MADDALONI. Trovate le due ditte: ecco chi ha evaso 95 mila euro di oneri di urbanizzazione. E le fideiussioni? Se, se…
10 Maggio 2019 - 17:31
MADDALONI (g.g.) – C’è ancora chi non capisce o fa finta di non capire il motivo perché i comuni casertani vadano a carte quarantotto. Quelli che ci seguono con più attenzione sanno che circa 3 settimane fa abbiamo dato la notizia del rinvenimento, perché questo termine bisogna usare, buono per la cronaca nera, ma anche per l’archeologia, di due numeri di protocollo attraverso i quali si prendeva contezza che due imprese titolari negli anni scorsi di lavori nel perimetro di Maddaloni non avevano pagato gli oneri di urbanizzazione. Un’evasione fiscale bella e buona, operata sulla pelle dei cittadini in un comune che poi ovviamente non poteva che andare completamente a ramengo.
La nostra inestinguibile, impenitente, incorreggibile cocciutaggine ci ha portati ha insistere a tal punto da riuscire alla fine a spuntarla e a ottenere i riferimenti precisi dell’anagrafe di queste due imprese e del tipo di lavoro effettuato.
La prima è la Valentino Costruzioni, di Domenico Valentino, che per lavori effettuati nel 2001 avrebbe dovuto versare 39.190, 81 euro in prima battuta, cifra arrivata oggi fino alla quota di 58 mila 138 euro e 81 centesimi, per effetto degli interessi e della sanzione. La seconda impresa è la CosVin di Antonio Vinciguerra che per lavori effettuati nel 2004 avrebbe dovuto versare al comune di Maddaloni 24435,29, divenuti, per effetto di interessi e sanzioni, oltre 38 mila euro. In entrambi i casi il comune non ha visto il becco di un quattrino e ogni misura risulta inutile, visto che entrambe le società sono defunte, finite, fallite.
La prima cosa che bisogna fare è capire a quando risalgono gli atti di liquidazione delle due società. Perché una cosa è se i prodromi del fallimento si siano verificati a lavori terminati da poco, altra cosa se il fallimento è arrivato molto tempo dopo la conclusione dei lavori quando il comune aveva ancora la possibilità di sviluppare ogni azione per recuperare questi quattrini. Non ci vuole un esperto nazionale dei vari codici degli appalti che si sono succeduti nel tempo per aver conoscenza di un fatto ovvio. Quando uno presenta un permesso a costruire e un progetto, l’autorizzazione è subordinata ad una polizza di fideiussione, in poche parole l’impresa rende impermeabile la sua obbligazione nei confronti del comune e della comunità rispetto alla variabilità, alla aleatorietà delle situazioni e delle condizioni aziendali. Ci sono soldi bloccati in una banca o una finanziaria, la cui esistenza è garantita dall’istituto di credito o dalla società finanziaria quali soggetti che poi, eventualmente, saranno chiamati a soddisfare l’obbligazione nel caso in cui l’impresa non fosse in condizione di farlo.
E qui casca l’asino. Altro che asino. Qui non è ignoranza, è cattiva creanza. Ricordate la storia della società finanziaria pezzottata, bollata d’infamia dal giudice del tribunale di Santa ;Maria Capua Vetere che ha firmato l’ordinanza dell’Interporto utilizzata dal signor Barletta e vergognosamente accettato dal sindaco Antonello Velardi, pur non possedendo i requisiti minimi messi nero su bianco dalle norme e dalle circolari della Banca d’Italia? E sì, da noi funziona così. Ci piace citare spesso una vecchia canzone satirica di Elio e le storie tese, La terra dei Cachi, arrivata seconda al Sanremo del 1996 per merito del motivetto, perché (ovviamente) il testo l’avevano metabolizzato in pochi. In un paese in cui tutto è truccato, volete che una fideiussione in un comune dell’Italia meridionale non sia fasulla? Farlocca? Che hanno fatto i sindaci e dirigenti del comune di Maddaloni per garantire la trasparenza e la validità delle strutture finanziarie di garanzia relativamente alle speculazioni dei vari palazzinari?
Ve lo diciamo noi: nulla. E se qualcuno avrà da obiettare, nei prossimi giorni vi faremo un bell’elenco di società odi cartone utilizzate a Maddaloni in decine di occasioni come garanti – aggiungiamo noi – della pezzotta.