MARCIANISE. PARTE SECONDA. Francesco Letizia, fratello della presidente del Consiglio, accusato dal Pm di aver brigato col segretario Tartaglione per ottenere il permesso sul suo progetto

1 Febbraio 2022 - 09:39

MARCIANISE – È opportuno, anzi doveroso, un supplemento che vada a completare l’articolo che sabato abbiamo dedicato alla raffica di avvisi di garanzia, con tanto di decreto di conclusione delle indagini preliminari, notificati tra gli altri (CLICCA QUI PER LEGGERE TUTTI I NOMI) all’ex segretario comunale Onofrio Tartaglione e all’ingegnere Francesco Letizia, fratello della presidente del consiglio comunale Angela Letizia, oggi in servizio nell’Ufficio Tecnico del Comune di Maddaloni.

In quel pezzo abbiamo compiuto il nostro consueto sforzo per mettere in equilibrio i concetti interpretativi da noi maturati e poi messi nero su bianco, di questa iniziativa giudiziaria riguardante una serie di atti illegali compiuti attorno ad un permesso a costruire chiesto ed ottenuto da un privato cittadino, il cui progetto di ristrutturazione e ampliamento di un proprio immobile sito in via Trieste è stato firmato dal citato Francesco Letizia.

Il reato contestato a quest’ultimo è quello di concorso in abuso d’ufficio.

Naturalmente, con un bel po’ di esperienza alle spalle per le ore e ore dedicate allo studio di atti giudiziari di ogni genere, ci è risultato subito evidente che il coinvolgimento di un privato, perché in questo caso Letizia è un libero professionista che eroga la sua prestazione professionale, nel reato tipico del componente degli apparati della pubblica amministrazione, non a caso si chiama abuso d’ufficio, si poggia su una struttura costitutiva non proprio semplicissima.

Ecco perché abbiamo scritto che non potevamo dare per scontato il fatto che le azioni di Onofrio Tartaglione, il quale sta alle competenze tecnico-ingegneristiche come il proverbiale cavolo sta alla merenda, fosse stato ispirato da Francesco Letizia.

Non lo davamo per scontato, ma a testa alta, in forza di una logica piuttosto difficile da opinare, ne rivendicavamo l’esistenza di possibilità.

Siccome noi non siamo giudici, non siamo avvocati e non siamo laureati in Giurisprudenza può capitare che nella enormità delle espressioni del Diritto Penale, ci possa sfuggire qualcosa.

In effetti, avevamo notato che oltre all’articolo 110, che classicamente definisce il concorso in un reato compiuto in prima battuta da altri, in questo caso dal pubblico ufficiale Onofrio Tartaglione, c’era anche l’articolo 117.

Come si suol dire, ci è rimasto il dubbio.

Siccome su queste cose siamo molto puntigliosi, ce lo siamo tolto attraverso una ricerca, che andiamo a riassumere.

Come detto, il reato di abuso d’ufficio rientra nel novero dei reati a soggettività ristretta.

In poche parole, si tratta di delitti che, direttamente, possono essere realizzati solo da soggetti portatori di una determinata qualifica, per l’appunto soggettiva.

Bisogna essere titolare di funzioni nell’ambito della pubblica amministrazione, devi esercitare un ufficio di cui, eventualmente, vai ad “abusare”.

Naturalmente la dottrina e poi la prassi, cioè la giurisprudenza delle decisioni dei giudici della legittimità, si è posta la domanda sulla possibilità che un soggetto privato, dunque non titolare di un pubblico ufficio, possa essere qualificato come concorrente in questo reato tipico della pubblica amministrazione, del pubblico ufficiale.

E qui entra in campo l’articolo 117 contestato a Francesco Letizia.

È proprio questo articolo a regolare e a definire il perimetro dentro al quale si può contestare ad un privato il concorso nel reato di abuso d’ufficio.

In effetti il 117 regola la materia in maniera più generale. Ma è lì che abita la risposta a questo problema giuridico.

Dunque, a un privato può essere contestato il reato di abuso d’ufficio, nella veste di concorrente, solo ove questi abbia concorso con il cosiddetto intraneus, nel nostro caso Onofrio Tartaglione, tenendo conto delle condizioni o delle qualità personali di quest’ultimo, ovvero dei reciproci rapporti interpersonali.

In presenza di questi requisiti, anche un privato – in questo caso il progettista dell’elaborato che deve ricevere il permesso a costruire – può essere indagato e incriminato.

Finita qui? Non ancora.

Il concorso eventuale nel reato qualificato dal soggetto attivo, per intenderci sempre Tartaglione, presuppone, tuttavia, leggete bene, una compartecipazione efficiente, nel senso che la corresponsabilità del privato, Letizia, deve essere esclusa allorquando quest’ultimo si sia limitato alla mera accettazione dell’atto abusivo, seppur vantaggioso per i propri interessi, ovvero si sia limitato a presentare un’istanza, una richiesta volta ad ottenere un atto che poi, nel concreto, risulti illegittimo.

Si vuole dire, in altri termini, che non è punibile quel concorrente del cui contributo non si sia, in concreto, tenuto alcun conto nell’esecuzione del reato.

Per cui, perché questo possa essere contestato, così come è stato contestato a Francesco Letizia, ogni contributo, tipico o atipico che sia, deve essere legato all’evento.

Pertanto, l’apporto va valutato alla stregua della rilevanza causale, ripetiamo causale, nonché dell’importanza obiettivamente assunta ovvero del grado di efficienza causale.

Volgendo al caso di cui ci stiamo occupando, si deve considerare come la mera coincidenza tra la richiesta del permesso a costruire presentato dal privato ed il provvedimento firmato dal pubblico ufficiale Onofrio Tartaglione, non sarebbe risultata di per sé sufficiente affinché il Pm intraprendesse il suo cammino con la speranza di ottenere la condanna del concorrente nel reato, cioè Letizia.

Evidentemente, il Pm della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere Chiara Esposito ritiene che ci sia quello che in termini giuridici si chiama quid pluris, da ravvisarsi nel fatto che la richiesta risulti preceduta, accompagnata o seguita da un’intesa con il pubblico funzionario o comunque da sollecitazioni del privato per l’ottenimento del provvedimento favorevole.

In conclusione, il nostro dubbio sul fatto che Onofrio Tartaglione si sia messo sugli attenti davanti alla sollecitazione arrivata dal progettista Letizia, fratello della presidente del consiglio comunale e pupilla degli occhi del sindaco Velardi, resta ma cambia totalmente il suo contenuto, che investe solamente la civiltà di uno stato di diritto che non può prendere per oro colato la tesi della pubblica accusa.

La quale, però, neppure può essere sottovalutata arrivando da una istituzione che si chiama Procura della Repubblica Italiana.

Al momento non si può non prendere atto che la Procura della Repubblica di S. Maria C.V., avendo chiuso le indagini senza chiedere l’archiviazione, ma attendendo che gli indagati possano eventualmente esporre le proprie tesi, presentando documenti o chiedendo di essere interrogati, allo stato delle cose il Pm ritiene che esistano le condizioni per chiedere ad un Gip il rinvio a giudizio di Onofrio Tartaglione e di Francesco Letizia, quest’ultimo come concorrente nel reato di abuso d’ufficio per un permesso a costruire rilasciato a un suo cliente.

Avviso di garanzia Francesco Letizia