L’EDITORIALE. Altro che Centro Aerospaziale, il Cira di CAPUA è una cloaca che umilia Caserta a livello internazionale

26 Aprile 2022 - 12:28

L’ennesima indagine sul presunto malaffare connesso agli interessi del clan dei Casalesi, rende quasi naturale il pur inutile esercizio espositivo di argomentazioni, da noi più volte espresse, che nel caso specifico si possono spingere versi livelli incredibilmente paradossali

 

di Gianluigi Guarino

CASERTA – Mettiamo che uno di quegli scienziati americani, quelli che “solo in America sono così”, che a vederlo in blue jeans non gli daresti nemmeno un dollaro di valore, ma che poi scopri essere uno dei fisici nucleari più importanti del mondo, abbia il problema, in questi giorni, di consultare alcune nozioni tecniche utilizzate nella importantissima, modernissima, quasi fantascientifica Galleria del Vento in opera al Centro Italiano Ricerche Aerospaziali, o Cira che dir si voglia, di Capua.

Avendo gli americani (soprattutto loro, visto che l’informatica che serve, quella alla portata di tutti, è nata lì) il Google incorporato, il nome Cira sarà digitato dal fisico nucleare in blue jeans in men che non si dica. I successivi dieci secondi della giovane testa d’uovo a stelle e strisce saranno vissuti in uno stato emotivo di improvviso stranimento e perplessità.
Invece di incrociare l’immagine della Galleria del Vento o di un razzo interspaziale, incontrerà immagini di loschi figuri, troppo rubizzi e con una fisiognomica troppo definita per essere scambiati per i tre cattivoni che planano sulla terra da loro definita pianeta Houston e soccombono dopo aver dato filo da torcere al sempre generoso Superman e che rappresenterebbero un punto di mediazione concettuale tra la materia dello spazio siderale e quella del Codice Penale.

Quelle fotografie saranno associate a documenti giornalistici che raccontano di tutto e di più. Tutto, eccetto una cosa, che rischia di scomparire letteralmente dalle pagine buone, cioè le prime, dei motori di ricerca: le attività grande innovazione scientifica che dovrebbero essere gli esclusivi contenuti intercettati da un motore di ricerca che propone il prodotto Cira.
Questa premessa serve per capire facilmente, e per l’ennesima volta, quanto stiamo inguaiati in questa regione e in questa provincia, con buona pace di quel marpione, ultimamente un po’ alterato dal naturale invecchiamento delle cellule cerebrali, di Vincenzo De Luca, che continua a disegnare un quadro di eccellenze nei settori della ricerca, in quello della sanità, che vede solamente lui. La verità è che Caserta non è un’eccellenza, ma una vergogna mondiale.

Anzi, una vergogna intersiderale, visto e considerato che l’indagine che ha portato stamattina all’arresto di due imprenditori, accusati di corrompere dipendenti del Cira per aggiudicarsi appalti anche in nome degli interessi del clan dei Casalesi, non è certo il primo caso che coinvolge il Cira, deturpandone la reputazione su scala internazionale.
Perché, quando la merda circola dentro a questa terra, e ce la buttiamo in faccia, come si suol dire, “tra noi e noi”, ok, va bene, siamo destinati ad essere terra non rimediabile e non sviluppabile, impantanata nel suo destino di minorità, ma quantomeno abbiamo la possibilità di suonarcela e cantarcela da soli, propagando la notizia non oltre il perimetro regionale.

Ma se i motori di ricerca associano il Cira – cioè una struttura di livello internazionale e conosciuta da centinaia e centinaia di scienziati di tanti paesi – al clan dei Casalesi, agli appalti truccati, a tutto ciò che rappresenta il consueto notiziario quotidiano di Caserta e provincia, noi creiamo le condizioni, e non dobbiamo lamentarcene con i soliti piagnistei, perché al nord Italia si alimenti il razzismo nei nostri confronti, e all’estero “pizza, mandolino e tarantella”.

Perché, scusate, cosa devono pensare in un altro Paese, cosa devono pensare in America, dove pur molti problemi hanno avuto per l’attività delle varie mafie, a partire da quella importata dalla Sicilia, ma che certo non hanno mai visto scritta su un giornale la notizia che Al Capone o Sam Giancana o Lucky Luciano fossero coinvolti negli appalti per la costruzione delle rampe in Texas da cui sarebbero partite poi le astronavi di Apollo?

Vabbè, questo commento l’abbiamo voluto fare non perché serva a qualcosa, ma sempre perché riteniamo che il nostro punto di vista, ampiamente minoritario e inascoltato, rappresenti comunque un esercizio che serve a tenere viva la fiammella della nostra motivazione.