Mamma morta a 29 anni con i suoi due bambini. Colpo di scena: il pm e la parte civile dimostrano che la clinica Pineta Grande non somministrò il farmaco salvavita

20 Gennaio 2020 - 21:12

GRICIGNANO D’AVERSA/CASTEL VOLTURNO (g.g.) – Potrebbe essere stata un’udienza decisiva, quella svoltasi stamattina, davanti ai giudici del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere che vede imputati i 3 medici della clinica Pineta Grande di Castel Volturno Stefano Addeo, Renato Brembo, Giuseppe Delle Donne ed altri 11 colleghi dell’ospedale di Giugliano: Gerardo Buonanno, Vincenzo Cacciapuoti, Gerardo Cardone, Giuseppe Ciccarelli, Giovanni De Carlo, Antonio Della Gala, Pasquale Favale, Pietro Granata, Giuliano Grasso, Crescenzo Pezone e Antonio Russo per la morte, avvenuta il 24 maggio 2014 dell’allora 29enne Francesca Oliva, deceduta, insieme a due dei tre gemellini appena partoriti nella nota clinica privata di Castel Volturno.

Udienza importante, perché il pubblico ministero Gerardina Cozzolino, con un’istanza a cui si è unito anche l’avvocato Raffaele Costanzo, legale di parte civile, ha chiesto ai giudici del collegio presieduto da Roberta Carotenuto di acquisire un documento, la cui copia pubblichiamo in calce a questo articolo, che dimostrerebbe il fatto che la cartella clinica della giovane mamma fu manomessa e falsificata. Risultava, infatti che a Francesca Oliva fosse stato somministrato il farmaco Unasyn, un forte antibiotico per fronteggiare infezioni gravi. In realtà, il documento, dimostrerebbe che questo farmaco non è stato somministrato favorendo, in questo modo, la setticemia, rivelatasi letale per la mamma e per i due neonati.

Nel documento si può leggere un elenco di farmaci effettivamente somministrati. Ma da questo manca proprio l’Unasyn.