MARCIANISE. Velardi sta cercando di impedire al Comune di costituirsi parte civile contro di Lui. Ma se dice di essere innocente per i 270mila euro pagati dai cittadini per i suoi pseudo permessi, cosa teme?

23 Settembre 2021 - 19:37

MARCIANISE – (g.g.) Il problema non si dovrebbe neppure porre in un luogo in cui ” l’essere istituzione” è avvertito con gli strumenti percettivi e cognitivi di una media cultura non certo praticata da grandi scienziati, da filosofi o da letterati.

Il problema non si porrebbe perchè  l’iniziativa di costituire il Comune parte civile nel processo relativo ai presunti permessi falsi avverrebbe in maniera automatica, senza neppure stare li a discutere quello che è in tutta evidenza indiscutibile.  Sarebbe lo stesso sindaco a facilitare l’operazione con un semplice atto  di dignità personale, prim’ancora  che istituzionale, vieppiù dovuto nel momento in cui, come ben sanno gli autorevolissimi avvocati penalisti Gaetano Madonna e Gabriele Amodio importanti  esponenti dell’amministrazione comunale e della maggioranza, lo stesso Velardi  ha assunto lo status di imputato lasciando definitivamente, almeno per quanto riguarda questa inchiesta giudiziaria, quello di indagato.

Ma Marcianise, da quando c’è  questo qua al potere è diventato un luogo primitivo, selvaggio, rozzo, in cui l’espressione del logos istituzionale non  avviene attraverso l’uso di parole di senso compiuto, ma attraverso suoni, grugniti disarticolati.

E allora, può succedere anche che una procedura da realizzare con modalità facilissime, deplano si incagli in una coatta, anzi coattissima esposizione del proprio stare in politica con il contrassegno// che Guicciardini definiva del Particulare.

E capita pure che i consiglieri di minoranza,  debbano addirittura porre la questione attraverso una mozione che una maggioranza la quale ormai non ha pieni numeri in molte commissioni e nella conferenza dei capigruppo, debba addirittura litigare con la solita Presidente del Consiglio Comunale Angela Latizia, la quale, avrebbe cantato il grande Rino Gaetano, veramente “nuntereggae più”.  Ci dovrà pur essere qualcuno che alla Letizia provi a spiegare, magari con esempi elementari,   che l’esercizio della funzione di guida del Consiglio Comunale  è terza per definizione e non contempla la mossa della leonessa che ogni volta sta lì a difendere le ragioni del vertice del potere esecutivo, cioè del sindaco Antonello Velardi, che sempre per definizione dovrebbe essere considerato un interlocutore alla pari di un Consiglio Comunale in grado sempre di difendere e manifestare a testa alta le sue prerogative  attraverso una dimostrazione stabile e credibile del proprio essere organo di contrappeso e non di sudditanza rispetto al sindaco e agli assessori.

La mozione è una forzatura  purtroppo necessaria. Avrebbe dovuto essere il sindaco stesso, sollecitato in questa direzione dalla Presidente del Consiglio ad auspicare e a velocizzare la costituzione di parte civile del Comune di Marcianise nel procedimento che vede imputati Antonello Velardi e l’ex segretario comunale Onofrio Tartaglione per i reati di truffa e falso, compiuti in concorso.

Se il sindaco, come sta tentando di fare vuole tener fuori il comune cioè tutti i cittadini di Marcianise, i suoi sostenitori e anche quelli che non lo hanno votato, che sono quasi altrettanti, significa che non si sente a posto con la sua coscienza.

Se uno, infatti, è innocente come Velardi dice di essere, non ha nulla da temere, nè rispetto al processo nè rispetto ad una costituzione di parte civile. Un atto avvertito principalmente sotto il profilo istituzionale al punto che la Corte di Cassazione, così come è riportato del resto nella mozione della minoranza che poi non è più tale già da tempo, visti i  nuovi numeri,  è intervenuta in una vicenda speculare a quella di Marcianise, sancendo, in una sentenza di condanna di quel  sindaco che ha impedito la costituzione di parte civile, un principio che già oggi fa giurisprudenza, per il quale è   proprio il consiglio comunale a diventare titolare  dell’iniziativa di un atto di indirizzo da finalizzare attraverso una costituzione di parte civile, che proprio in forza di questa sentenza della Cassazione trasla sostanzialmente la funzione di rappresentante dell’amministrazione dalla figura del sindaco pro tempore a quella giuridicamente impersonata dal Consiglio Comunale.

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