L’OMICIDIO DI NICOLA PICONE. Ha un volto e un nome il “traditore” che ha offerto su un piatto d’argento la sua vita ai killer napoletani
24 Ottobre 2018 - 10:26
AVERSA – (g.g.) Che Nicola Picone, ucciso nella notte tra giovedì e venerdì scorso, sia stato tradito da qualcuno di cui si fidava, dentro ad un filone classico tipico di molti omicidi di mafia e di camorra, non è stato in discussione neanche per un secondo. D’altronde, Nicola Picone è stato ammazzato in un’area di servizio di un distributore di carburanti di Viale Europa ad Aversa, dove la sua auto era ferma e non certo per strada, agganciato da un commando di morte come capita nell’altra modalità, ancor più usuale, dei delitti di malavita.
Se ha fermato l’auto lì, alle 2 di notte è perchè aveva un appuntamento con una persona di cui si fidava. L’unica cosa da stabilire è se questa persona abbia partecipato all’omicidio o si sia limitata a offrire la vita di Picone, dando ai killer orario preciso e luogo in cui il giovane 26enne si sarebbe presentato fondamentalmente indifeso.
Gli inquirenti stanno trovando, probabilmente, nella famiglia di Nicola Picone, qualche aiuto, in modo da comprendere chi fossero gli interlocutori della camorra napoletana con cui il 26enne fosse in contatto, che sin dal primo momento CasertaCe ha individuato, per esperienza e per cognizione, come l’autrice di questo delitto. Contatto tempestoso visto e considerato che, stando alle prime testimonianze raccolte da familiari, pare che Nicola Picone avesse già ricevuto delle minacce.
Nonostante questo, girava da solo, di notte, in strada ad Aversa. Evidentemente non riteneva che queste minacce fossero tanto serie da mettere a repentaglio la sua vita, altrimenti non si sarebbe certo presentato alle 2 del mattino in un’area di servizio. Una comodità, per i killer, i quali non hanno dovuto affrontare l’impaccio di attività umane in corso e di testimoni, aggiungendo a ciò l’ulteriore benefit delle 5 o 6 ore che hanno separato l’omicidio dal rinvenimento del corpo.
Sempre nell’ambito di questi interrogatori, gli inquirenti starebbero seguendo una pista che li potrebbe portare all’individuazione della persona che ha tradito Nicola Picone. Hanno un nome in mano. Vedremo se nelle prossime ore o nei prossimi giorni ci sarà un’evoluzione.
Nelle ultime ore notiamo, indossando un sorrisino ironico di auto compiacimento, che tutti si sono attestati sulle posizioni di CasertaCe. Scompare, infatti, dagli altri giornali, l’ipotesi surreale, fantascientifica e derivata da una non conoscenza delle fenomenologie criminali del clan dei casalesi, di una vendetta trasversale per punire il neo pentito Nicola Schiavone. Si parla, invece, dei debiti di Nicola Picone, cioè di quello che noi abbiamo scritto mezz’ora dopo l’omicidio.