MARCIANISE. Evviva, primo caso in Italia di consiglio comunale mix, in presenza, ma con il sindaco a distanza: il pessimo inizio di Virginia Terranova e la liberazione dal problema Angela Letizia

5 Novembre 2020 - 16:52

MARCIANISE  (g.g.) – Quando, nel marzo scorso, è esplosa l’epidemia del covid, si è posto seriamente il problema del funzionamento delle istituzioni rappresentative. In uno dei suoi primi decreti, il presidente del consiglio dei ministri installò, incardinò letteralmente la possibilità di tenere sedute di consiglio comunale o di un qualsiasi altro organo della rappresentanza diretta o indiretta, a distanza.

L’instaurazione del principio non implicava e non ha mai implicato il fatto che ognuno si comporti un po’ come gli pare. Nel senso che essendo quello uno strumento estremo, cioè straordinario, di emergenza, diventa comunque essa stessa una forma di manifestazione della potestà politica di indirizzo da regolamentare a sua volta.

Non è che ci vuole un esegeta del diritto amministrativo per capire che se un governo, attenzione, attraverso un provvedimento amministrativo e non legislativo qual è il Dpcm, ti mette a disposizione una via d’uscita per non paralizzare il processo democratico, tu, sindaco, amministratore comunale, consigliere comunale che ne usufruisci, non è che ti dai alla pazza gioia, ma cerchi di utilizzarlo tenendo conto che, se da un lato c’è il covid, dall’altro c’è la Costituzione, cioè l’ordinamento delle leggi, e c’è la lunga storia delle istituzioni democratiche.

Le due cose vanno messe necessariamente insieme.

Il passo di esordio della segretaria, per il momento ancora provvisoria ma abbiamo la sensazione, visto quello che è successo ieri sera, presto stabilmente insediata, non è stato di certo positivo. Virginia Terranova è atterrata sul pianeta Marcianise, dopo aver avuto tempestosisimi rapporti, prima a Sant’Agata de’ Goti, poi anche a Casal di Principe, dove Renato Natale, al quale tutto si può dire fuorché di non essere una persona attenta al rispetto intransigente delle leggi, ha ritenuto, nella sua autonomia di giudizio, che la Terranova non fosse adeguata al ruolo che ricopriva.

Da un lato, dunque, resta tracciata la via maestra della convocazione in presenza del consiglio comunale, dall’altra parte, esiste la disponibilità, legata all’emergenza, di una convocazione a distanza. Vedete, affermare che ne esistono due di possibilità e non tre, cioè che non esiste la soluzione mista, non significa innamorarsi di un cavillo. La presenza fisica di un consigliere comunale alla seduta non è un optional, ma rappresenta sostanza che dà validità a quell’adunanza e soprattutto le dà una caratteristica che connota il dibattito che si sviluppa durante la seduta.

In emergenza, hai l’opzione di convocare il consiglio a distanza. E anche in questo caso, tutti i partecipanti sono posti nella stessa condizione, una pari condizione di difficoltà nella dialettica espositiva delle proprie idee.

Permettere, come ha permesso sorprendentemente la segretaria Virginia Terranova al sindaco Antonello Velardi e al consigliere comunale Lampitelli, di essere formalmente presenti in assenza rispetto ad un consiglio comunale convocato in presenza, è un pasticcio onestamente incommestibile.

Ma diciamo pure che questa roba possa essere digerita. Rispetto a una condizione così anomala e sbilenca, con un plenum, un pezzo in presenza e un piccolo pezzo a distanza, occorre quantomeno che esistano delle ragioni tanto gravi, tanto importanti, da poter rendere giustificabile la ragione, in verità discutibilissima (come poi scriveremo nei prossimi giorni) che non esistendo una norma specifica sulla questione eventuale del consiglio comunale mix, chiarendo le ragioni per cui questo si possa tenere e le altre per cui non si possa tenere, allora noi lo facciamo.

Va bene, viva la Terranova, donna aggraziata con un discreto ego individuale, come ha dimostrato quando ha risposto in una fase un po’ travagliata del consiglio, parlando in terza persona, sul “Terranova pensiero”. Ok, adesso il sindaco Velardi ci dirà perché a Marcianise deve crearsi una situazione giuridicamente senza precedenti e deve nascere l’istituto del consiglio comunale mix.

Andatevi ad ascoltare l’audio e diteci se quella data da Velardi è una risposta rispettosa della funzione che lui esercita e dell’istituzione alla quale si rapportava ieri sera, seppur a distanza. Una sorta di autocertificazione: non devo spiegare niente a nessuno, la mia presenza a distanza è regolare.

Manco in un saloon del vecchio west. E qui già si capisce il grado di sudditanza, la candidatura al ruolo di scendiletto a cui i consiglieri di maggioranza si sono già consegnati. Perché uno può anche, anzi, deve anche rispettare il mandato popolare, soprattutto quando dalle elezioni non sono trascorsi nemmeno due mesi. Ma questo non vuol dire che non possa alzarsi in consiglio, richiamando il sindaco ad un comportamento più rispettoso dell’istituzione in quel momento riunita.

L’ha fatto solamente Raffaele Delle Curti, al quale va riconosciuto il merito di un coraggio che tanti altri non hanno avuto. Perché quella frase lì, che poi significa qua comando io e non ho il problema di preoccuparmi se normativamente tutto questo, cioè questa benedettissima elezione di Angela Letizia a presidente del consiglio (che finalmente ci siamo tolti questo dente e stiamo più tranquilli) porta dritto all’altra frase, all’altro concetto che è il seguente: se state qui, lo dovete solamente a me, per cui votate e non fatemi perdere tempo a spiegarvi perché dovete votare.

Vedete più passa il tempo e più Marcianise diventa un fenomeno antropologicamente estremo. Di solito, infatti, una comunità di gente educata e civile possiede, in questo momento l’argomento è di moda, gli anticorpi per mettere al bando, ostracizzando con uno strumento storico della democrazia diretta ateniese, il prevaricatore, colui il quale mette davanti se stesso, la propria persona, la propria visione, il proprio racconto ad ogni ragione, quand’anche remota, attinente all’istituzione che dovrebbe servire.

Noi, come abbiamo detto sin da subito, rispetteremo e difenderemo l’esito del voto del 20 e 21 settembre. Però, onestamente, non lo capiamo.

Continuiamo tornando un attimo sulla vicenda di ieri sera: in un qualsiasi comune d’Italia, un’anomalia di questo genere, sarebbe denunciata come una forzatura tale richiesta, poi ottenuta da un sindaco, il quale, benedetto Iddio, avrebbe potuto aspettare altri 10 giorni, ritornando ad essere negativo al covid, dato che oggi è ancora positivo, e promuovendo una normale seduta del consiglio durante la quale, spossati, quelli della minoranza gliel’avrebbero pure votata questa cavolo di Angela Letizia, che i primi filosofi, ma proprio i primi, avrebbero definito l’archè di ogni suo pensiero e di ogni sua intenzione.

Abbiamo ricominciato peggio di come avevamo finito. Ora vedremo pure se questa Virginia Terranova che, attenzione, lei lo ricorda bene, segretaria, noi di CasertaCe abbiamo difeso due estati fa, quando lasciò l’incarico nella vicina Capodrise, all’indomani dell’ennesimo divieto del sindaco Crescente a liberarsi del chiacchieratissimo, ma proprio chiacchieratissimo ingegnere Palermiti, sarà in grado di garantire un’autentica terzietà o se, sulla scorta di quello che è successo ieri sera, sia detto nel massimo rispetto della persona della professionista, non ha garantito, a nostro sommesso avviso.