L’EDITORIALE. Il post lunare del sindaco di AVERSA Alfonso Golia sulla condanna dell’imprenditore che cercò di corrompere l’assessore Zoccola. Ma se era così bravo, perchè l’ha lasciato andar via?

17 Giugno 2022 - 13:32

Noi dobbiamo sforzarci perchè, istintivamente, saremmo portati a buttare di getto su carta, su tastiera, l’ovvio pensiero “ma che cosa scrive questo qua, ma come si permette, ma guardate che faccia di bronzo”. E invece, siccome questo, volente o nolente, per motivi che sarebbe complicatissimo da spiegare, è un sindaco della Repubblica Italiana, allora, obtorto collo, lo dobbiamo trattare come tale, non risparmiandogli nulla, però sul terreno dell’analisi e di una conseguente valutazione che devono essere proporzionati alla sua incredibile capacità di essere riuscito a scrivere su Zoccola, quello che ha scritto

 

di Gianluigi Guarino

No, sindaco Golia, Benedetto Zoccola non è amico suo, ma è amico nostro e di tutti quelli che, seduti dietro ad una scrivania a rappresentare direttamente o indirettamente lo stato, avrebbero fatto esattamente quello che ha fatto lui, di fronte alla rituale offerta di una sommetta di danaro in cambio di un appalto.

Deve sapere, sindaco Golia, che quelli come noi, cioè quelli che avrebbero fatto quello che ha fatto Benedetto Zoccola, ancora cioè denunciare immediatamente l’imprenditore di Casapesenna Antonio Donciglio, condannato l’altro giorno dal tribunale di Aversa-Napoli nord a un anno e mezzo di reclusione per tentata corruzione, siamo pochi, ma buoni, ma proprio di quelli buoni buoni.

Voi, invece, siete molti e non siete affatto buoni. Certo, arrivare ad un grado di sfrontatezza, come quello che lei ha toccato in questo post, significa possedere un talento specialissimo, significa essere dotati di una intera armatura epidermica e non semplicemente di una faccia di bronzo.

Benedetto Zoccola consultò il sottoscritto quando lei gli offrì la carica di vicesindaco e quella di assessore ai lavori pubblici, ricevendo una pacca sulla spalla, e un “vai, è un giovane sindaco, ha parlato bene in campagna elettorale, speriamo che tu lo possa aiutare a cambiare almeno un pò le cose ad Aversa“. Se Benedetto Zoccola rappresentasse, come lei dice, un modello da seguire, un modello da imitare, se lei pensasse veramente quello che ha scritto ieri sera in questo post a dir poco lunare, non l’avrebbe messo in condizione di andarsene, così come invece ha fatto in scienza e coscienza (si fa per dire), pur di salvare, ad ogni costo e cedendo ad ogni compromesso, anche al più ributtante, la sua poltrona, poi salvata effettivamente, ma dopo averla immersa nelle acque reflue del pozzo nero, nerissimo in cui vanno a finire i rifiuti organici, i cascami provenienti dai cessi del palazzo comunale di Aversa.

Nella vicenda delle dimissioni di Benedetto Zoccola, di cui lui, da mio amico, mi rivelò ogni particolare, compresi quelli che, per lealtà nei suoi confronti, che me lo ha chiese espressamente, non ho mai scritto, è declinato, sindaco Golia, il suo alfabeto della vita e quello di Benedetto. Lei aveva davanti a sè un bivio. Avendo rotto con molti dei consiglieri che le avevano consentito, ognuno in quota parte, di vincere le elezioni del 2019, poteva fare due cose: tenere il punto e dunque fronteggiare a testa alta e profondendo ogni energia per rispondere colpo su colpo ai rilievi che le venivano contestati dai consiglieri ribelli, sopportando con orgoglio una eventuale sfiducia, una eventuale defenestrazione che avrebbe poi avuto la possibilità di lavare, di riscattare, andandosi a ricandidare in difesa degli stessi valori e magari con Benedetto Zoccola al suo fianco, oppure andare alla ricerca di un manipolo di individui, disposti a tutto, rotti ad ogni nefandezza politica, totalmente privi di un senso di appartenenza che non fosse quello esclusivamente collegato alla stretta coltivazione dei propri interessi personali.

Lei, sindaco, non solo ha scelto la seconda strada, ma si è gettato letteralmente a pesce, senza alcun imbarazzo, mostrandosi immediatamente a suo agio, pienamente ambientato in quel contesto, nella nuova situazione quando si è reso conto che bisognava ragionare con politici, tipo Giovanni Zannini, che non a caso utilizza questa autentica super cazzola dei moderati che significa mani libere, sto con De Luca, ma poi acchiappo tutto quello che posso acchiappare, mettendomi d’accordo un giorno con il Pd, un altro giorno con Forza Italia, un altro giorno con Italia Viva, l’altro appresso con Mastella, salvo poi fare un tentativo, com’è successo nei mesi immediatamente precedenti all’esplosione del covid, quando i sondaggi davano De Luca perdente anche contro il parcheggiatore di via S.Lucia, di entrare in Fratelli d’Italia, sulla scia del suo amico Michele Schiano, chiedendo al sottoscritto, evidentemente buono soprattutto come ripulitore di immagini e di garante munito di Vetril, di metterci la parola buona con la dirigenza del partito della Meloni, e vediamo se ora Zannini ha il coraggio di smentire.

Lei, sindaco Golia, incontrando Zannini, ha trovato esattamente, geometricamente, una scarpa in cui il suo piede entra a pennello che a confronto quella fatta indossare dal principe a Cenerentola ad epilogo dell’inseguimento post-mezzanotte, le fa un baffo.

Sembrate nati per essere alleati. Sembrate esistere per stare insieme. Sa di dov’è Zannini? Glielo dico io anche se so bene che ne è ben al corrente: è di Mondragone. E sa di dov’è Benedetto Zoccola? Anche in questo caso, glielo dico io, pur essendo ben consapevole che lei conosce bene la risposta: è pure lui di Mondragone. E sa dove si colloca politicamente Benedetto Zoccola? Per la terza volta, glielo dico io, pur di fronte a lei che sarebbe in grado di rispondere alla domanda qualora l’onestà intellettuale fosse una sua peculiarità politica:sta dappertutto eccetto che in un posto, quello in cui sta Giovanni Zannini.

E allora, sindaco Golia, questa volta non mi chiedo neppure se lei ci è o ci fa, non si deve, infatti, esagerare additandola come un politico, ma anche come una persona che alla luce di questo post, risulta essere stata totalmente zanninizzata, come zanninizzata è stata la storica, antica, orgogliosa città che questa strana politica del ventunesimo secolo, del post post prima repubblica, ha riempito di mostriciattoli, di gente strana, di cui è difficile ogni giorno stabilire equilibrate linee valutative, dovendo noi impegnarci a superare le categorie della questione morale a cui ci siamo dovuti necessariamente ispirare in questi anni, entrando o quantomeno mescolando nelle stesse dei tratti che raccontano, sul filo della risata, le stranezze e le miserie piccole e grandi del genere umano, ci viene in mente, al riguardo, un bel film francese di qualche anno fa che quel furbacchione di Aurelio De Laurentiis distribuì in Italia con il titolo “La cena dei cretini” ma che nel suo titolo originale si chiamava “Le diner de cons” che in francese non significa la cena dei cretini, bensì la cena degli stronzi.

Perchè, se è vero che noi non ci permettiamo di dire che siano dei cretini oppure degli stronzi, Dio non voglia,è anche vero che di cene, che chiameremo dunque “cene di intelligenti” ne fanno tante, consumando, durante le stesse, argomenti non certo riguardanti le biografie di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Rosario Livatino, anche quest’ultimo, al pari dei primi due, giudice barbaramente ucciso dalla mafia e beatificato di recente.

Suvvia, sindaco, abbia bontà e svolga per una volta un esercizio di onestà intellettuale…eh già….intellettuale, hai detto niente, è una parola!!! Quando vi riunite attorno alla tavola lei, Giovanni Zannini, Olga Diana, Federica Turco, Francesco Sagliocco, l’altro campione del pensiero contemporaneo cioè Giovanni Innocenti, qualcuno ha mai detto “ragazzi, se da me viene un imprenditore e mi offre una mazzetta di 50.000 euro, io lo vado a denunciare immediatamente alla polizia, ai carabinieri, alla guardia di fiananza, ai bersaglieri della caserma Garibaldi, ai Marines, alla Brigata Sassari e mettiamoci anche il battaglione Azov”?

Rovesciamo i ruoli, rispetto alle domande di prima. Stavolta ce lo dica lei, anche se noi lo sappiamo. Nessuno si è mai alzato per dirlo, anche se siamo ugualmente sicuri che nessuno si sia mai alzato per dire che lui i 50mila euro li avrebbe invece presi o , al limite, se proprio non li avesse presi, era solo perchè erano pochi.

Vede, sindaco Golia, con questo post lei ha sparigliato, ha “improcinato le cervella” di chi, più intensamente o in maniera più labile, ha seguito la vicenda del ribaltone. Ma lei, con questa sorta di contropiede surreale, ha voluto parlare, come un vero piazzista, come gli antichi ed abilissimi venditori di pentole, come quelli ancora oggi trovi nei suck della Tunisia e che sti rifilano il proverbiale tappeto, insomma, a tutti quelli che la mattina, ad Aversa, si alzano e nel corso dell’intera giornata non ripongono un solo pensiero a quello che succede al comune, al modo con cui viene amministrata la città, a certi cantieri che aprono all’improvviso, ad improbabili campi di padel che ottengono permessi in zone dove mai e poi mai avrebbero dovuto e potuto ottenerli.

Il  post da lei scritto è indirizzato a queste persone che purtroppo rappresentano una aliquota molto significativa, forse addirittura maggioritaria della città che conservano il diritto di elettorato attivo e anche passivo, visto che in caso contrario, in consiglio comunale, non ci sarebbe quel presepe che c’è. Gente che deroga continuamente, che abdica alla propria missione umana, prima ancora che a quella della cittadinanza. Gente che confonde la legittima aspirazione che ogni persona può avere a non immolarsi, a non essere strumento o terminale di un appuntamento con la storia, a non perseguire un’onestà ontologica, escatologica, a non rifuggire qualche volta il compromesso, la raccomandazione, soprattutto quando di mezzo ci sono i propri figli, con la pratica stabile del sistema no limits, che rappresenta un patto tra questi cittadini…. se se, altro che cittadini…e politici come quelli che la sostengono, alla cui schiera, a questo punto, lei caro sindaco, appartiene a pieno titolo.

Una persona minimamente informata, che conserva un briciolo di coscienza e di considerazione per la buona creanza, sa bene come si siano svolti i fatti ad Aversa ai tempi del ribaltone che Benedetto Zoccola, ma ascolti bene sindaco Golia, soprattutto il modello civile, morale, istituzionale che sta dentro e attorno alla decisione di quest’ultimo denunciare quell’imprenditore di Casapesenna che gli aveva offerto una mazzetta, hanno sepolto sotto ad una colata di merda. Ma secondo lei, quello che è successo durante e dopo il ribaltone, i posti di lavoro, fioccati uno dietro l’altro e che hanno “sistemato” la gran parte delle famiglie di Luciano Sagliocco e di Spezzaferri, e ancora, quell’improvvisa grazia che ha pervaso la consigliera comunale Federica Turco, divenuta una sorta di castigamatti, un talento preparatissimo a cui nessun concorso bandito dalla Regione o dalla Regione attraverso l’Asl di Napoli, è  riuscito a resistere, non c’entrano nulla con il fatto che sempre lei, ancora oggi, possa indossare quella fascia?

Sindaco Golia, secondo lei, non c’entrano nulla con la possibilità che ancora oggi ha di mirarsi allo specchio con la fascia tricolore, i fatti successi al consorzio idrico di Terra di Lavoro, dove Giovanni Innocenti, luogotenente di Giovanni Zannini ad Aversa, è stato assunto a tempo indeterminato, con un procedimento di stabilizzazione vergognoso che noi abbiamo raccontato in 5 articoli, dimostrando quale abominio avesse consumato nei confronti del diritto, quel tribunale di Santa Maria Capua Vetere che smentiva se stesso nel momento in cui permetteva, come invece non aveva mai permesso in passato in altre vicende relative al consorzio idrico, di stabilizzare a tempo indeterminato Giovanni Innocenti?

Guardi, noi di CasertaCe, su questi argomenti potremmo scrivere per ore. Ma lei crede veramente che noi, senza averla mai conosciuta, nè al tempo, nè tantomeno, Dio ce ne liberi, ora, ci saremmo messi ad ingaggiare questa battaglia ad Aversa, dopo aver sostenuto la sua elezione a sindaco, in base solo ed esclusivamente alle parole che lei prnunciò in campagna elettorale, cambiando idea, impostazione, linea editoriale senza una ragione, senza realizzare , senza raggiungere una convinzione totale, indiscutibile, ormai inemendabile, anche attraverso i racconti di Benedetto Zoccola, su cosa stesse diventando la sua amministrazione?

Altri oggi, dopo aver letto il suo post, proromperebbero con frasi tipo, sindaco, abbia la bontà di stare zitto oppure, sindaco taccia, ma come si permette eccetera, eccetera. Noi non lo facciamo, perchè nel momento in cui scivolassimo nella ritualità parruccona di certe parole, di certi luoghi comuni, andremmo a far “massa stupida” e non massa critica. Ci piaccia o no, lei, oggi, è, con pieno titolo giuridico, il sindaco di Aversa. Glielo consente una normativa che premia, ancora , in Italia,  mantenendo in vita l’istituto che nega il vincolo di mandato, i trasformismi, gli immorali, i papponi, i lacchè. Una normativa che le ha consentito di modificare radicalmente, sesquipedalmente la sua maggioranza e di governare oggi, grazie a quelli che le elezioni le persero contro di lei e in base ad un’intesa con i signori Giovanni Zannini, Stefano Graziano, Marco Villano, l’imprenditore Pozzi, la famiglia dell’altro imprenditore Nino Della Gatta, più figliolo in carriera, di Yuri Cecere.

Piaccia o no, si tratta di una situazione che va accettata, dato che se in un ordinamento ci sono leggi demenziali, finanche criminogene o se nello stesso ordinamento ci siano vuoti che un legislatore che poi non è tanto meglio dei signori appena nominati, non colma, ciò non vuol dire che queste leggi, da combattere, da contestare in tutti i modi consentiti dalla democrazia, non debbano essere rispettate, perchè se dura lex, sed lex, allora anche stolida lex, sed lex. Detto questo, però, lei ha il diritto di scrivere ciò che le pare, ma quando il suo dire esce dal perimetro della politica politicante, rispetto alla quale noi interveniamo poco e anche malvolentieri, per violare e violentare quello della storia, attraverso una mistificazioni come quella che dà corpo al suo post, noi abbiamo il diritto e il dovere, soprattutto il dovere, di opporre gli strumenti di una critica dura, perentoria e implicabile.

Sindaco Golia, a lei il suo, a lei il mondo e il modo di vivere in cui crede; a noi cioè ai CasertaCe, ai Guarino e agli Zoccola, il nostro.