MONNEZZA CASERTA. Svelato il “mistero” del mancato arresto di Carlo Marino. Per la Dda ha dato una mano a truccare la gara, ma nulla sapeva del piano criminale. Mah!

24 Dicembre 2021 - 12:40

Finalmente abbiamo trovato un pò di tempo per mettere a fuoco la questione più importante e sorpredente perchè con gli arresti di Marcello Iovino e Pippo D’Auria diventa piuttosto complicato da un punto di vista logico capire perchè la stessa sorte non sia capitato al primo cittadino. Ecco il nostro ragionamento

 

CASERTA – In questi giorni concitati e complicati, durante i quali molte delle nostre energie sono state dedicate a tutte le turpitudini verificatesi dentro ed attorno all’amministrazione provinciale di Caserta, dentro ed attorno al disinvolto e molto sguaiato sistema di potere, un baraccone molto funzionante, messo in piedi dal consigliere regionale Giovanni Zannini, abbiamo trascurato gli approfondimenti sulla ordinanza – a nostro avviso un po’ tardiva – riguardante anche e soprattutto la mega operazione fallita (ancora una volta anche e soprattutto grazie a Casertace) da 116 milioni di euro tra il Comune capoluogo e la società Energetika Ambiente per la raccolta dei rifiuti solidi urbani per 7 anni.

Le ordinanze vanno lette, infatti, con grande attenzione, riga per riga, se non sillaba per sillaba.

Perché se non comprendi, incameri, assorbi il primo concetto, ti sfuggirà sicuramente anche il secondo.

Molto si è discusso, soprattutto per gli addetti ai lavori (leggasi avvocatura, magistratura autenticamente indipendente da ogni condizionamento e da ogni riserva mentale, pregiudizio politico, da ogni scoria in grado di rendere il grande principio della “legge uguale per tutti” solamente una mastodontica ipocrisia nazionale), e anche tra gli operatori più capaci ed esperti di polizia giudiziaria, sul motivo tecnico-giuridico per il quale Marcello Iovino, dirigente del Comune di Caserta oggi in pensione e dunque poco in grado di inquinare prove, men che meno di reiterare il reato, è stato arrestato, per il quale la stessa sorte è toccata a Giuseppe D’Auria, per gli amici Pippo, che del Comune di Caserta è funzionario, e per il quale, invece, il medesimo destino non sia toccato anche al sindaco di allora e di oggi Carlo Marino.

Beh, una prima risposta ce la fornisce il capo A, quello principale, contenente la contestazione del reato di associazione a delinquere ai sensi dell’articolo 416 del Codice Penale.

Se leggete bene l’incolpazione, che pubblichiamo in calce a questo articolo, vi renderete conto che, per i magistrati della Dda e per il Gip del Tribunale di Napoli che ha formato l’ordinanza è esistita un’associazione a delinquere formata dai signori Carlo Savoia, Marcello Iovino, Pippo, dai dipendenti dello stesso Savoia, Scognamiglio, Scamardella, Cardone, da Pasquale Vitale, finalizzata a truccare la gara d’appalto dei rifiuti.

Operazione che, va detto perché è importante, riuscì in buona parte, perché Carlo Marino, come abbiamo di nuovo dimostrato nei giorni scorsi con la pubblicazione del video da noi girato contenente una sua dichiarazione dell’epoca, annunciò ufficialmente l’aggiudicazione provvisoria della gara dei rifiuti.

Che tale rimase perché questo giornale di disadattati al modello Caserta ruppe talmente le balle da attirare l’azione penale con la conseguente perquisizione avvenuta nel novembre del 2018.

Per cui, Savoia, Iovino, Vitale, Scamardella, Cardone e Scognamiglio costituiscono una banda, si associano per delinquere, costruendo una loro intenzione prima individuale e poi di gruppo, per mettere le mani sul superbottino di 116 milioni di euro.

116 milioni di euro, non 116mila euro.

In poche parole, Iovino aveva costruito in proprio, secondo la magistratura inquirente, l’operazione.

Dal capo A, passiamo al capo B, e cioè la contestazione singola del reato esecutivo e consequenziale del foedus sceleris tra i 7 associati, cioè la turbativa d’asta.

Qui, salta fuori il nome di Carlo Marino, il quale secondo la formulazione dell’ordinanza, è partecipe, concorre ai sensi dell’articolo 110 del C.P. all’alterazione della gara d’appalto, a far sì cioè che Carlo Savoia acquisisca la bozza del bando e la modelli in modo tale che sia poi la Energetika Ambiente ad aggiudicarsi la gara, così come è stato, integrando dunque quei comportamenti sanzionati dall’articolo 353 bis del Codice Penale, che affronta il caso in cui una gara d’appalto viene turbata attraverso quello che abbiamo sempre definito il taglia-cuci, il vestito su misura, il bando fatto in modo che.

Insomma, Carlo Marino da un lato concorre tecnicamente, e questo sembra strano, dato che di queste cose si occupano i tecnici e non i politici, dato che non a caso Carlo Savoia mobilita il suo premiato ufficio della “braciola”, cioè Scognamiglio, Cardone e Scamardella, per i lavori di sartoria, dall’altro lato viene ritenuto estraneo al processo di elaborazione, di pianificazione, di accordo preventivo, di messa a fuoco del piano operativo, obiettivi che si raggiungono attraverso incontri o attraverso mediazioni come quella del “gran faccendiere casertano” Pasqualino Vitale, amico di vecchia data sia di Carlo Savoia che di Marino, amici a loro volta.

Per carità, i magistrati vanno sempre rispettati e sicuramente ne capiscono molto di più di un giornalista, anche se questo non necessariamente rappresenta un elemento positivo per una piena applicazione del principio costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale e dell’altro principio, anch’esso contenuto nella Costituzione, e ancora più importante del primo, dell’uguaglianza di ogni cittadino davanti alla legge.

Noi, da giornalisti e da cittadini, nel massimo rispetto della legge, a cui ci inchiniamo sempre, ci permettiamo di esprimere qualche perplessità su un argomento al quale abbiamo dedicato un centinaio di articoli e ore di studio di atti giudiziari e di documenti amministrativi.