LUIGI CASSANDRA, la parabola discendente di un pentito poco credibile. Ora la mega struttura confiscata “Night and Day” potrebbe essere abbattuta in quanto irreversibilmente abusiva

25 Giugno 2022 - 12:47

TRENTOLA DUCENTA – Abbiamo notato che, ultimamente, l’atteggiamento della magistratura giudicante nei confronti dei pentiti o collaboratori di giustizia che dir si voglia, è mutato.
Questa è la brutta storia che ha un punto di inizio in una delle pagine peggiori della non sempre edificantissima storia della nazione.
Inutile, al riguardo, rievocare dettagliatamente quello che successe nella notte del giugno 1983 ma soprattutto in base a quale utilizzo dei pentiti i magistrati della Procura di Napoli, che purtroppo lo Stato Italiano non cacciò dalla magistratura come avrebbero meritato, incarcerarono Enzo Tortora.
Inutile rivangare, anche se le cose non è che siano andate tanto meglio negli anni immediatamente successivi. Ma quantomeno il rapporto si è parificato: in tanti si sono pentiti senza essersi pentiti veramente, ma solo per salvarsi da pene detentive lunghissime e, perché no, per abitare nella zona di comfort garantita dallo Stato.
La differenza rispetto al caso Tortora è che dagli anni ’90 in poi è aumentata anche la percentuale di magistrati che si approcciavano ai collaboratori di giustizia non avendo in testa l’idea inquietante di utilizzare le loro dichiarazioni al servizio di una decisione già presa a priori contro questo o quell’altro, contro quel politico e quell’imprenditore.

Beninteso, questo prototipo di magistrato non si è certo estinto.
Però, ripetiamo, la situazione si è quantomeno equilibrata nella sua casistica.
La differenza, come dicevamo all’inizio, la stanno facendo i giudici dei Tribunali.
I Gip sono più attenti e i casi di autentico copia-incolla, di letterale trasfusione delle richieste di applicazione di misure cautelari nell’ordinanza che poi effettivamente le rende esecutive, sono decisamente diminuiti.

Questo atteggiamento dei collegi giudicanti sta consentendo di riscattare, almeno in parte, la nostra Repubblica, la quale per anni e anni, solo per il fatto che un tizio, magari gravato di tre o quattro omicidi, di partecipazioni dirette a clan mafiosi o camorristici, si pentisse, diventava credibile a prescindere.
Il livello dell’analisi dei giudici chiamati a decidere è aumentato e dunque capita che Francesco Zagaria detto “Ciccio e’ brezza” prenda quasi 17 anni di carcere senza l’applicazione del ben noto articolo 8 del decreto 154 del ’92, nell’ambito del processo che ha assolto dall’accusa di collusioni con la camorra l’ex sindaco di Capua Carmine Antropoli e altri, e capita pure che Luigi Cassandra, già vicesindaco di Trentola, già assessore comunale, già candidato al consiglio provinciale, venga sistematicamente smentito dalle sentenze dei Tribunali e delle due Corti al punto che oggi si rischia un eccesso contrario rispetto all’archetipo di Enzo Tortora: siccome una cosa la dichiara Francesco Zagaria o Cassandra è falsa o infondata a prescindere.

Quello che sta succedendo nelle ultime settimane intorno alla struttura-simbolo della vita e delle opere di Luigi Cassandra, cioè il complesso ristorativo-turistico “Night and Day”, infligge un ulteriore colpo alla credibilità di questo pentito.
Magari ci sbagliamo, ma non ricordiamo un altro caso in cui lo Stato Italiano, attraverso l’Agenzia dei Beni Confiscati, non abbia trovato una soluzione per rimettere nel circuito della completa legalità immobili confiscati definitivamente in quanto considerati provento di attività criminali, nel caso specifico del clan dei Casalesi.

Ci siamo imbattuti, infatti, in una serie di documenti nei quali si deduce che su “Night e Day” è in corso un’istruttoria finalizzata ad una presa d’atto definitiva e difficilissimamente derogabile a conclusione della quale il complesso costruito da Luigi Cassandra sarà certificato come irreversibilmente abusivo e dunque, aggiungiamo noi, votato all’unico destino che tocca ad un manufatto di questo genere, il cui status non può essere sanato in base alle norme vigenti.
L’Agenzia, probabilmente compulsata anche dalla Dda, ha rifotografato recentemente una situazione già nota: “Night and Day” è stato edificato in zona agricola e per quella che è stata la sua destinazione è in totale difformità (dire totale è anche poco) rispetto al titolo edilizio rilasciato nel 1997, per la costruzione di una casa colonica.
E fin qui niente di nuovo.
La parte interessante di ciò che l’Agenzia ha messo nero su bianco e dalla quale si capisce che difficilmente potrà essere trovata una soluzione per un utilizzo futuro a scopi sociali di quella struttura, arriva quando, provando a trovare un appiglio, una boa a cui aggrapparsi, sempre l’Agenzia è costretta ad alzare bandiera bianca.
A dimostrazione di quali fossero le intenzioni di Cassandra, questi presenta al Comune di Trentola una richiesta di variante allo strumento urbanistico vigente, cioè al P.R.G., per trasformare la concessione per una casa colonica in una concessione per struttura turistico-sportiva.

Ora, uno potrebbe esser portato a pensare che questa variante sia stata chiesta nell’ambito di un P.R.G. che comunque, da qualche parte a Trentola avesse tracciato perimetri attorno ad aree destinate a strutture turistico-sportive, come capita sempre in casi del genere che, nonostante ciò, restano il più delle volte difficilmente promuovibili.

E invece no: come scrive nella sua nota l’Agenzia per i Beni Confiscati, più che una variante al Piano Regolatore, quella operata da Luigi Cassandra, è la redazione di un nuovo Piano Regolatore, visto e considerato che in quello vigente al tempo non c’erano aree destinate a strutture turistico-sportive.

Erano altri tempi, e quella delibera lì rimase.

Sarebbe stata giocoforza bocciata dall’amministrazione provinciale, dove però non arrivò proprio, rimanendo lettera morta e dunque non attraversando tutto il sentiero che conduce all’approvazione di un P.R.G. o di una variante allo stesso: osservazioni, prima approvazione in consiglio comunale, seconda approvazione, sempre in consiglio comunale, che ne delibera l’esecutività.

Ora, è vero che l’Agenzia per i Beni Confiscati ha dato in carico ad un avvocato amministrativista per l’emissione di un parere pro veritate.

Noi non sappiamo se dal 1997 ad oggi sia stato approvato un nuovo Piano su cui agganciare un’eventuale richiesta di variante collegata, stavolta, all’esistenza da qualche parte di un’area a destinazione turistico sportiva.

Sappiamo, invece, che il nuovo Puc non è stato ancora approvato.

Per cui, se è vigente oggi il P.R.G. vigente nel ’97 la partita appare già chiusa, dato che occorrerebbe una legge speciale dello Stato per cambiare le carte in tavola e per evitare che un bene confiscato venga utilizzato, per scopi anche nobili, ma comunque in uno status di patente e irreversibile abusivismo.