MARCIANISE. Omicidio Farina. Ecco perchè Mimì Mazzacane non è stato “arrestato”. Un altro motivo per cui a Salvatore Belforte è stato tolto lo status di pentito

22 Agosto 2019 - 16:10

MARCIANISE(g.g.) Lo stralcio dell’ultima ordinanza, riguardante il clan Belforte sull’omicidio di Giovanni Battista Russo contiene una parte significativamente ampia su un altro delitto cioè quello di Giuseppe Farina, avvenuto a Recale. Ma per questo delitto, non c’è, da parte del gip del tribunale di Napoli, l’emissione di alcun provvedimento di custodia cautelare.

Ciò non significa che il fatto criminale entri lateralmente nell’ordinanza. L’intenzione dei pm della dda, infatti, era quella di chiudere il cerchio sia sul primo che sul secondo delitto. Ciò è dimostrato dal contenuto della richiesta, che la dda ha formulato a suo tempo all’ufficio del gip.

Questa invocava anche un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, l’ennesima, nei confronti di Domenico Belforte. Il giudice, però, l’ha rigettata. Di un presunto ruolo di Domenico Belforte nel delitto Farina parlano Luigi Trombetta e il collaboratore di giustizia Bruno Buttone. Entrambi però non offrono una ricostruzione tale da consentire all’autorità inquirente di trovare quei riscontri consistenti, solidi, quei gravi indizi di colpevolezza che rappresentano la condizione necessaria per un arresto cautelare.

Trombetta, infatti, parla solo di un ruolo svolto da Domenico Belforte. Ma non è in grado di definirne i contorni, men che meno i contenuti. Insomma non si capisce se Mimì Belforte sia stato il mandante, l’esecutore materiale o altro. Addirittura anche Buttone racconta di questo delitto per sentito dire. Stavolta però il suo informatore è lo stesso Domenico Belforte.

Terzo e ultimo punto, che ci permette di ampliare un discorso più volte affrontato sui motivi per cui il pubblico ministero della dda Luigi Landolfi, titolare di tutte le indagini sulla camorra marcianisana negli ultimi anni, ha ritenuto che Salvatore Belforte, fratello di Domenico Belforte, non fosse un collaboratore di giustizia genuino, uno utile. Non è un mistero che tra i pm e il boss ci siano stati anche momenti di tensione. Al punto che Belforte è stato recentemente rinviato a giudizio (LEGGI QUI) per aver tentato di aggredire con una stampella il pm Landolfi, evidentemente irritato dalla sua reticenza e dalla pretesa di fare il furbo, strumentalizzando lo status di pentito che gli era stato attribuito.

Anche in questo caso, cioè per il delitto Farina, il racconto di Salvatore Belforte è generico, a dir poco evanescente. Conferma che l’omicidio è riconducibile al loro clan, ma non fornisce alcun dettaglio. Men che meno pronuncia, anche per una sola volta, il nome del fratello.

Se questo comportamento non aiuta certo il giudice a trovare gli elementi per emettere un’ordinanza di arresto nei confronti di Mimì Mazzacane, la strategia di Salvatore Belforte è un ulteriore capitolo che si aggiunge a tanti altri e che ha fatto decidere la dda di chiedere al ministero della giustizia l’interruzione del programma di protezione di Salvatore Belforte.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO INTEGRALE DELL’ORDINANZA