LE “RICETTE FALSE” NON ERANO FALSE. Prosciolto Pasquale Corvino dopo la richiesta di archiviazione del PM

8 Marzo 2023 - 11:29

Il Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Rosaria Dello Stritto ha dato riscontro all’istanza che, in tal senso, ha presentato il pubblico ministero, Simona Faga, la quale ha anche chiuso la partita anche per gli altri reati contestati (truffa, falso, esercizio abusivo della professione e falso ideologico), tutti ampiamente prescritti

CASERTA (g.g.) – Per queste accusa, Pasquale Corvino, medico ed imprenditore della sanità, già presidente della Casertana Calcio, era stato ristretto agli arresti domiciliari per sette mesi.

Erano tre i capi di imputazione contestati a Corvino: corruzione, truffa, esercizio abusivo della professione come concorrente rispetto ad una contestazione fatta nei confronti di altri soggetti e, infine, falso ideologico in certificati.

Il pubblico ministero presso la procura di Santa Maria Capua Vetere, Simona Faga, aveva chiesto ad inizio anno l’archiviazione per il reato di corruzione, stralciato dal procedimento generale e inserito in un capo d’imputazione relativo alle presunte ricette false che Corvino, secondo le accuse del tempo, avrebbe ottenuto da medici compiacenti in cambio di danaro.

Ad epilogo dell’indagine compiuta dalla procura, non sono emersi riscontri oggettivi e soprattutto non è emerso il concreto vantaggio economico derivato da queste ricette, attraverso le quali le attività imprenditoriali di Corvino, soprattutto laboratorio, avrebbero dovuto ottenere un’evidente crescita del proprio fatturato.

Di qui la richiesta di archiviazione, accolta qualche giorno dopo dal Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Rosaria Dello Stritto.

Per quanto riguarda le altre due contestazioni, quella di truffa e quella relativa ai reati di esercizio abusivo della professioni da parte di operatori di ente pubblico e, infine, falso ideologico, si può ritenere tranquillamente che si sarebbe giunti alla stessa conclusione, cioè all’archiviazione e al pieno proscioglimento di Corvino, se la scadenza dei termini di prescrizione rispetto a un fascicolo di indagine aperto tra il 2014 e il 2015 non avesse materialmente impedito al pm di chiedere, per questi reati, ciò che ha chiesto e ottenuto dal Gip per il caso di corruzione per le presunte ricette false che, evidentemente, false non erano.

Naturalmente, tutto ciò che fu sequestrato in quel momento come confisca di beni, sarà riconsegnato al proprietario.

In conclusione, questa serie di eventi e decisioni potrebbe condizionare l’altro procedimento, con l’accusa ai danni di Corvino dal pm della Dda di Napoli, Luigi Landolfi.

In questo caso, l’aggravante camorristica che ha retto nei processi di primo e secondo grado, tiene in vita il procedimento e l’accusa di voto di scambio che, altrimenti, sarebbe stata a sua volta prescritta.

Ma quell’ordinanza e quei processi sono fondati sul teorema dell’esistenza di quello che è stato definito Metodo Corvino: io faccio i soldi con le ricette false e poi compro i voti alle elezioni. La richiesta del pm della procura sammaritana, ma soprattutto il riscontro che questa ha avuto nella decisione del gip, mina alla base questo teorema, privandolo di un anello fondamentale della catena.

Perché se non c’è prova, cioè non ci sono ricette false, se non viene ravvisato nessun vantaggio economico legato a questa presunta attività, con quali soldi Corvino avrebbe comprato i voti?

Nei prossimi mesi seguiremo l’evoluzione di quest’ultima vicenda giudiziaria che coinvolge il noto medico casertano.