MARCIANISE. La segretaria Iacobellis presenta il conto a Velardi e certifica il suo abuso edilizio. Vi spieghiamo cosa ne pensiamo noi su questa ennesima guerra ad personam, scatenata dal primo cittadino

9 Novembre 2021 - 21:47

In calce all’articolo, la comunicazione che la dirigente ha inviato a tutte le autorità, compresa la procura della repubblica di Santa Maria Capua Vetere

 

MARCIANISE – (g.g.) Da qualche settimana sentiamo parlare con insistenza di una seria frizione nel rapporto tra il sindaco di Marcianise Antonello Velardi e la segretaria generale Maria Antonietta Iacobellis.

Per carità, noi che seguiamo in maniera dettagliatissima i fatti di questa città, potremmo facilmente liquidare la vicenda come un fatto ovvio, legato a quella che più volte abbiamo definito la cronica, incurabile attitudine del primo cittadino di sviluppare la sua funzione con modalità stabilmente anomale e totalmente contraddittorie rispetto a ciò che un sindaco deve fare, che può fare, nei limiti della legge, nei limiti delle norme che rappresentano una entità che sovrasta ogni potere dello stato, diretto o derivato che sia.

Si potrebbe dire: segretaria Iacobellis, benvenuta tra i giostrai che ormai sono un plotone. Sotto a chi tocca, vediamo chi è il prossimo che incrocia le lusinghe del primo cittadino il quale dopo una luna di miele, rompe con tutti quelli che osano semplicemente dissentire con lui o quantomeno chiedere di esercitare il diritto di discussione, di confronto di tesi e di idee.

Ci saremmo potuti fermare qui ribadendo, dunque, un concetto espresso in moltissime occasioni e non recepito, in quella che è la sua gravità da chi dovrebbe cercare di capire meglio e di più le dinamiche attraverso cui si sviluppa la funzione amministrativa, attinente cioè al perimetro del diritto pubblico, nel comune di Marcianise.

Potremmo chiosare il tutto ribadendo la impossibilità di esporre argomentazioni in misura numerosa, dato che quando si esce dall’alveo della razionalità biologica, si finisce per perdere ogni strumento, ogni possibilità di essere una delle componenti di una democrazia compiuta, che è tale se le ragioni esposte dagli uomini e dalle donne, esposte dai cittadini e dai governanti, esposte da chi esercita la funzione politica di maggioranza e da chi esercita quella di opposizione, abitano sotto all’ombrello della legge che è un qualcosa insuperabile da ogni idea, da ogni manifestazione del proprio pensiero, naturalmente, ripetiamo, se queste dinamiche si esplicano dentro ad una democrazia.

E invece qualcosa in più dobbiamo scrivelra su questo atto, firmato dalla segretaria Maria Antonietta Iacobellis, la quale mette nero su bianco, ponendolo anche all’attenzione della procura della Repubblica, la sanzione, la certificazione dell’abuso edilizio compiuto dal sindaco Velardi, che, già di per sé, rappresenterebbe un fatto altamente riprovevole, che in una nazione matura dal nell’esercizio effettivo del pensiero e dell’etica democratici, comporterebbe le dimissioni o quanto meno  una procedura di contestazione della legittimità della funzione espressa.

Sarebbe così perché la legittimazione democratica, riscossa dal popolo sovrano, trova un evidente e poderoso  contrappeso, nella improponibilità della figura di un sindaco, che, a suo tempo, ha violato la legge, costruendo una porzione della sua casa in difformità rispetto al permesso ricevuto.

In una democrazia normale, si chiederebbe al popolo di tornare a votare alla luce di questo fatto nuovo, che merita di alimentare, di integrare la cognizione democratica di ognuno dei  cittadini –  elettori, che si recano alle urne per votare il proprio sindaco.

Ma noi non siamo una democrazia molto seria e molto collaudata, per cui anche un sindaco che compie un abuso edilizio resta in carica.

Però, il fatto nuovo, suggerito da questi documenti, che pubblichiamo integralmente in calce a questo articolo, va ad integrare le osservazioni da noi esposte all’inizio: non è, infatti, solo una questione caratteriale che rende  Velardi incompatibile con la carica che ricopre. Se, al contrario, fisse così, di brutti caratteri a comandare nelle città ce ne sono stati tantissimi e molti ci sono ancora nel presente.

Che dovremmo dire, ad esempio, di Vincenzo De Luca? Ecco perché non è solamente questione di un carattere che, immancabilmente, per necessità emotive che forse hanno a che vedere con un retroterra ancestrale o che sono maturate al tempo della fanciullezza, distrugge i rapporti personali, ma, soprattutto, istituzionali, uno alla volta, creando quel plotone di giostrai, cioè di vecchi e nuovi nemici del sindaco di Marcianise e che tali sono diventati dopo aver incautamente ritenuto di poter lavorare o di poter far carriera  grazie a Velardi e all’ombra di Velardi.

No, il problema è questo, ma anche un altro: il motore caratteriale non costruisce solamente una dialettica a senso unico, intemperante. Quell’attitudine caratteriale catalizza, infatti, le dinamiche comportamentali dell’individuo Antonello Velardi, ma anche e soprattutto quelle del sindaco Antonello Velardi, cioè della funzione pubblica che questi esplica. Insomma, uno può essere intollerante, intemperante, incazzoso, irascibile, ma allo stesso tempo può essere rispettoso del valore effettivo e non solamente retorico della legge e delle regole.

Ma se uno ha intascato, come dice la procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, centinaia di migliaia di euro di rimborsi non dovuti, sottraendo questi soldi alle tasche dei cittadini, figuriamoci se è in condizione di aprire un dialogo, magari con impronta autocritica, con la sua coscienza per la questione di un abuso edilizio.

E figuriamoci se uno così  si pone il problema della trasparenza o delle piccole spese di economato, delle quali  la segretaria comunale Iacobellis pure sta chiedendo conto in questi giorni.

Il carattere, dunque ma non solo: capita sempre, infatti, che se una persona, se un dirigente, un funzionario, un impiegato, un assessore, un consigliere comunale di maggioranza considerano un fatto serio la legge e le norme, sono destinati, immancabilmente, a litigare e a rompere con il sindaco Velardi, come dimostra questo ennesimo caso.

Ciò significa e significa pure tanto. Almeno per noi.