L’ESERCITO DEI RICICLATORI del cognato di Capoluongo. Nome per nome, cifra per cifra, i 27 soldati di Giuseppe Guarino. L’intercettazione sulla droga e….

2 Novembre 2021 - 14:45

Un altro elenco illuminante contenuto nell’ordinanza e che pubblichiamo integralmente in calce ad un articolo in cui forniamo ai lettori degli strumenti per evitare di far confusione sui tanti numeri, sulle tante cifre, presenti in questo atto giudiziario e che necessitano di una adeguata legenda

 

TRENTOLA DUCENTA/SAN MARCELLINO – Siccome questa ordinanza sul maxi riciclaggio di 175 milioni di euro è piena di numeri e di cifre finanziarie, bisogna trattarla con le molle. Dunque, se l’altro giorno abbiamo pubblicato uno stralcio che conteneva una prima quantificazione della media delle cifre riscosse e “ripulite” dalle teste di legno di chi tirava i fili dell’organizzazione, oggi, nel momento in cui pubblichiamo un secondo elenco con tanti nomi, dobbiamo informare il nostro lettore che questo è in parte mutuato dall’elenco già pubblicato ed è integrato dal giudice nel momento in cui è chiamato a delineare l’incolpazione o capo di imputazione provvisorio, che dir si voglia, nei confronti di Peppe ‘o massicc, al secolo Giuseppe Guarino, cognato di Giacomo Capoluongo.

In linea di massima, la media dei 25mila euro al giorno nell’arco di tutti i tre anni e mezzo, precisamente in 1.447 giorni, così come si legge dallo schema riassuntivo contenuto nell’ordinanza e da noi riproposto integralmente in calce, viene solo leggermente modificato proprio perchè il gip riassume con numeri e tempi precisi, quello che fino ad ora aveva pubblicato, focalizzando la sua attenzione su sezioni specifiche dei comportamenti criminali dell’organizzazione.

Questo quadro riassuntivo indica un totale di 46 milioni di euro di cui 28 milioni 600 mila circa prelevati direttamente in contanti. Per la precisione, giusto per una dovuta correzione al dato fornito nell’ordinanza, la media è di 19mila 765 euro al giorno, ovviamente solo sui 28 milioni e 600 mila prelevati in contanti.

Si tratta di numeri riguardanti solo le operazioni che avvenivano sotto il controllo diretto di Giuseppe Guarino. Tanto è vero che oltre ai dati aritmetici che indicano come media mensile di riscossione in contanti la cifra di 596mila, vengono riportati anche tutti i nomi, partendo da Guarino stesso, per arrivare fino ai riscossori, passando per quelli che potremmo definire quadri intermedi, quali Armando Della Corte, Giuseppe Piscopo, Salvatore Prato.

Questa conclusione investigativa è frutto di accertamenti contabili molto accurati, ma anche di alcune intercettazioni in cui Guarino incrocia le voci di più interlocutori, in particolare ce n’è una in cui parla con una certa Amalia Giacchetta, una prelevatrice. Interessante è il contenuto della telefonata: il problema è la permeabilità dei riscossori rispetto al rischio di non utilizzare il denaro prelevato ii n modo tale che questo arrivasse fluidamente nella mani di Giuseppe Guarino.

Chi aveva vizi, era considerato a rischio. Dunque, Guarino domanda alla sua interlocutrice se un tal Savanelli fosse dedito alla vendita degli stupefacenti. Noi riteniamo non si tratti di un timore legato alla necessità di servirsi solo di insospettabili incensurati, quanto di una perplessità legata all’incarico frutto di un ordine impartito a una persona che con il danaro aveva presumibilmente un rapporto problematico.

Noi preleviamo soldi, è diverso“, così diceva Guarino ad Amalia, ammettendo, secondo la ricostruzione del gip, che anche la sua fosse un’attività criminale, sicuramente diversa da quella relativa allo spaccio di stupefacenti, ma inserita contestualmente nello stesso ragionamento e di conseguenza considerata solo da Guarino un altro tipo di attività comunque criminale.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDIANNZA