MADDALONI. Andrea De Filippo fa muro contro la richiesta di un pezzo della minoranza di costituzione parte civile nel processo che lo riguarda. Ecco perché sbaglia

1 Maggio 2019 - 18:55

MADDALONI (g.g.) – La costituzione di parte civile all’interno di un processo, non istruito per effetto di una querela di parte, non rappresenta, né formalmente e neppure sostanzialmente una forma di ausilio alle tesi dell’accusa. Dunque, in questo secondo caso, nei processi nati da indagini partite, come si suol dire, d’ufficio attraverso cui l’avvocato che la parte civile rappresenta non diventa una sorta di surrogato del Pubblico Ministero, o un Pm di complemento.

La costituzione di parte civile in un processo in cui questa viene realizzata da un ente della pubblica amministrazione, da un’istituzione rappresentativa della democrazia compiuta, avviene quando il rinvio a giudizio formulato da un giudice del Tribunale, dopo la richiesta del Pm, riguarda esponenti di quell’istituzione o anche fatti che abbiano potuto provocare nocumento materiale o morale alla medesima.

Ciò non vuol dire che il comune X, nel momento in cui decide di costituirsi parte civile, ha realizzato, a priori, un suo processo, stabilendo in base a un grado di probabilità di una condanna o di un’assoluzione, di entrare nel dibattimento giudiziario oppure di non entrarci.

Il preambolo per dire che un uomo di sicuro ingegno e di cognizioni solide qual è senz’altro il sindaco di Maddaloni Andrea De Filippo

non può non capire che nel processo istruito dalla Dda, come conseguenza della famosa ordinanza sul presunto voto di scambio, il Comune ci deve stare. E l’unico modo per starci è costituirsi parte civile.

Il sottoscritto condivide la dichiarazione d’innocenza di De Filippo, entrato in questa vicenda giudiziaria con un’accusa, a mio avviso, decisamente labile. Ma in questo processo non c’è solo lui, ma vi abitano anche altri imputati, tra cui il fratello e la sorella di un noto malavitoso, riconosciuto colpevole di omicidio e condannato all’ergastolo e si dipanano anche altre trame che nulla c’entrano con il micro-episodio contestato al sindaco.

Il comune per decidere di stare nel processo, ovvero di costituirsi parte civile, non deve dunque stabilire un bel niente a priori. Proprio perché De Filippo è sicuro di poter dimostrare la sua innocenza, e siamo certi anche noi che la dimostrerà, non ha nulla da temere, anzi, dovrebbe essere proprio lui, uomo intellettualmente evoluto e che ben comprende quale sia la profonda linea di demarcazione tra una funzione pubblica e l’individuo che la ricopre, a spingere per la costituzione di parte civile.

Perché in quel processo, se lui sarà con molta probabilità, assolto, non è detto che lo saranno i signori Esposito, la candidata Teresa e suo fratello; non è detto che lo sarà Enrico Pisani, promotore della lista in appoggio a De Filippo che ha ospitato, nonostante gli appelli amichevoli di questo giornale, l’allora candidata Teresa Esposito. Il comune, in nome di un arroccamento immotivato sulla costituzione di parte civile, che rappresenta solo un posizionamento formale, un principio neutro, rinuncia a priori ad un eventuale risarcimento quantomeno morale, senza stare lì a guardare lo spicciolo di quello materiale, che eventualmente un tribunale dello Stato (che non è l’ultima bottega del mondo) dovesse decidere che in questa storia non c’è solamente un innocente, ma anche dei colpevoli.

Corretta, dunque, a nostro avviso, è la posizione assunta dalla maggior parte dei consiglieri di minoranzai quali hanno firmato una richiesta affinché l’amministrazione comunale decida di costituire parte civile la città di Maddaloni in questo processo.

Ha sbagliato Angelo Campolattano, anch’egli consigliere di opposizione, a dissociarsi. Mentre è addirittura clamoroso il rifiuto opposto dalla consigliera Concetta Santo dei 5 Stelle che a sua volta, pur appartenendo a un movimento attento anche agli aspetti meno evidenti della tutela della legalità, ha rifiutato di firmare.

bruno cortese e angelo campolattano

Vabbè, ha detto no anche Bruno Cortese, ma lui ormai è lanciato: da candidato sindaco e primo competitore di De Filippo, siamo passati alla collaborazione piena, a partire su certe cose riguardanti Cava Monti, che andremo meglio a esplicitare nei prossimi giorni.

Domani, invece, scriveremo un altro articolo sempre su questo argomento e su un altro paio di processi che dimostrano da un lato che il comune, quando vuole, si costituisce parte civile, dall’altro, che continua a non convincere la scelta di farlo con qualcuno e di non farlo con qualcun altro