L’ASL E L’UOMO CLOACA. Il dirigente della Psichiatria parlava di un ragazzo malato come di un pacco: “Ora dove lo mando, lo butterei là a quest’altro cesso”

3 Maggio 2021 - 13:29

 

 

 

AVERSA –  (g.g.) Lo sapete quanto costavano i contratti co.co.pro. in un anno, all’Asl di Caserta, solo per quel che riguarda personale in servizio nel Dipartimento della Salute Mentale, agli ordini del Dirigente Luigi Carizzone? 3 milioni 600 mila 873 euro. Questo in un solo anno. Quanto esprimevano in termini di produttività questi contrattisti? Siamo sicuri che la loro opera valesse la spesa? Siamo sicuri che il metodo di selezione sia avvenuto per realizzare l’obiettivo dell’efficienza e dunque una cifra di produttività che fosse almeno pari al costo e che in più erogasse benessere, lenimento sociale ai disagiati delle malattie mentali? Oppure erano tutti quanti figli di, amici di e dunque questi 4 milioni di euro spesi solo per l’anno 2020, così come ha messo nero su bianco la nota del acquisita dalla procura della repubblica di Aversa nella nota indagine giudiziaria, con la quale Luigi Carizzone chiedeva all’Asl di prorogare per un altro anno, fino al 21 dicembre 2020, tutti i selezionati co.co.pro., usciti fuori dal procedimento innescato dalla delibera del 5 dicembre 2018?

E’ uno dei punti che abbiamo selezionato stamattina nella nostra iniziativa di non collegare l’ordinanza del tribunale di Aversa solamente ai fatti contestati, ai reati per cui decine e decine di persone tra dipendenti Asl e imprenditori sono indagati, ma anche a quella impronta sistemica che coinvolge, a nostro avviso, la governance aziendale di ieri e di oggi. La capacità dei direttori generali e dei direttori amministrativi, una loro autentica eccellenza, era quella di fiutare il pericolo.

A Carizzone era stato permesso di tutto e di più. Poi quando CasertaCe ha cominciato a scrivere, quando l’allora direttore generale Mario De Biasio e ancor di più il direttore amministrativo Amedeo Blasotti, non a caso confermato anche nella gestione attuale di Ferdinando Russo (casoriani entrambi), si sono accorti che i Nas dei carabinieri e la procura della repubblica di Aversa-Napoli nord facevano sul serio, hanno cominciato a muoversi diversamente da come si erano mossi fino ad allora.

Perchè, come si evince dagli articoli che pubblicavamo due o tre anni fa, Carizzone quello era e quello è rimasto. Ma dalla fine del 2018 l’Asl ha iniziato a mettere le proprie carte a posto, cioè a fare in modo che la direzione strategica non venisse coinvolta in alcun modo nelle trame del Dipartimento della Salute Mentale. E così, Blasotti, ad esempio, come spiega ai carabinieri dei Nas che lo ascoltano il 7 febbraio 2019, aveva, nel novembre 2017, aveva sospeso  il 29 novembre la determina dirigenziale firmata da Luigi Carizzone perchè erano emerse delle discordanze sui dipendenti Nicola Bonacci, Raffaele Ferrantino, Vincenzo Letizia, Antonio Stabile e Raffaele Muscariello.

Dunque, in questo gruppo c’era già il nome di Antonio Stabile. Il 29 novembre 2018 (nell’ordinanza è scritto 19 ma è un evidente refuso) il figlio di Salvatore Stabile, leader del sindacato Fials, già lavorava per il DSM. Ciò vuol dire che quella delibera datata 5 dicembre 2018 di cui Carizzone chiede ed ottiene la reiterazione come proroga dei contratti co.co.pro. seguiva, almeno per quanto riguarda Stabile, ad altri contratti e forse proroghe precedenti. Quindi, da un lato Blasotti dice di cogliere delle discrasie nell’attività di queste persone dentro ai progetti di attivazione dei cosiddetti servizi Rems, in sostituzione dei vecchi opg, dall’altro negli stessi giorni, quasi contemporaneamente, delibera con la firma del direttore generale, l’assunzione co.co.pro. di Antonio Stabile e di altri, rinnovata poi, come abbiamo scritto prima negli ultimi giorni del 2019 e fino alla fine del 2020.

Antonio Stabile era l’unico precario a far parte addirittura della commissione fondamentale che avrebbe dovuto traghettare l’Asl di Caserta, attraverso il suo Dipartimento della Salute Mentale, dall’epoca degli ospedali psichiatrico giudiziari a quello delle residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, cioè aree di degenza o di semi reclusione più leggere rispetto agli antichi manicomi. voi avete mai visto un co.co.pro. che sta dentro ad una commissione attraverso la quale si metteranno in opera progetti che muoveranno milioni e milioni di euro e che, premieranno, come abbiamo visto nelle precedenti puntate di questo nostro lungo focus, strutture di cui lo stesso co.co.pro. è considerato socio occulto insieme al dirigente Carizzone e al commercialista Antonio Scarpa in nome e per conto di un altro pezzo da 90 della psichiatria pubblica casertana, cioè quel Nicola Bonacci definito amabilmente “la purcella” dal sempre salace Carizzone.

L’intercettazione che pubblichiamo è importante perchè secondo il gip del tribunale di Aversa-Napoli nord Maria Gabriella Iagulli rappresenta un pò la matrice iniziaria da cui si deve partire per comprendere che il progetto Rems rappresentasse “solo un ingente sperpero di soldi da parte dell’Asl di Caserta, grazie alla commistione criminosa esistente tra Carizzone ei suoi accoliti.

Poi all’interno c’è il solito Carizzone, tutto sommato, godibile. Tre parole, una parolaccia. Ma soprattutto il festival dei soprannomi. Oltre al già citato la purcella, il dirigente del DSM chiama sempre, in ogni citazione, chiama “ortaggio” il medico aversano Ortano. Ma l’affermazione meno simpatica, anzi spregevole che tutto sommato definisce bene l’uomo ma soprattuto definisce il grado di decadenza morale dell’Asl di Caserta, è la seguente, ovviamente con il copyright di Carizzone, il quale, discutendo con Antonio Stabile e un altro interlocutore non identificato della procedura per costituire un servizio Rems strutturato, afferma: “questi due signori erano il padre e la madre di un ragazzo che sta ricoverato dalla puttana, dalla purgato e che è un esplosivo ora dove lo mando…omissis…io se avessi Statigliano lo butterei là a quest’altro cesso….omissis”.

In poche parole, Carizzone definisce il paziente, il malato probabilmente uno sfortunato ragazzo con problemi di natura psichica (“ora dove lo mando“) come una sorta di pacco. Non solo, ma la frase successiva è ancor più rivoltante: “io se avessi Statigliano lo butterei là a quest’altro cesso….”. Ora, la speranza è che nel lessico a dir poco scombiccherato di Carizzone, lui abbia dato del cesso a Statigliano che non sappiamo chi sia. A rigor di lingua italiana, il complemento di termine, a quest’altro cesso, è però riferito al ragazzo malato. Bè, qui ritorna il già da noi citato personaggio del film di Renzo Arbore, cioè l’uomo cloaca.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA