LA NOTA. Nuove rivelazioni del pentito Francesco Zagaria: politici, imprenditrici. Ma per noi quello che dice vale come lo starnuto di Totò. Ecco perchè

6 Agosto 2021 - 13:00

 

 

SANTA MARIA CAPUA VETERE(Gianluigi Guarino) Ci rimani veramente male quando vai ad incrociare, come sta succedendo sovente a CasertaC’è, le dichiarazioni rilasciate a verbale da Francesco Zagaria, detto Ciccio e Brezza, collaboratore di giustizia su cui negli ultimi anni i magistrati della Dda di Napoli hanno puntato non poco quale costruttore di gravi indizi di colpevolezza, funzionali alla richiesta di applicazione di misure cautelari a carico di politici e di imprenditori, ma anche quale artefice della formazione di quelle prove che, nei vari dibattimenti processuali rappresentano la condizione necessaria per trasformare in condanna di un imputato la convinzione che uno o più pm hanno maturato sulla sua colpevolezza. Ci rimani male come può succedere a chi assiste ad uno spettacolo di fuochi artificiali e che dopo aver udito il fragore di tutti i botti preparatori, punta i piedi a terra preparandosi al colpo finale che in gergo viene definito “colpo scuro”. Quel crescendo fragoroso ti porta a prepararti, a quel secondo, a quell’istante del botto finale, che però non arriva. E tu ci rimani male in pratica subendo una sorta di effetto fetecchia.   Francesco Zagaria ci fa anche pensare ad una famosa scena del film ” Totò a colori”, quando, al cospetto dell’onorevole Trombetta, una delle spalle più fedeli ed affezionate umanamente al principe De Curtis interpretato da Mario Castellani, fa partire una lunga fase di starnuto incipiente, aiutato anche da qualche espediente che lo porta ad esempio ad infilarsi un lembo del fazzoletto nella narice del naso. Quando sembra che lo starnuto possa prorompere in tutto il suo fragore, quando Totò in quel caso maestro Antonio Scannagatti , apre per intero la sua bocca per farlo partire, lo stimolo cessa all’improvviso con Totò che commenta: “abortito“,

nel disappunto di uno sconcertato onorevole Trombetta.

Avendo letto alcune pagine di uno degli interrogatori resi da Francesco Zagaria, ci siamo sentiti un po’ come quello spettatore dei fuochi artificiali e come l’onorevole Trombetta. Sul  più bello, Francesco Zagaria dopo aver raccontato di una fase di febbrili e continui incontri con Alessandro Zagaria, dopo aver continuamente marcato e rimarcato che i politici di Santa Maria, a partire dall’allora sindaco Di Muro, si rapportavano con lui con la piena disponibilità di attribuirgli i lavori per la ristrutturazione di Palazzo Teti Maffuccini mentre tutto sembra definito e cioè che saranno proprio lui ed Alessandro Zagaria, attenzione- se non avete capito bene, Ciccio e Brezza lo dichiara ancora-  in forza del nostro collegamento, della nostra relazione diretta con Michele Zagaria”, quando finanche l ‘importo delle tangenti è stato stabilito, 40mila euro a Di Muro e 40mila euro a quel frescone dell’architetto Laregina, professionista d’affari, al centro di tutte le trame legate ai finanziamenti per la ristrutturazione di palazzi storici, orientati al tempo dall’assessorato di cui era titolare  Pasquale Sommese. Rullo di tamburi, stiamo per firmare il contratto tra camorra, politica e grandi affaristi, il mega starnuto sta per partire …”abortito” caro onorevole Trombetta. A un certo punto, dopo aver occupato 10 pagine di verbale a raccontar preamboli a narrare di un presunto incontro che si sarebbe svolto presso i locali della scuola privata di  Angelina Cuccaro, trasferitasi dal centro cittadino dove si è chiamata per tanti anni  “La Sapienza“, alla vicina statale Appia, dove è stata ribattezzata “Padre Pio” e dove questo summit tra lui, la Cuccaro, Di Muro e un tal Gianfranco Santamaria si sarebbe svolto proprio per chiudere l’affare di palazzo Teti Maffuccini; dopo una serie di decine di risposte ad altrettante domande formulategli dal pm, che ti fa il buon Ciccio e Brezza? In una riga e mezza dichiara che poi alla fine lui non era più interessato a quell’affare perchè Prisma era impegnata in un altro lavoro. Una riga e mezza precisa come può non creare dei dubbi sulla ragion d’essere, sugli obiettivi di tutto il ponderoso e impegnativo  racconto precedente che non solo non ha condotto a nulla, dato che i lavori lui poi non li ha fatti, ma che individua, anzi non individua, una ragione credibile del suo passo indietro, perchè un preambolo del genere è talmente impegnativo e pericoloso per le persone che uno coinvolge da non poter essere poi liquidato, rottamato in cinque sillabe come se l’esito di una presunta tentata corruzione, di presunti favori alla camorra, di incontri con politici e affaristi potesse avere una validità prescindendo totalmente da una relazione logica con l’esito di tutto questo. Ciò non vuol dire che noi escludiamo a priori il fatto di un così complesso ordito di incontri, di occhiolini, di tentativi corruttivi, di accordi conseguenti dovesse necessariamente trovare poi il suo sfogo nell’effettiva assegnazione dei lavori a Francesco Zagaria e ad Alessandro Zagaria. Noi diciamo un’altra cosa: se tu scrivi un racconto riguardante grandi trame, fatti costruiti con determinazione e con una motivazione delinquenziale l’epilogo degli stessi qualsiasi questo sia, deve sviluppare una proporzione anche dal punto di vista emotivo, una perequazione della narrazione rispetto alle 10 pagine di una premessa che non può essere liquidata con uno starnuto abortito.  Vedete, noi vorremmo che Francesco Zagaria fosse un collaboratore di giustizia genuino, credibile, utile ad accertare certe relazioni, certi rapporti che in generale in questa provincia si sono sviluppati tra politici imprenditori della pagnotta e camorristi. Ma affermare che vorremmo non può determinare la contaminazione della volontà con la suggestione dei desirata. Se uno espone delle tesi sgangherate, illogiche, disancorate dai contesti spazio-tempo non è perchè ci fa piacere che questo o quel politico, che questo o quell’imprenditore, da noi considerato, forse a giusta ragione, un mariuolo, un corrotto, uno che non disdegna la relazione con mondi criminali o para criminali, dobbiamo attribuire un valore logico e veritiero ai racconti di questo pentito che in certi momenti abbiamo sognato di interrogare noi che su quei contesti spazio-temporali ne sappiamo e ne sappiamo pure tanto.