LA NOTA. Assessora Sonia Palmeri, se lei fa avere, come ha fatto avere, 100 mila euro al Carnevale di VILLA LITERNO, non può poi candidare il presidente dell’organizzazione. E poi c’è il grave caso Tamburrino

8 Giugno 2020 - 13:06

Abbiamo impiegato un pò di tempo in più per evitare che questo articolo venga letto alla maniera in cui piace leggere gli articoli di CasertaCe ai nostri politici, ai quali non bisogna concedere alcun alibi sul terreno della legalità e su quello della opportunità, che è doveroso rispetto delle istituzioni

 

CASERTA(g.g.) E’ opportuna una premessa. Beninteso, è opportuna perchè noi viviamo in questa terra che, oltre ad avere tantissimi difetti materiali e morali, è avvolta in un provincialismo, che non possiede nemmeno le salde fondamenta di quello costruito comunque su qualche valore solido e nobilmente conservatore, raccontato da tanti scrittori e da tanti registi italiani, nel ventesimo secolo. Questo provincialismo nostro è, invece, totalmente invaso da un’ignoranza galoppante e comunitaria. Da nessuna parte occorrerebbe infatti, ripetere ogni volta questa cantilena e cioè che noi di CasertaCe non conosciamo personalmente il 97 barra 98 per cento dei politici indigeni e che con la maggior parte di loro, non abbiamo mai parlato nè comunicato telefonicamente o attraverso mediazioni social. 

Non saremmo costretti a ribadire ogni volta che il signor Tizio o la signora Caio sono, davanti ai nostri occhi, solamente delle funzioni pubbliche, che, come tali, possono, anzi, dovrebbero sempre essere sottoposte, offrendo ovviamente loro ampio diritto di replica e di contraddittorio, ad un sindacato ferreo di controllo da parte dei cittadini e da parte della stampa, si fa per dire, la quale, in luoghi civili e nelle democrazie reali, fa sempre da contraltare alla politica, al contrario di quello che succede da noi, dove invece “si

mette a disposizione“, si appecorona al cospetto del potente di turno, un giorno sì e l’altro pure.

Vedete, abbiamo già sprecato molte energie e molto spazio. Ma che dobbiamo fare, qui siamo ancora al tempo dell’uomo e, aggiungiamo noi, della donna di Neanderthal e non esiste modo di scalfire un format emblematico dell’ignoranza imperante che fa ritenere ai politici che si sentono chiamati in causa o, come dicono loro, “attaccati da questo giornale”, che chi lo dirige o i giornalisti che vi lavorano, nutrano un sentimento di avversione personale o siano mossi dagli avversari, ovviamente in cambio di lauto pagamento.

Perchè da noi è così. Il registro di valutazione dei politici si collega organicamente a quello che possiamo definire more solito, al fatto che qui esiste una scuola della marchetta o “dell’attacco su ordinazione” che poi rappresenta l’altra faccia della stessa medaglia marchettara. Da decenni ci sono, infatti, giornalisti, si fa per dire, che “beccano” i quattrini o, in alternativa, “beccano” altri beni materiali. Ora, com’è costume in contesti proto provinciali in cui le uniche analisi conosciute sono quelle delle urine e delle feci, tutti si sono scagliati contro Mario De Michele. Ma vi garantiamo che lui, al di la delle sue mattane, non è l’unico e forse non è neanche il peggiore. La sedicente stampa di questa provincia rappresenta un pezzo importante, se non fondamentale, dello status di arretratezza in cui viviamo e in cui vivono le genti che la abitano. 

Per cui, se esce un articolo che contiene un rilievo critico nei confronti di un politico, questi, ovviamente allo scopo di sfuggire al confronto sul merito del problema da noi sollevato, dirà che ci muoviamo per motivi personali o perchè qualcuno ci ha assoldati.

Vede, assessora Sonia Palmeri, come siamo stati precisi, puntuali, liberali fino al midollo osseo? Personalmente non la conosciamo, mentre conosciamo suo marito Maurizio Costarella, bancario e indubbiamente brav’uomo,  E allora, segua il disegnino:, dunque: lei nel febbraio scorso ha fatto visita e si è entusiasmata attorno ai capannoni in cui veniva preparati i carri del carnevale di Villa Literno, finanziato con ben 100 mila euro dalla Regione Campania, del cui governo lei è autorevole esponente.

Girando tra quei capannoni, accompagnata dal presidente dell’associazione che organizza l’evento e da componente dell’amministrazione comunale locale, ha assunto, e ha voluto mostrarlo, la piena paternità, pardon, la maternità di questo finanziamento. Non entriamo nel merito della questione. E dunque non facciamo i conti in tasca per capire se sia stata eccessiva oppure equa, la cifra stanziata per Villa Literno e neppure vogliamo metterci a questionare più di tanto, anche se un pizzichino lo faremo, sull’abitudine, anzi sul vizio, che noi italiani, soprattutto noi meridionali, non ci vogliamo togliere in nessun modo, cioè configurare il politico, l’uomo o la donna di governo, con una identità paternalista e/o maternalista, ce lo concede, assessora Palmeri, un pò stracciona, perchè i soldi pubblici che vengono utilizzati per il carnevale di Villa Literno o anche quelli spesi dalla Regione Campania per le mascherine, non sono soldi usciti dal conto corrente suo e da quello del consigliere regionale Giovanni Zannini, che fa consegnare quelle mascherine nelle case con un suo messaggino, roba che, al confronto, Achille Lauro e certi democristiani meridionali degli anni 60 e 70 erano moderni interpreti di evolute democrazie anglosassoni. 

Questo aspetto non lo sviluppiamo, anche ritenendolo molto serio perchè, fuori da ogni sociologizzazione, in tali atteggiamenti si annidano tanti problemi che non permettono alle nostre terre di evolversi, perchè oggi, anno 2020, succedono, anche in maniera più cafona e plateale, le cose che tanti meridionalisti, da Gaetano Salvemini a Guido Dorso hanno individuato, da meridionali innamorati della propria terra, come le autentiche palle al piede che bloccano un vero cammino verso livelli di sviluppo economico, assimilabili a quelli del resto del paese.

No, come dicono la maggior parte dei politici che non hanno una sola idea in testa, nemmeno passata lì per errore, il “tema è un altro“: quando lei, assessora Palmeri, ha girato tra quei capannoni, correva il mese di febbraio 2020 e l’ha fatto non trovando sul posto il sindaco di Villa Literno. E non lo ha incontrato perchè Nicola Tamburrino  si trovava, come si trova ancora oggi, agli arresti domiciliari per la nota vicenda giudiziaria che l’ha coinvolto. Attenzione, non da privato cittadino, non da dipendente o dirigente di qualche azienda o di qualche ente pubblico, ma da sindaco di Villa Literno. Quando lei ha passeggiato nel cantiere del carnevale di Villa Literno, un tribunale del Riesame, in pratica la corte d’Appello delle misure cautelari che in Campania è, statistiche alla mano, tradizionalmente garantista, aveva rigettato il ricorso degli avvocati difensori di Nicola Tamburrino, confermandone gli arresti domiciliari per reati compiuti, ripetiamo, ficchiamocelo bene in testa, nell’esercizio delle funzioni di sindaco di Villa Literno.

Quel giorno, in un luogo civile, ripetiamo, civile e non in questa autentica giungla che colloca nell’agro aversano i suoi meandri più oscuri e inestricabili, lei avrebbe trovato un commissario prefettizio e non un’amministrazione comunale gaudente e pienamente affiancata all’associazione del locale carnevale. Un’amministrazione, la quale, unitamente alla maggioranza politica che la sosteneva e la sostiene, ha festeggiato gaia il carnevale, al quale ha offerto il totale, pieno sostegno concretizzatosi con atti di potestà amministrativa che a nostro avviso non aveva più alcuna legittimazione politica per erogare, facendosi scivolare letteralmente addosso il fatto che il sindaco si trovasse ai domiciliari. Come se il concetto di responsabilità istituzionale, che non può non allargarsi ad un’amministrazione democraticamente rappresentativa, fosse un concetto metafisico. Se un giudice del Riesame ha confermato la custodia cautelare di un sindaco, il suo vice, gli assessori, i consiglieri comunali, al di la del fatto assolutamente irrilevante che loro non abbiano alcuna responsabilità personale sulla temperie giudiziaria, devono fare un passo indietro, senza se e senza ma.

C’è stato un giudice terzo, cioè il gip e un altro giudice terzo, cioè il Riesame, che hanno considerato esistenti i gravi indizi di colpevolezza del sindaco Tamburrino. Ciò avrebbe dovuto determinare le immediate dimissioni di tutti i consiglieri comunali di maggioranza e di opposizione che, invece, non si sono verificate a febbraio e sono ben lungi dal verificarsi pure oggi. Tutt’altro, Tamburrino è come se si fosse (usiamo un termine di moda in tempi di coronavirus) nebulizzato. Insomma, uno starnuto lo ha scagliato fuori dai confini di Villa Literno. Con adeguato ristoro economico, però, dato che Tamburrino, da sei mesi ai domiciliari, riteniamo, riceva ancora l’indennità da sindaco, carica dalla quale non si è mai dimesso, ma da cui è semplicemente sospeso dal prefetto in quanto impossibilitato a svolgerla, ma anche quella, anche l’indennità, tutt’altro che irrilevante, di componente del comitato direttivo del consorzio intercomunale Asi di Caserta, dove è stato messo dal suo storico politico Stefano Graziano e dove governa, assessora Palmeri, la sua stessa area politica con il placet della Regione Campania che ricordiamo ha un suo rappresentante all’interno dell’appena citato comitato direttivo.

Ora, se lei, assessora Palmeri, ha vissuto un momento di confusione a febbraio girando tra quei capannoni gaia ed entusiasta  come dimostra questo post che lei scrisse al tempo e che noi pubblichiamo in calce all’articolo, potremo anche considerarlo un fatto, un peccato di inesperienza da parte di chi non ha un grande vissuto politico. Però, oggi, se leggiamo, come abbiamo letto, che Orlando Zaccariello, presidente dell’associazione Carnevale, si candida nella sua lista cioè quella che reca le insegne del governatore De Luca e lo fa dopo aver ricevuto 100 mila euro di contributi pubblici, da lei politicamente rivendicati con quella passeggiata, beh, allora, come si suol dire, errare è umano, perseverare è diabolico.

Evidentemente, assessora Palmeri, non le hanno spiegato bene come funzionano le cose nell’agro aversano. Orlando Zaccariello, persona su cui nulla abbiamo da dire, entrerebbe nella lista che reca il nome del governatore De Luca, lo farebbe, come abbiamo scritto prima, affiancandola, in modo da garantirle un significativo valore aggiunto nel voto di genere e porterebbe con sè tutta la struttura del consenso che ha messo in piedi il comitato d’affari di cui, peraltro Zaccariello non è direttamente parte, che Nicola Tamburrino guidava e che se lei dovesse desiderarlo, potrà conoscere, leggendo, come noi abbiamo fatto robustamente, a suo tempo, l’ordinanza firmata da un gip del tribunale di Aversa e confermata dal tribunale del Riesame. Guardi, se non ce l’ha, gliela mandiamo noi.

Presidente Zaccariello, capiamoci anche con lei: nessuno “si sogna” di metterla in discussione come persona e anche come animatore di un evento sicuramente ben organizzato e vorremmo vedere, con tutti quei quattrini… Noi stiamo parlando, you understand, di un grave problema di opportunità politica perchè lei, Zaccariello, tutto può dire, fuorchè una cosa e cioè che oggi non sia la cinghia di trasmissione di fatto, favorito nell’esercizio di questa funzione politica, anche dal fatto di non essere consigliere, tra il comune di Villa Literno che, a nostro avviso, oggi avrebbe dovuto andare già alle elezioni a settembre per effetto del doveroso passo indietro degli assessori e dei consiglieri comunali e la Regione Campania del governatore De Luca e dell’assessora Palmeri.

Se qualcuno non è d’accordo e vuole formulare una replica, siamo qui. Una sola raccomandazione, però: siccome ci siamo sforzati, sprecando molte energie per questo articolo in modo da renderlo rispettoso dell’identità personale delle persone di cui ci siamo occupati in quella che è la loro estensione pubblico-istituzionale, niente risposte piagnone, improntate al vittimismo. Se ne siete capaci, a nostro contenuto specifico, rispondete con vostro contenuto specificamente collegato al merito delle questioni sollevate da CasertaCe…se ne siete capaci.