LA NOTA Gabriella Santillo accetta le deleghe di Magliocca e passa nella maggioranza di Zannini, Caputo e De Luca. Fratelli d’Italia dimostri a Caserta di essere un partito all’altezza della sua leader nazionale
16 Aprile 2022 - 18:04
E’ del tutto evidente che un soggetto politico che oggi si issa addirittura a rango di primo partito d’Italia, non possa gestire in maniera naif, alla buona, questa storia, la cui evidenza è fornita dal provvedimento monocratico, firmato dal presidente della Provincia il cui TESTO INTEGRALE PUBBLICHIAMO IN CALCE ALL’ARTICOLO
CASERTA (gianluigi guarino) L’attribuzione, da parte del presidente della Provincia Giorgio Magliocca di alcune deleghe, tra cui quella alle Opere pubbliche, alla consigliera provinciale Gabriella Santillo sarebbe stata, per noi, una non notizia fino a due o tre anni fa. Sia detto con doveroso rispetto nei confronti di entrambi, ma Magliocca e la Santillo non sono certo destinati a scrivere la storia o a lasciare impronte nel sentiero purtroppo, sgarrupato e arido, del progresso civile e culturale delle genti casertane. Per cui, avremmo pure potuto sopportare il sacrificio di sottendere a ben altre battaglie, condotte da questo giornale, questa notizia largamente irrilevante per il destino della Nazione, della regione e delle contrade di Terra di Lavoro.
D’altronde, chi ci segue in continuità, sa bene che questo target cronistico si incontra molto, ma proprio molto raramente, nelle nostre pagine quotidiane.
Ma allora, perché, di sabato santo, abbiamo ritenuto di applicare la nostra fatica a questa “notiziona”? Ve lo spieghiamo: provate per qualche minuto a togliervi dalla testa l’identità anagrafica, di puro stato civile, del signor Giorgio Magliocca e della signora Gabriella Santillo, concentrando, invece, ogni pensiero sulla loro identità politico – istituzionale. Sviluppando il pensiero da questo angolo visuale, sicuramente poco frequentato in posti, come i nostri, terremotati da una multiforme arretratezza culturale, di cui il ceto politico è ovvio e diretta conseguenza, riusciremo anche a nobilitare una operazione altrimenti rozza, biascicante e incomprensibile. Perché, nel momento in cui scrivessimo che Gabriella Santillo ha deciso di non proseguire l’esperienza politica dentro Fratelli d’Italia, sotto al cui simbolo è stata eletta alle Provinciali dello scorso 18 dicembre, salveremmo un minimo sindacale del format, rubricandolo come un caso ordinario e, tutto sommato, consueto, di trasformismo politico.
Se, invece, così non fosse, se Gabriella Santillo non avesse fatto precedere o seguire la sua decisione di accettare le deleghe propostele da Magliocca da una comunicazione in cui annuncia il proprio addio al partito della Meloni, allora neppure potremmo più concedere quel minimo sindacale di una giustificazione pro-forma, derivante dalla considerazione che il trasformismo è nel Dna della politica italiana e, in particolare, di quella meridionale, e non certo da poco.
Ma se per la Santillo questo articolo non costituirà certo un problema, in pratica, non le farà né caldo e né freddo, perché non ne percepirà il senso, avendo scelto di svolgere l’impegno politico con l’alfabeto di una concretezza che non contiene e contempla una politica che può anche rappresentare, ogni tanto, che cavolo, almeno una volta su mille, una forma espressiva e fattuale della coerenza e dell’appartenenza, diverso, necessariamente diverso è, al contrario, il discorso relativo al partito di Fratelli d’Italia, relativo al grado di considerazione e al grado di impatto che questa storia deve avere per il partito di Fratelli d’Italia.
Pressoché irrilevante, al riguardo, sarebbe stata questa nomina al tempo in cui Fdi valeva il tre o il quattro per cento su scala nazionale. Una cifra marginale, residuale rispetto ai numeri complessivi e della rappresentanza del centrodestra, che rendeva difficoltosa la manifestazione delle idee e delle posizioni del partito nella dimensione nazionale, figuriamoci a livello locale, dove, non a caso, il simbolo di Fratelli d’Italia era stabilmente assente da ogni evento elettorale di tipo amministrativo. Oggi, Fratelli d’Italia vale più del quintuplo di quanto valeva allora. Sembra incredibile, ma la Meloni è riuscita, sondaggi alla mano, a issarsi fino al rango di primo partito d’Italia.
Non va sottovalutato, poi, che a Caserta c’è Giovanna Petrenga, senatrice e persona legata da un sincero vincolo di affetto a Giorgia Meloni. La dimensione della Petrenga è stata sempre quella dell’appartenenza, dello spirito di squadra, che le ha consentito di non fare certo un dramma quando per una marpionata degli esponenti salernitani del suo partito, rimase fuori dall’elenco degli eletti dopo lo scrutinio delle politiche del 4 marzo 2018, sapendo bene e non nutrendo mai alcun dubbio al riguardo, che l’espressione del primato dell’identità rispetto a ogni ragione di pur umana e legittima ambizione, l’avrebbe gratificata di una scelta, poi effettivamente e direttamente realizzata dalla Meloni, grazie alla quale è tornata ad occupare un seggio parlamentare. La strada dell’identità e dell’appartenenza è il tratto fondamentale della biologia di Fratelli d’Italia. Ma qui a Caserta si tratta di una costruzione da realizzare ex novo, perché al riguardo, si parte letteralmente da zero, come dimostra la vicenda delle deleghe della Santillo. Il partito casertano fa, insomma una fatica boia (ogni tanto una parola di destra destra ci vuole 😂) ad affermarsi e ad elaborare o quantomeno ad assecondare, appoggiandosi sui temi sviluppati a livello nazionale, un minimo di discorso culturale dimostrando, salvo che in rare eccezioni, come, ad esempio, quella del recente convegno sui referendum per la giustizia, organizzato proprio dalla Petrenga, di avere l’assoluta necessità di arricchire, innalzare il livello della qualità della sua base politica e, perché no, anche delle sue espressioni di rappresentanza.
Dunque, a meno che non ci siamo persi qualcosa, a meno che la Santillo non abbia già lasciato in queste ultime ore il partito, oppure, in alternativa, si sia verificato e noi non ce ne siamo accorti che Fratelli d’Italia a Caserta abbia stretto un patto politico con Giovanni Zannini, Giorgio Magliocca, Luigi Bosco e con Nicola Caputo, assessore regionale e servizievolissimo sodale di De Luca; a meno che, ripetiamo, non ci siamo persi un fatto clamoroso come sarebbe l’alleanza di Fratelli d’Italia con un pezzo sostanzioso del centrosinistra deluchiano, con tanto di benedizione della senatrice Petrenga, ma soprattutto di Marco Cerreto, che, da commissario provinciale del partito, sintetizza in sé, la linea politica e la reputazione di Fdi, la vicenda della Santillo non può essere considerata questione secondaria. Lo richiederebbero, in assoluto, le ragioni della buona politica, ma siccome questa è una nostra pia illusione, lo richiedono le ragioni più solide, più concrete, più pragmatiche e delicatissime di quello che ripetiamo, sondaggi alla mano, è il primo partito d’Italia.
Se questa evoluzione anticiclica del partito c’è stata ed è avvenuta solo ad opera di una sua esponente, che ha fatto tutto da sé e se, conseguentemente, nessun organismo politico ha deciso che il simbolo di Fratelli d’Italia e chi questo simbolo rappresenta in Consiglio provinciale (perché il problema è il simbolo, non certo le decisioni che la signora Gabriella Santillo può assumere a titolo personale), debbano tradire la scelta compiuta a suo tempo, in sede elettorale quando Fdi appoggiò il candidato del centrodestra Stefano Giaquinto, non potrà mancare una risposta politica proporzionata ad una vicenda, che riguardando, lo ripetiamo per l’ennesima volta dato che qui da noi il comprendonio è durissimo nell’assimilazione anche di nozioni politiche elementarissime, solo le ragioni e gli interessi dei signori Giorgio Magliocca e Gabriella Santillo, non meriterebbe menzione nemmeno nelle cronache di un giornale rionale. Ma siccome, riteniamo di aver dimostrato la tesi tutto sommato agevole, banale, che tale “questioncella” attiene alla credibilità e alla reputazione di Fratelli d’Italia, un partito ampiamente differente rispetto a quello di tre o quattro anni fa, rispetto al suo rapporto con il concetto di responsabilità e con tutti i suoi sottoinsiemi, ci sono solo due strade percorribili, non tre: o la Santillo, tra le altre cose entrata proprio ieri beffardamente nel coordinamento regionale di Fdi, rimette immediatamente le deleghe, che ieri, invece, ha accettato, esponendo così il partito ad una surreale e ridicola alleanza con Zannini, Magliocca, Caputo e De Luca oppure dovrà lasciare, in un modo o nell’altro, con le buone o anche con un provvedimento definitivo assunto dal partito, Fratelli d’Italia.
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