.

* Esiste una preghiera dei poveri, di cui parliamo poco, la cui caratteristica è l’innocenza. Le preghiere di noi, teologati e laureati, sono grammaticalmente perfette, ma forse inefficaci. I poveri pregano e sono la salvezza del mondo; i poveri, i sofferenti, i piccoli, gli analfabeti … che noi nella nostra sterile saggezza possiamo deridere come superstiziosi e gentuccia senza valore, sono invece molto cari a Dio. La preghiera dei poveri mantiene viva la speranza!

* Esaminiamo i due personaggi: il giudice è un tipaccio senza religione e senza umanità, la rappresentazione dell’arroganza del potere, tante volte denunciato dai profeti. La vedova è l’altro personaggio della scena. In passato era la persona più esposta al sopruso, tant’è vero che Dio stesso è chiamato nell’Antico Testamento il “difensore delle vedove”, ormai prive della tutela del marito. Ma la vedova della parabola ha una caratteristica: non si arrende, comprende che anche il magistrato invincibile ha il suo tallone di Achille: l’egoismo, non vuole seccature, e lo vince non sul terreno della bontà ma dell’egoismo.

* La preghiera di domanda esemplare è sempre quella di Gesù: “Padre, allontana da me questo calice di dolore, però non la mia ma la tua volontà sia fatta!”. Il credente non vuole piegare Dio alla sua volontà, ma vuole ottenere la grazia di adeguarsi alla sua volontà. Egli sa quello che è veramente bene per noi. Nella sua volontà è la nostra pace! La preghiera di domanda, quando è autentica, è sorgente di impegno per cominciare a fare quello che chiediamo. Pregare per la pace, spinge a diventare uomini di pace; pregare per chi soffre, diventa impegno ad aiutare chi soffre. E anche se non siamo esauditi, la preghiera non è mai inutile! BUONA VITA!