LE FOTO S.MARIA C.V. Un successo la raccolta firme per salvare il Melorio. Ora niente morte lenta ma ogni istituzione si assuma la propria pubblica responsabilità

14 Giugno 2020 - 18:01

La speranza è che dopo questa prima iniziativa, ce ne siano altre. Ciò, anche al di la della vicenda specifica dell’ospedale. Questa città ha bisogno di scuotersi da un letargo che la consegna a un destino di morte silenziosa, speculare a quello del suo storico nosocomio

 

SANTA MARIA CAPUA VETERE(g.g.) E’ un punto di partenza. E se chi, stamattina, si è mosso, ha organizzato, ha parteciparo, avrà ora la forza di continuare, la pazienza per riempire di fatti, di contenuti la propria iniziativa a favore della città, in modo da rendere inutili, oziosi i ragionamenti e le dietrologie su presunte intenzioni strumentali, Santa Maria Capua Vetere potrebbe risvegliarsi da un torpore pesantissimo, trasformatosi in vero e proprio letargo, anticamera del coma irreversibile.

La raccolta firme finalizzata a sensibilizzare le istituzioni locali e provinciali su quella che viene definita dai promotori dell’iniziativa di stamattina, “la lenta agonia dell’ospedale Melorio”, dovrebbe rappresentare, infatti, anche uno stimolo per chi ha in mano oggi le leve del potere locale, in modo da riprendere i sensi, per riaversi.

Insomma, una secchiata di acqua ghiacciata in faccia che dovrebbe essere utile anche al sindaco Antonio Mirra per farsi vivo e dire semplicemente, senza per questo appoggiare l’iniziativa delle associazioni locali che stamattina hanno raccolto le firme, cosa ne pensa del graduale, ma implacabile depauperamento qualitativo e quantitativo del personale del Melorio, viatico per arrivare ad una situazione di fatto che porti alla sua morte silenziosa.

L’azione di stimolo e di sensibilizzazione rivolta alle istituzioni diventa, dunque, un obiettivo che va finanche al di la della pur importante battaglia per l’ospedale. Le associazioni che stamattina hanno ottenuto un risultato più lusinghiero di quello atteso in fatto di firme raccolte, devono blindare, proteggere l’identità civica della loro azione testimoniale, allargando il discorso e collegandolo all’obiettivo da raggiungere attraverso una disponibilità al confronto con le istituzioni.

Il Melorio deve vivere perchè Santa Maria Capua Vetere non è una città qualsiasi della provincia di Caserta e onestamente non ci va neppure più di spiegare il perchè, studiatevi la storia, la geografia, il mondo antico, quello moderno e forse ci arriverete da soli.

Ma il perimetro di quella che una volta i movimenti di sinistra sindacale chiamavano “la piattaforma” va ampliato perseguendo un obiettivo propedeutico a quello del salvataggio della struttura ospedaliera locale: se proprio dunque il Melorio dovrà morire, il suo omicidio avvenga in pubblica piazza attraverso una procedura, attraverso fatti ed eventi che consentano a tutti i cittadini di Santa Maria Capua Vetere di registrare il fatto, l’avvenimento, allo scopo di poter svolgere pienamente il loro diritto-dovere di propulsori e controllori di democrazia.

L’eutanasia, la morte lenta e silenziosa dell’ospedale, in poche parole, l’andazzo attuale, serve invece a coloro che, biologicamente, hanno una evidente idiosincrasia per l’assunzione delle responsabilità, badate bene, non personali, ma cogentemente connaturate con la funzione pubblica ricoperta, rispetto alla quale, inserire nel ragionamento concetti relativi al carattere, all’indole, alle attitudini personali è semplicemente improprio, inutile, non corretto.

Insomma, se il Melorio vivrà, dovrà essere chiaro a tutti l’identità di colui o di coloro che l’hanno salvato; se al contrario il Melorio morirà, dovrà essere parimenti chiara, per i motivi appena detti, l’identità di chi lo ha ucciso.