L’EDITORIALE. Guarda il video: Zannini in barca per la Madonna Assunta con Colombiano. Un segnale ai poteri forti: qui comando io e voi delle imprese dovete parlare solo con me
12 Agosto 2025 - 14:03

CLICCA QUI PER VISUALIZZARE IL VIDEO: https://www.facebook.com/watch/?mibextid=rS40aB7S9Ucbxw6v&v=781087887936796
Questa sequenza di immagini ci ha fatto rilevare che, per la prima volta – neanche con Magliocca era successo – il presidente della Provincia è dovuto salire in barca con la fascia blu. Da qui una riflessione che parte dai rapporti, a nostro avviso opachi, tra lo Zannini e un pezzo della magistratura e passa per la ricreazione autonomista di Marcello De Rosa, messo poi sull’attenti dal primo giorno dell’insediamento del nuovo presidente, e arriva fino al segno chiaro che il consigliere regionale ha voluto dare con la presenza contemporanea sua e di Colombiano su quella barca
di Gianluigi Guarino
Poiché Giovanni Zannini non è uno stupido, conosce anche i rischi sottesi alle modalità espressive del suo agire come uomo politico, come uomo di una politica – la sua – che si ciba solo di potere clientelare ed economico, alimentato dai rapporti in strettissima connessione con decine e decine, forse centinaia, di soggetti economici ricettori di pubblico denaro.
Fino a due estati fa si muoveva con grande tranquillità e si sentì probabilmente un invincibile quando Maria Antonietta Troncone, al tempo procuratrice della Repubblica di Aversa Napoli Nord da tre anni, dopo essere stata a lungo a capo dello stesso ufficio della Procura presso il Tribunale di S. Maria C.V., accettò clamorosamente la cittadinanza onoraria di Mondragone, comune in cui Giovanni Zannini era allora, come del resto è oggi, l’uomo solo al comando.
Quello della procuratrice Troncone fu l’unico caso di un alto magistrato che accetta un riconoscimento del genere. D’altronde nessun altro comune della provincia aveva neppure osato proporglielo, ritenendo giustamente che si trattasse di un atto irrituale, inopportuno, a maggior ragione perché la Troncone era ancor in servizio, a capo dell’ufficio di una delle due Procure di questa provincia.
Ma a Zannini disse sì, e Zannini – che glielo chiese avendo già incorporata la risposta – si sentì, a ragione o torto, un intoccabile. Circa un anno dopo essere andata in pensione, Maria Antonietta Troncone è divenuta, poco tempo fa, per nomina della Regione Campania, presidente di Agrorinasce, consorzio dei comuni dell’agro aversano che, mettendosi insieme, hanno costruito la struttura che si occupa dell’attribuzione, della collocazione e dell’utilizzo dei beni confiscati alla camorra, gestendo gare d’appalto milionarie partecipate almeno per il 90% da imprese di San Cipriano, Casapesenna, Villa di Briano, San Marcellino, ecc.
Lavorando per l’attribuzione in maniera così plateale di quella cittadinanza ordinaria, Zannini compì un errore di valutazione perché non calcolò (oppure semplicemente sottovalutò) che al comando della Procura di S. Maria C.V. era arrivato, alcuni mesi prima di quella ostentatissima cerimonia, dopo un paio d’anni di reggenza dell’aggiunto Renzulli, un fedelissimo della Troncone, Pier Paolo Bruni, che si insediò con l’idea tranquilla, semplice e ortodossa di svolgere la funzione che gli indicava la Costituzione: attivare, all’occorrenza, l’azione penale.
Le cose cambiarono: magistrati che avevano dovuto mordere il freno, di fronte alla decisione, per carità legittima, ma che in tanti, compresi noi, non condividemmo, assunta dalla dottoressa Troncone di avocare a sé la delega dell’azione penale, delle indagini relative ai reati contro la pubblica amministrazione, poterono di nuovo sviluppare le loro capacità, riuscendo a realizzare delle indagini che negli anni precedenti la procuratrice Troncone non era riuscita a realizzare.
Era perfettamente naturale, dunque, che chi svolgeva la politica (o presunta tale) in un certo modo rimanesse impigliato in una rete che non era nulla di eccezionale, ma rappresentava solamente quella che un qualsiasi PM deve tenere sempre attiva per assolvere correttamente alle proprie funzioni.
Qui in provincia di Caserta si sono fatti, come si suol dire, tanti “film in testa”, alimentati probabilmente da chi veniva attinto dalle attenzioni dell’autorità giudiziaria in maniera improvvisa e inaspettata. Semplicemente accadeva che Giorgio Magliocca, presidente della Provincia, e Giovanni Zannini, consigliere regionale, finivano sul libro degli indagati per reati gravi.
Non per cercare gocce di moralismo nelle sacre scritture, ma qui – come detto – bastava buttare la rete affinché certi pesci, molto semplici da pescare, ci finissero dentro. Come si suol dire, va da sé.
È stato anomalo e, secondo noi, sbagliato, quello che è capitato prima dell’arrivo di Bruni, ma questo è un nostro punto di vista assolutamente opinabile, mentre anomala è stata la decisione di un procuratore della Repubblica in servizio in una data provincia di accettare la cittadinanza onoraria da un comune governato – ribadiamo questo concetto perché anche i bambini sanno che dal 2017 il vero sindaco di Mondragone è Zannini – da un cittadino, un rappresentante delle istituzioni, eletto nella stessa provincia.
Dopo la visita realizzata da Giovanni Zannini e dal vicepresidente di allora e di oggi della Regione Campania Fulvio Bonavitacola nell’ufficio aversano della procuratrice Troncone, subito dopo la cerimonia di Mondragone e nel giorno della presentazione della nuova giunta comunale della città normanna, successe con i diretti interessati probabilmente sorpresi che, prima Magliocca, poi Zannini, finirono per essere coinvolti in due pesanti indagini, il primo all’inizio dell’ottobre successivo, il secondo nei primissimi giorni di novembre.
Ciò, ribadiamo, non per volontà persecutoria, ma semplicemente perché a Santa Maria era stata riattivata, sempre secondo noi, la rete che collega l’articolo 112 della Costituzione, ovvero l’obbligatorietà dell’azione penale, ad una, tutto sommato, ordinaria e normale attività di chi questo obbligo deve esercitare.
Quelle indagini sono ancora in corso, ma Zannini si rende conto che tutto il potere che ha costruito e che lo rende dal 2015 ogni giorno ebbro per il modo in cui riesce a condizionare le vite di tante persone, a godere per tutti quelli che gli stendono tappeti rossi, che lo implorano di “sistemare” il proprio figlio disoccupato, non può prescindere – pena il suo declino – dal rischio di alcune azioni fondamentali per comunicare che la situazione in provincia di Caserta non è cambiata e che a comandare è sempre lui.
Quando abbiamo visto questo filmato girato con uno smartphone a bordo di una barca del corteo di mare che ribadisce ogni anno la tradizione dell’immagine della Madonna Assunta in cielo che raggiunge la spiaggia di Mondragone, approdandovi dalla barca principale del corteo stesso, abbiamo immediatamente ripensato alla sequenza dei fatti successi nei primi giorni della presidenza di Anacleto Colombiano. Con freddezza, cinismo e determinazione, Giovanni Zannini è stato in grado di non far capire a Marcello De Rosa, vicepresidente reggente per molti mesi, che lui lo avrebbe quasi preso a schiaffi per come aveva amministrato le uniche attività che una categoria di politici o presunti tali, qual è quella a cui appartengono Zannini e lo stesso De Rosa, concepiscono. De Rosa aveva realizzato un concorso con 9 assunzioni, tra cui quella del fratello di una consigliera comunale di Casapesenna, considerata importante nell’economia degli interessi elettorali del De Rosa nel comune che domina da anni. Poi c’era stata un’altra assunzione, stavolta di una congiunta proprio il giorno prima delle elezioni e utilizzando una commissione giudicatrice presieduta dalla sua pupilla, l’architetto Teresa Ricciardiello.
Poi aveva messo mano al consiglio di amministrazione di Terra di Lavoro S.p.A.
Zannini e Colombiano si sono detti e si sono giurati che non avrebbero fatto capire nulla di questo disappunto nel corso della campagna elettorale, in modo che Marcello De Rosa si sentisse parte di un accordo alla pari e portasse a votare se stesso e tutti i consiglieri comunali a lui fedeli per Colombiano, attivandosi anche per costituire e consolidare il cartello del consenso dei sindaci dell’agro aversano. Non appena Giovanni Zannini, attraverso Anacleto Colombiano, si è insediato ancora una volta alla Provincia, ha smontato spicciativamente i concorsi e le nomine di Marcello De Rosa, al punto che quest’ultimo ha fatto una cosa senza precedenti, attaccando duramente un sindaco appartenente alla sua stessa genetica antropologico-territoriale.
Ovviamente, come scritto nei giorni scorsi, la crisi tra De Rosa e Colombiano è rientrata, perché i poteri forti dell’economia dei comuni clou dell’agro aversano, quelli espressi dalle centinaia di imprese che hanno beneficiato per anni di milioni e milioni di affidamenti, di appalti conquistati alla Provincia ma anche negli altri enti “zanninizzati” come l’ex Consorzio Idrico, l’Ato del ciclo delle acque, l’Ato dei rifiuti, mettiamoci pure il Comune di Mondragone, sono intervenuti designando quattro di loro e hanno probabilmente ricordato a De Rosa e Colombiano che due leader della particolarissima ed inquietantissima politica di quel territorio non possono e non devono mai litigare perché loro non sono sindaci e leader come lo possono essere esponenti della politica di Lodi, Pavia, Reggio Emilia.
Loro sono leader nell’agro aversano, dove le dinamiche e gli equilibri dei poteri politici ed economici rispondono a codici del tutto diversi, che somigliano a quelli di certe zone della Puglia, di ampie zone della Calabria e ancor più ampie zone della Sicilia.
Però a Zannini resta una preoccupazione, perché sa che il combinato dell’indagine che lo ha attinto e la ricreazione autonomista attuata da Marcello De Rosa, che sarà anche un suo concorrente alle prossime regionali, necessita di un’esposizione plastica della propria leadership, del riconoscimento del suo ruolo di capo assoluto di quell’ampia fetta delle potestà amministrative che sanciscono l’alleanza potentissima e ormai inscindibile tra uno come Giovanni Zannini e la struttura, tutt’altro che disorganizzata, al contrario segnata da una grande armonia di tutti i soggetti economici che si spartiscono gli appalti sin da prima della pubblicazione dei bandi.
E allora la presenza contemporanea che si intravede su quella barca mondragonese, sua e del presidente della Provincia Anacleto Colombiano, fatto arrivare non a caso con tanto di fascia blu, ha proprio questo obiettivo: lanciare un segnale chiaro ai poteri forti dell’economia dominante del nostro territorio, quella delle imprese ormai consorziate di fatto che si spartiscono, come se si muovessero in una sorta di cupola e come in una Commissione, centinaia di milioni di euro.
Quella presenza in fascia blu del presidente della Provincia ha, secondo noi, un senso. Giovanni Zannini lancia un segnale chiaro a questo mondo dell’economia depravata della provincia di Caserta: qui comando solo io e se volete ottenere qualche obiettivo dovete parlare solamente con me.
Quando dunque diciamo che oggi Giovanni Zannini controlla tra i 40 e i 50mila voti vogliamo affermare proprio questo. Non sono numeri che si ottengono in maniera casuale. Tutta la pletora dei sindaci, degli assessori, dei consiglieri comunali che si muoveranno per lui o per quelli che lui indicherà nel momento in cui non sarà tanto fesso da prenderseli tutti sul proprio nome questi voti, ha bisogno di essere alimentata, abbeverata.
Questo è, questo è accaduto e questo accadrà solo se il mondo economico che Giovanni Zannini ha controllato attraverso Magliocca e oggi controlla attraverso Colombiano, avrà la certezza che sarà proprio lui il player della politica locale nei prossimi anni. Da ciò discende anche la nostra certezza che, se Zannini potrà, si candiderà a capo di una lista civica di De Luca, entrando direttamente nella maggioranza di centrosinistra (CLICCA E LEGGI); se non potrà, si candiderà in Forza Italia ma solo per utilizzarla come taxi perché, dopo dieci minuti dall’insediamento, raggiungerà De Luca nella maggioranza, magari sfruttando un patto già stipulato con il governatore, primo complice e primo motore di questo autentico mostro politico che ha avvassallato la provincia di Caserta.