L’Omelia di Don Galeone: “L’Epifania è la festa della luce, della ragione che cerca la fede, la festa della salvezza offerta a tutti”

6 Gennaio 2023 - 10:08

L’Epifania è una festa dal sapore missionario: l’arrivo dei magi alla grotta di Betlemme spalanca l’annuncio della buona notizia per tutti i popoli della terra.

6 Gennaio 2023 ✶ Epifania del Signore (A)

Dal creato al Creatore!

Prima lettura: La gloria del Signore brilla sopra di te (Is 60,1). Seconda lettura: Tutti i popoli sono chiamati in Cristo a partecipare alla stessa eredità (Ef 3,2). Terza lettura: Siamo venuti dall’Oriente per adorare il re (Mt 2,1).

Terra di passaggio, oggetto di contese, crocevia di popoli, culture, razze e lingue, la Palestina è stata invasa e occupata a turno da egiziani e da assiri. Il desiderio di prendersi un giorno la rivincita contro questi oppressori è stato coltivato a lungo da Israele (Sal 137,8), ma la vendetta non entra nei progetti di Dio. Un profeta anonimo del III secolo a.C. rivela quali sono, invece, i sogni di Dio. Eccoli: «Un giorno gli egiziani serviranno il Signore insieme con gli assiri. Israele sarà il terzo con l’Egitto e l’Assiria, una benedizione in mezzo alla terra. Li benedirà il Signore dell’universo: Benedetto sia l’egiziano mio popolo, l’assiro opera delle mie mani e Israele mia eredità» (Is 19,23). Una profezia sorprendente, inaudita, incredibile: Israele è destinato a essere mediatore di salvezza per i suoi due nemici storici, gli assiri e gli egiziani. Un secolo prima un altro profeta aveva annunciato: il Signore condurrà tutti gli stranieri sul suo monte santo e li colmerà di gioia nella sua casa (Is 56,6-7). Il sogno di Dio si è realizzato quando in Giacobbe è spuntata, come il Signore aveva promesso (Nm 24,17), la stella, Cristo Signore. È questo il messaggio di speranza dell’Epifania, la festa della luce.

Epifania, non Befana!   L’Epifania ha un processo di degradazione semantica, una caduta verticale di significato nota a tutti: dalla “Epifania” alla “Befana”, la vecchietta dei regali e dell’anno vecchio che se ne va! Epifania è una parola che deriva dal greco, e significa la rivelazione dell’amore gratuito ed universale di Dio padre. Lungo i secoli, l’Epifania è diventata anche la festa della luce, della ragione che cerca la fede, la festa della salvezza offerta a tutti. A Natale è apparsa la salvezza, nell’Epifania questa salvezza viene offerta a tutti. La caratteristica dell’Epifania è questo respiro universale, questa salvezza alla portata di tutti. Difatti, la tradizione popolare ha dipinto con tre colori diversi la pelle dei tre Magi, proprio a indicare l’universalità della salvezza. Quella salvezza, riservata agli ebrei, è ora per tutti, perché davanti a Dio non esiste nessun popolo eletto né razza pura: “Dio non preferisce nessuna etnia: chi pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a Lui accetto”, così leggiamo negli Atti degli Apostoli. Per troppo tempo la Chiesa cattolica, cioè noi, è stata legata alla filosofia greca, al diritto romano, alla cultura occidentale, all’uomo bianco. Ma la Chiesa non può essere bianca o nera, borghese o proletaria, dell’est o dell’ovest. La Chiesa è “cattolica” nel senso etimologico del termine, e cioè aperta a tutti. La casa di Dio non appartiene a nessuno perciò è di tutti!

Tornare alla vita “per un’altra strada”   Per avere dimenticato la verità della “paternità universale di Dio”, abbiamo inaugurato un sistema di facili etichette e di odiosi ostracismi; abbiamo proclamato le guerre sante delle crociate; abbiamo bollato come radical-estremista chi aveva un pensiero diverso dal nostro; abbiamo innalzato roghi per eretici che andavano curati e non bruciati; abbiamo eretto tribunali per inquisire e torturare chi rifiutava le nostre verità e le nostre virtù; abbiamo predicato l’antigiudaismo, costruito il ghetto, cucito la stella di David, provocato l’Olocausto; abbiamo composto il Sillabo e l’Indice dei libri proibiti, lanciato scomuniche, censure, sospensioni, interdetti … che scandalosamente offendono l’unità della famiglia umana, e che oggi faticosamente si cerca di ricomporre. “In quante divisioni noi cristiani portiamo la nostra parte di responsabilità!”, ha riconosciuto Giovanni Paolo II. Qualcuno ha salutato questo linguaggio come una svolta storica nella dottrina cattolica. Per la prima volta un papa parla di “rispetto dei diritti degli altri, che non appartengono alla nostra religione”. Dobbiamo stare, quindi, in guardia a non dicotomizzare candidamente i buoni da un lato (i cristiani, per esempio, popolo della nuova alleanza!) e i cattivi dall’altro (gli ebrei, per esempio, popolo della vecchia alleanza!). La felice avventura dei Magi può essere anche la nostra, se avremo il coraggio di metterci in cammino, di rischiare, di essere coerenti, di credere ai sogni, di sfidare il sorriso della stupida maggioranza; se torneremo in famiglie e nel lavoro per un’altra strada, non in senso geografico ma spirituale. Non ritornare al Potere, nel Palazzo di Erode, con la sua sterile sapienza, ma convertiti dentro, rifatti nel cuore, con la gioia di chi ha davvero incontrato il Signore!

Cristo circola in incognito   La domanda dei Magi “Dov’è il re dei giudei?” turba Gerusalemme, il centro del mondo civile e religioso. Ma non c’è più nessuna città santa, perché la terra tutta è santa. Non c’è più una casta sacra, che domina e dirige le speranze collettive, perché Dio è il Signore della storia. I popoli non dovranno più salire a Gerusalemme, ma i cristiani dovranno entrare nei cantieri del mondo, umili testimoni dell’Assoluto. Senza privilegi da difendere, e una sola ambizione: servire l’uomo. I Magi vengono da lontano: questo significa che le speranze umane non hanno il loro epicentro in noi: si stanno organizzando fuori di noi. Per secoli abbiamo creduto che il Regno di Dio avesse le dimensioni della Chiesa cattolica, e che fuori dalla Chiesa non ci fosse possibilità di salvarsi. Abbiamo, invece, riscoperto che Dio illumina ogni uomo in questo mondo, e che Dio cerca adoratori in spirito e verità. Noi, da che parte stiamo? Non è scontato che stiamo dalla parte di Cristo, come ci farebbero pensare la nostra educazione religiosa e la nostra devozione domenicale. Venivano da molto lontano quei Magi che annunciavano la nascita di Gesù. A portare a Gerusalemme, la città santa, l’annuncio che era nato Gesù, non furono i sacerdoti e i teologi, ma degli estranei. La salvezza oggi passa per luoghi inediti, per canali non autorizzati. Gesù circola, come sempre, in incognito. Credere nel Vangelo significa anche ascoltare un messaggio che ci viene da fuori, da lontano.

I Magi: viandanti in cerca della Verità   Beati coloro che dimenticano la sterile saggezza; che non vanno a rintracciare la parola di Dio nella polvere dei concili del passato, perché viva e imprevedibile è la parola di Dio, e si affida ai gesti, ai gemiti, alle insurrezioni, alla bellezza della vita, che nasce al di fuori degli steccati della nostra civiltà! Questa considerazione non è guidata da frustrazione storica o da volontà di autodenigrazione: esprime la fiducia nella paternità universale di Dio, che non può essere intrappolato dalle astuzie della piccola ragione umana, né piegato dalle nostre preghiere a fare la nostra volontà. Verità scomode, ma liberanti! Diventano una sicurezza storica e una consegna di vita, perché ci obbligano a liberarci da concezioni magiche, da congelamenti ideologici, da giocattoli religiosi. Come i Magi, siamo invitati alla conversione del cuore, a tornare in patria per un’altra strada, quella di un’altra vita, ma con la luce di una stella in fondo al cuore. Per sempre! E’ così che mi piace pensare ai Magi: non come intellettuali che il potere ha messo a tacere con la paura e i regali, ma come filosofi alla ricerca di una verità più grande. Uomini della statura del biblico Abramo, che lascia tutto, sfidando il ridicolo della gente, per addentrarsi nelle tenebre luminose dell’avventura divina, con poche certezze, molti rischi, e la possibilità del fallimento. Stanchi di ruminare la vecchia verità, di riscaldare nelle gelide cosce lo sterile uovo, hanno provato una volta a credere all’utopia, alle stelle, ai sogni, alle voci del cosmo, e in fondo al viaggio, la felice scoperta: Gesù non li aveva attesi, ma era stato loro compagno e loro guida. Uomini come il mitico Ulisse, che non ha voluto entrare nel gregge della mediocrità generale, non si è rassegnato al conformismo. Fra le risate dei benpensanti, i Magi hanno testimoniato che Dio è il solo che mai può essere cercato inutilmente, neppure quando appare impossibile trovarlo. Buona vita!