MARCIANISE. Bruno Buttone su Raffaele Bellopede il professore: “Lo utilizzavamo ma non era un affiliato al clan”. E su Salvatore Bizzarro…
22 Luglio 2019 - 18:05
MARCIANISE – Raffaele Bellopede non chiede di essere assolto. E, con ogni probabilità, non si ritiene innocente del reato per il quale è stato condannato. Il professore marcianisano (la camorra nel Ministero dell’Istruzione ha fatto diversi adepti) è stato condannato ai sensi dell’articolo 416 bis. Ha anche scontato la pena, ma ora chiede giustizia per quanto riguarda il sequestro dei suoi beni, precisamente di due villette al mare site a Castel Volturno, di un fondo agricolo, del 50% di una proprietà immobiliare appartenente alla figlia, situata a Marcianise e di un conto corrente.
Questo sequestro è avvenuto sulla base di una relazione fatta dalla questura di Caserta (il questore, a partire dai codici antimafia degli anni 50, ha la stessa potestà del pubblico ministero di poter proporre la confisca dei beni), fondata sulla piena intraneità, cioè sull’affiliazione di Bellopede al clan Belforte. Nella sentenza, questo non emerge. In sede di udienza del tribunale sezione misure di prevenzione, è apparso, nei giorni scorsi, come testimone, il collaboratore di giustizia, ritenuto storicamente molto credibile dalla direzione distrettuale antimafia, Bruno Buttone.
Questi, pur confermando il ruolo che Bellopede ha avuto e la disponibilità che ha sempre espresso nei confronti del clan quando si è trattato di svolgere delle mansioni a favore dello stesso Buttone o di Belforte, ha precisato che Bellopede non è stato mai un affiliato del gruppo Mazzacane. Veniva utilizzato perchè era considerato un insospettabile anche per la professione che svolgeva.
Insomma, verrebbero a mancare quei presupposti, se le dichiarazioni di Buttone venissero riscontrare, che hanno portato al sequestro di tutti quanti i beni della famiglia di Raffaele Bellopede. A settembre, nelle prossime udienze, ci sarà anche un consulente di parte della difesa, il quale sarà chiamato a dimostrare che la situazione economica di Bellopede e della sua famiglia è, a differenza di quello che ha sostenuto la questura di Caserta, in linea con il patrimonio, il cui valore si giustifica attraverso l’attività professionale lecita condotta da Bellopede e dagli altri componenti del proprio nucleo familiare.
L’ultima parte dell’interrogatorio di Bruno Buttone è particolarmente interessante, dato che il pentito ritorna in maniera significativa sui rapporti tra la camorra e la politica, evidenziando soprattutto il ruolo di Salvatore Bizzarro, il quale versava 60-70mila euro all’anno al clan e chiese un aiuto per la campagna elettorale del comune di Marcianise dove si era candidato. Bizzarro in pratica voleva fare una bella figura. Stanziò molto denaro per l’affissione dei manifesti e corrispose un regalo personale a Bruno Buttone, da poco uscito dal carcere. Bizzarro gli chiese un incontro. Ed effettivamente i due si riunirono in un appartamento sito a Capodrise, “fuori zona”, dato che il pentito, in quel periodo, era “marcato” dalle forze dell’ordine.
Buttone non specifica quali siano stati gli altri interlocutori della cosca, ma dice che diversi politici di Marcianise sono stati riferimento del clan ed erano disponibili in qualche modo a risolvere problemi economici, legati agli interessi dei Mazzacane. Un settore, quello delle relazioni tra politica e camorra, ancora inesplorato, ancora intonso, nonostante le molte dichiarazioni fatte da più pentiti su questa osmosi tra politica, camorra e uffici comunale di Marcianise.
ALCUNI STRALCI DELLE DICHIARAZIONI DEL COLLABORATORE DI GIUSTIZIA BRUNO BUTTONE