La Domenica di Don Galeone. Tempo forte di Quaresima. Ci si prepara alla settimana santa in morte e resurrezione di Cristo

5 Marzo 2023 - 09:32

5 marzo 2023 ✶ II Domenica di Quaresima (A)

Il suo volto brillò come il sole (Mt 17,1)

Questo brano è interpretato, a volte, come una breve anticipazione del paradiso. Bisogna sempre essere molto circospetti quando ci si accosta a un testo evangelico, perché quello che, a prima vista, può sembrare la cronaca di un fatto, a un esame più attento si rivela, spesso, un testo di alta teologia, redatto secondo i canoni del linguaggio biblico. Il racconto della trasfigurazione di Gesù, riferito in modo quasi identico da Marco, Matteo e Luca, ne è un esempio. Oggi ci viene proposta la versione di Matteo. Si apre con un’annotazione apparentemente irrilevante: «Sei giorni dopo». Dopo che cosa? Ci chiediamo anche: perché Gesù prende con sé solo tre discepoli? e perché sale su un monte?

Cominciamo da quest’ultimo particolare. Quando Gesù fa o dice qualcosa d’importante, sale su un monte: l’ultima tentazione avviene sul monte (Mt 4,8); le beatitudini sono pronunciate sul monte (Mt 5,1); sul monte sono moltiplicati i pani (Mt 15,29) e, alla fine del vangelo, il Risorto dà appuntamento agli apostoli sul monte (Mt 27,16). Basta scorrere l’Antico Testamento per scoprire che il monte, nella Bibbia era il luogo dell’incontro con Dio: fu sul Sinai che Mosè ebbe la manifestazione di Dio; fu in cima all’Oreb che anche Elia incontrò il Signore.

C’è di più: in Es 24,16 leggiamo che anche Mosè salì sul monte «dopo sei giorni» e non da solo, ma prese con sé Aronne, Nadab e Abiu (Es 24,1.9) e fu avvolto da una nube. Sul monte, anche il suo volto venne trasfigurato dallo splendore della gloria divina (Es 34,30). Alla luce di questi testi risulta chiaro l’obiettivo dell’evangelista: presentare Gesù come il nuovo Mosè, come colui che consegna al nuovo popolo – rappresentato dai tre discepoli – la nuova Legge; Gesù è la rivelazione definitiva di Dio. Mosè ed Elia – i due rappresentanti della Legge e dei Profeti – testimoniano che l’Antica Alleanza si completa nella nuova, sempre nella logica del seme, che diventa gemma e poi frutto.

Pietro, Giacomo, Giovanni sono gli stessi apostoli che in seguito abbandoneranno Gesù al suo destino. Pietro che, ripieno di gioia, esclama: “E’ bello stare qui!”, è lo stesso che, impaurito di vergogna, spergiurerà: “Quell’Uomo non lo conosco!”. Gesù trasfigurato ci esalta, Gesù sfigurato ci scandalizza! Gesù può regalarci momenti di estasi beatificante, ma può anche chiamarci a vegliare con Lui nel Getsemani; ci può condurre sul monte Tabor e nel deserto del dubbio. Restare fedeli nella luce e nelle tenebre, nel successo e nel fallimento: ecco il problema, ecco il punto diacritico che separa una fede adulta da una religiosità superficiale. Si tratta di continuare a credere nella luce del Tabor, anche quando scendiamo nella valle del pianto.

Quando leggiamo l’episodio di Gesù trasfigurato, sfolgorante di luce, ci prende forse un senso di scetticismo. Ma è davvero così? Davvero noi non abbiamo conosciuto mai qualcosa di simile? Io sono certo che anche la persona più semplice ha goduto qualcosa di simile nella sua vita. Per esempio, durante l’infanzia, una mattina, alla finestra, guardando un albero o un gatto o un fiore … siamo stati riempiti di gioia interiore, il nostro viso si è illuminato d’immenso. O da adolescenti, per esempio, una nostra compagna ci guardò in modo tutto particolare, una rivelazione dell’amore, che ci fece toccare il cielo con il dito. O in seguito, la nascita di un figlio, un successo professionale, una sorpresa particolarmente gradita … ci hanno fatto sfavillare gli occhi di gioia! Certo, estasi brevi e comunque assicurazioni perentorie di gioia eterna. E in quei “momenti estatici”, come Pietro, abbiamo esclamato: “E’ bello stare così, per sempre!”. BUONA VITA!