La dura condanna a Pasquale De Lucia. Lo sconfitto non è solo lui, ma anche la comunità di SAN FELICE A CANCELLO

19 Maggio 2018 - 19:35

SAN FELICE A CANCELLO – I veri vincitori del processo sull presunta tangentopoli di San Felice sono senza dubbio la procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere rappresentata dalla titolare di questa inchiesta, nnchè protagonista del dibattimento, pm Gerardina Cozzolino, e l’oggi tenente, al tempo maresciallo dei carabinieri Montella, irriducibile investigatore che spinse De Lucia improvvidamente a rivolgersi al sottosegretario Gioacchino Alfano per cercare di toglierselo di torno.

Il tribunale ha accolto quasi totalmente la richiesta del pm: 9 anni e non 12, mentre Rita Di Giunta se l’è cavata con 8 mesi e qualcuno parla di beffa per De Lucia, visto e considerato che per tantissime cose lui si consultava con la Di Giunta, ricevendo dritte e a volte addirittura direttive.

Nessun commento si può fare su un dispositivo di sentenza, se non deduzioni ardite che lasciano il tempo che trovano. Tra 90 giorni il collegio diretto dal giudice Carotenuto renderà note le motivazioni e vedremo.

Anni di reclusione ma anche un patrimonio che resta in bilico, come quello di Giuseppe Perrotta che si è visto confermare il sequestro dei 90 mila euro relativi ai fitti del Todis. E’ vero che bisogna aspettare il terzo grado, ma questi soldi per il momento restano bloccati.

La sentenza conferma che San Felice esprimeva una mentalità, un meccanismo di illegalità tanto metabolizzato da  tutti da ritenere che certi atteggiamenti, certi aggiustamenti di gare fossero fatti assolutamente normali e normale espressione della potestà di un sindaco e di una amministrazione comunale.

Da questa sentenza escono male non solo Pasquale De Lucia e gli altri condannati, come i vari Chersoni e compagnia (l’assoluzione di Auriemma merita un discorso a parte), ma esce male, con le ossa rotte con un disastroso alone sulla propria immagine tutta la comunità di San Felice a Cancello.

 

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