LA NUOVA FAIDA DELLE PALAZZINE IACP. Il morto ammazzato aveva sparato il 5 ottobre contro una finestra. L’ombra dei vecchi clan di S. MARIA C.V.

10 Gennaio 2024 - 21:51

Emanuele Nebbia sottoposto, qualche mese fa, alla prova dello Stub. In passato aveva reagito ad una gragnuola di pietre contro la finestra della sua abitazione di via Raffaello sparando da questa, contro ignoti, con una pistola illegalmente detenuta

SANTA MARIA CAPUA VETERE – Noi di CasertaCe siano abituati a mantenere la parola che diamo ai nostri lettori. Avevamo scritto, all’indomani dell’omicidio di Capodanno, ad epilogo del quale è rimasto ucciso il 26enne Emanuele Nebbia, di raccontarvi tutto sulla vita e le opere della vittima e su quelle della sua famiglia; vi avevamo promesso che l’avremmo fatto perchè rimanere vittima di un agguato del genere, un un contesto come quello delle palazzine IACP di Santa Maria Capua Vetere non può non significare che questo cognome ha assunto un rilievo criminale evidente, colpevolmente sfuggito alla nostra attenzione e così sta avvenendo, così ancora avverrà. La famiglia Nebbia è stata al centro di diversi nostri articoli nei quali, però, ci siamo occupati soprattutto delle azioni criminali compiute dai fratelli di Emanuele Nebbia, ossia dal 39enne Diamante Nebbia e dal 25enne Luigi Nebbia (CLIKKA E LEGGI).

Ovviamente questo nostro lavoro si è dipanato con il problema di una carenza, di un buco che non siamo riusciti a colmare e che stasera, invece, andremo a riempire in larga parte.

Intanto va sottolineato che i fratelli Nebbia sono 4: oltre a Diamante, a Luigi e al defunto Emanuele un quarto è residente in Inghilterra, fuori dai giri criminali. Di Luigi Nebbia dobbiamo ancora aggiungere qualcosa prima di parlare, per la prima volta diffusamente, della biografia stroncata il 31 dicembre sera da un colpo di pistola che lo ha colpito in piena fronte, di Emanuele Nebbia.

In effetti qualche dubbio c’era venuto di fronte alla circostanza di una carcerazione, già piuttosto lunga, del Luigi Nebbia a fronte delle vicende criminali rese note dalla cronaca. Ci riferiamo all’orami arcinota rapina con pistola giocattolo nel bar di piazza Adriano e della vicenda dell’uso dei telefonini all’interno del carcere di Santa Maria Capua Vetere. Di solito, quando fatti come questi non sono giunti ancora allo stadio finale della condanna definitiva non ti fanno stare in cella per molti anni come esecuzione di un titolo cautelare. La novità di questa sera è costituita dal fatto che Luigi Nebbia, nonostante la sua giovane età, ha già accumulato 9 anni di carcere definitivo ed è per questo motivo che il penitenziario di Santa Maria Capua Vetere è diventata la sua residenza già da molto tempo.

E ora passiamo alle vicende riguardanti Emanuele Nebbia, ucciso a Capodanno. Di lui e di un eventuale costituzione di parte civile della famiglia si occuperà l’avvocato Clemente Mottola il quale è anche il difensore di Luigi e Diamante Nebbia.

Riavvolgiamo il nastro partendo dalla stretta attualità: a differenza di quello che era sembrato fino alla giornata di ieri la salma di Emanuele Nebbia, nel cui cranio è stata estratta un’ogiva di un proiettile, unico e letale, esploso da una pistola 7,65, non è stata dissequestrata. Per cui, ad oggi, non si possono fare previsioni ben strutturate sulla data in cui si terranno i funerali, vietati per motivi di ordine pubblico. È stata questa la disposizione sulle esequie del Questore di Caserta Andrea Grassi maturata nel corso della riunione, tenutasi oggi, del Comitato Provinciale Ordine e Sicurezza Pubblica, nell’occasione proprio a Santa Maria Capua Vetere, presieduto dal prefetto Giuseppe Castaldo.

Ma chi era Emanuele Nebbia? Un ragazzo incensurato, fuori dalle dinamiche criminali oppure uno con tanti guai già accumulati sul groppone e che solo per qualche circostanza fortunata o fortuita non si trovava anche lui ricoverato nelle patrie galere? La seconda ipotesi è sicuramente molto più reale e realistica dalla prima. Ciò perchè Emanuele Nebbia era tecnicamente, giuridicamente, ufficialmente un ragazzo dal futuro certo di pregiudicato. Non aveva condanne definitive, ma la sua storia ci permette finalmente, grazie alle ricerche che il suo omicidio ci ha indotti a fare, a stabilire che alla data del 5 ottobre scorso è avvenuto un fatto molto grave. Non una stesa propriamente detta così come abbiamo sostenuto pure noi insieme ad altri organi d’informazione, nei giorni scorsi. Alcuni testimoni ascoltati a “sommarie informazioni” hanno riferito, infatti, di aver visto il solo Emanuele Nebbia sparare all’impazzata nella prima serata del 5 ottobre contro l’ingresso o la finestra di uno degli appartamenti delle palazzine IACP di via Giotto.

In quella serata, alle 23.50, Emanuele Nebbia è stato condotto presso dai carabinieri della compagnia di Santa Maria Capua Vetere in caserma e successivamente trasferito al Comando Provinciale di via Laviano a Caserta per essere sottoposto al cosiddetto Stub, un tempo comunemente definito guanto di paraffina, allo scopo di stabilire se fosse stato lui o meno e sparare. Contestualmente è stato anche sottoposto a formale perquisizione veicolare. Non sappiamo cosa sia emerso da quest’attività dei carabinieri, ma sappiamo che il nome di Emanuele Nebbia era stato inserito nel registro degli indagati.

Riavvolgiamo ulteriormente il nastro temporale: nel 2017 quando Emanuele Nebbia aveva solo 20 anni aveva subito un atto intimidatorio allorquando dei grossi sassi attinsero i vetri della finestra della sua abitazione di via Raffaello, nei pressi della quale è stato poi ammazzato la notte di Capodanno.

A dimostrazione di quello che ero il suo carattere ed anche la sua attitudine criminale, Emanuele Nebbia non si rintanò nella propria casa ma una volta esaurito il lancio dei sassi si affacciò e dalla finestra esplose diversi colpi di pistola, un’arma poi risultata illegalmente detenuta.

Sicuramente resta ancora da scrivere qualcosa prima di dedicarci esclusivamente alla stretta attività delle indagini, ma è del tutto chiaro che Emanuele Nebbia è stato il protagonista di una faida non solo potenziale, ma già guerreggiata all’interno delle palazzine IACP per la gestione e la suddivisione di attività tanto criminali quanto lucrose. E è proprio su questo che cercheremo di saperne di più partendo dal presupposto che le famiglie storicamente attive, quelle dei Del Gaudio- Bellagiò e degli Amato sono stati dentro alle cronache per decenni. Ora, può anche darsi, perchè nella vita tutto è possibile che non c’azzecchino nulla, però, concedeteci, può anche darsi di no e cioè che c’azzecchino eccome.