La tragica morte del ciclista. Era un rinomato chef internazionale l’uomo stroncato da un malore al Viale Kennedy. L’addio degli amici al “Pirata corsaro”

27 Gennaio 2022 - 11:58

Si è trattato di un episodio avvenuto in una zona fortemente trafficata e che dunque ha attirato l’attenzione di tanti sammaritani e non sammaritani di passaggio. Dentro e dietro a quel corpo esanime, rimasto lì per molti minuti, c’è la storia affascinante di un uomo che viveva dell’arte culinaria, il suo grande amore insieme alla bicicletta

 

SANTA MARIA CAPUA VETERE – In tanti, passando per quella strada ieri pomeriggio, hanno visto quel corpo esanime. Qualcuno ha anche protestato nei social perchè giaceva lì da troppo tempo rispetto al momento del fatale malore (CLIKKA E LEGGI). In realtà, la legge, che in occasioni come queste deve necessariamente far prevalere le ragioni del diritto a quelle, pur importantissime, della pietas, impone che quando viene constatato, dal personale sanitario, in questo dal medico arrivato sul posto con l’ambulanza del 118, il decesso di una persona in luogo pubblico, ma anche in luogo privato, deve essere un magistrato della Procura della Repubblica a ordinare lo spostamento del corpo che di solito finisce nell’istituto di medicina legale che a Caserta è un reparto dell’ospedale civile Sant’Anna e San Sebastiano.

Ecco perchè il povero Francesco Michalette è rimasto lì per un pò di tempo, seppur coperto da un pudico lenzuolo. Quando si vede un corpo esanime a terra e non se ne riconosce a vista l’identità, si tende a rimuoverne la memoria. Rimane per qualche giorno nella testa di chi ha visto la scena, la fotografia, ma nulla si manifesta rispetto all’identità, al vissuto di una persona che improvvisamente ha cessato di vivere.

E invece, come capita sempre dentro a quel corpo c’era e c’è l’anima di una persona molto stimata e anche significativamente conosciuta nella terra che gli ha dato i natali e dove abitava. Francesco era un appassionato ciclista. Un cicloamatore. D’altronde, una persona di Pozzuoli se si spinge fino a Santa Maria Capua Vetere in bici è perchè è abituato a macinare chilometri. Ieri lo ha tradito il cuore, ma ci piace pensare che Francesco sia morto mentre faceva una cosa che adorava fare.

Una delle tante perchè lui era un provetto chef presso Les Sables Rouges in quel di Bastia, la seconda città in ordine di importanza, subito dopo il capoluogo Ajaccio, di quella Corsica che i genovesi che davanti al soldo non facevano prigionieri, vendettero letteralmente ai francesi, continuando però ad abitarvi e a lavorarvi e tirando fuori anche una genia di grande importanza, se è vero com’è vero che Bonaparte Napoleone, professione imperatore, era figlio di un noto avvocato e diplomatico genovese a sua volta figlio di altro genovese già trapiantato ad Ajaccio.

Francesco Michalette dunque, si sentiva anche un pò corso. E sapeva anche scherzarci, visto che il suo profilo facebook contiene nella sua sottonominazione l’appellativo di “pirata corsaro”, con evidente doppia lettura romantico-geografica. Francesco Michalette era uno chef di primo livello, visto che la sua esperienza professionale nel ristorante di Bastia ne seguiva altre consumate in accorsati resort nella vicina Costa Smeralda, che sta in Sardegna ma con la Corsica a portata di mano.

Oggi Francesco è ricordato dai suoi amici del gruppo ciclistico Angels Flying con un commosso post pubblicato in facebook. E’ Giuseppe Riccio, a dare la notizia ai cicloamatori di Pozzuoli, Quarto e dintorni: “Buonasera angeli, purtroppo oggi si è consumato un dramma: si è spento il nostro amico Francesco Michalette. Ci stringiamo al dolore di tutti i suoi cari. Rip amico nostro“.