LA FOTO. La spia di Putin lavorava anche nel casertano. Il laboratorio aperto al Tarì di MARCIANISE

26 Agosto 2022 - 17:41

La vicenda, dopo dieci mesi di lavoro, è emersa da un’inchiesta di La Repubblica, il sito Bellingcat, il settimanale Der Spiegel e The Insider

CASERTA – Una presunta spia della Russia, una giovane donna, avrebbe avuto accesso ai circoli frequentati da ufficiali e militari della base Nato di Napoli.

A ricostruire la vicenda è il quotidiano la Repubblica nell’edizione di oggi, con una lunga inchiesta condotta per dieci mesi assieme al sito Bellingcat, il settimanale Der Spiegel e The Insider.

L’approfondimento si dedica a ricostruire quella che viene rappresentata come la missione segreta di Maria Adela, nome che sarebbe stato inventato, raccontando un decennio della vita della misteriosa ragazza – di stanza tra Parigi, Malta, Roma e poi sotto al Vesuvio – prima che nel 2018 si perdessero le sue tracce.

Nel 2013 si trasferisce in Italia, prima come studentessa, poi come imprenditrice con la Serein. Nel giro di 2 anni la donna apre un laboratorio nel centro orafo Tarì a Marcianise, ottenendo l’autorizzazione della Questura.

Il quotidiano definisce la vicenda come “la piu’ clamorosa operazione di intelligence realizzata da Mosca nel nostro Paese“. L’articolo su Repubblica specifica: “La nostra inchiesta non è riuscita a ricostruire quali informazioni siano state ottenute dalla spia, né se sia stata capace di seminare virus informatici nei telefoni e nei computer dei suoi amici per spiarli e trafugare dati“.

L’inchiesta sostiene che la traccia principale che collega la donna ai servizi segreti di Mosca è il passaporto russo usato per entrare in Italia, appartiene alla stessa serie speciale utilizzata dagli 007 del Gru, l’intelligence militare agli ordini del Cremlino.