Noi non siamo Émile Zola, ma lei non è Dreyfus. Prefetto, noi l’accusiamo perché non è possibile per logica fare l’interdittiva antimafia alla Edil Marzo e non spedire al Comune di CASERTA una commissione d’accesso

1 Agosto 2024 - 11:33

Ora basta: prima Santa Maria a Vico, ora il capoluogo. Le nostre idee, che esprimiamo con attenzione, dosando ogni sillaba, vanno rispettate, e abbiamo intenzione di chiedere udienza al ministro degli Interni Piantedosi. Esiste una Prefettura A e una Prefettura B

CASERTA (Gianluigi Guarino) – Qui non c’entra nulla né il diritto inteso come soggetto che si trasforma in oggetto frutto di interpretazione, né valutazioni di sensibilità che possono portare da una parte piuttosto che dall’altra; è questione di pura logica elementare.
Se nel corso di studi di giurisprudenza esiste l’esame di filosofia del diritto ci sarà anche un perché
E, diciamocela tutta, questo è un sillogismo da quattro soldi.
Ormai si è capito: a Caserta esiste una Prefettura A – precisiamo, non di Serie A – e una Prefettura B.

Capita, e questa dovrebbe essere una valutazione di riflessione da parte del “capo ufficio”, cioè del Viminale, che ciò che viene attuato dalla Prefettura A, non sia nemmeno conosciuto dalla Prefettura B. Almeno in apparenza, perché non siamo convinti che sia proprio così.

Siccome, invece, andreottianamente giochiamo la carta della statistica (“facciamo peccato, ma qualche volta ci indoviniamo”), a nostro avviso è conosciuto, ma la Prefettura B ci marcia e fa finta di non capire, di non vedere.

Insomma, la Prefettura B la potremmo anche chiamare “Prefettura gnorri”.

La prefettura A ha prodotto, come abbiamo scritto ieri sera, un provvedimento di interdittiva antimafia per la società Edil Marzo Srl.

Veniamo, dunque alla logica elementare.

Se la Prefettura A è arrivata a questa decisione, vuol dire che certi passaggi dell’ordinanza che ha portato all’arresto, tra gli altri, dell’assessore ai Lavori Pubblici Massimiliano Marzo, non apparsi cruciali nella determinazione del titolo cautelare, hanno inciso, invece e pesantemente, nel procedimento amministrativo che ha condotto all’emissione dell’interdittiva.

E quali erano questi elementi? Il voto di scambio, ossia la famosa pagina 16 (CLICCA E LEGGI) che aveva fatto drizzare immediatamente le antenne a noi di Casertace, che ci eravamo portati avanti con il lavoro, denunciando durante e dopo la campagna elettorale delle comunali del 2021 molteplici episodi di voto di scambio con ambienti della criminalità organizzata del capoluogo. Per chi si fosse perso l’articolo, questi i contenuti di quella pagina 16: i voti di Massimiliano Marzo, legati anche (e forse soprattutto), all’ausilio della famiglia Capone, storicamente legata al clan Belforte; i voti di Emiliano Casale, che sarebbe poi diventato vicesindaco, ottenuti anche (e forse soprattutto) con l’ausilio della famiglia Rondinone, anch’essa costola della criminalità organizzata marcianisana.

Procediamo ulteriormente: abbiamo scoperto dall’ordinanza che Edil Marzo, neo interdetta antimafia, ha avuto come suo legale rappresentante, crediamo amministratore unico, nonché come socio sottoscrittore del 50% delle quote, Massimiliano Marzo.

Siamo in giorni olimpici e dunque ci sta. Attention: le condizioni che hanno portato la Prefettura A a emettere un provvedimento di interdittiva sono sicuramente, perché questo è dimostrato dai documenti giudiziari, maturati o comunque esistenti nel momento in cui Massimiliano Marzo era contemporaneamente assessore ai Lavori Pubblici ma anche amministratore unico, ossia legale rappresentante, nonché socio al 50% della Edil Marzo.

Lettera al bambino di terza elementare:

Se l’assessore ai Lavori Pubblici è amministratore unico e socio al 50% di un’impresa che dentro al perimetro della seconda consiliatura Marino vive una condizione tale da meritare l’interdittiva antimafia, come fa la Prefettura A a interdire e la Prefettura B – poi dicono che ce l’abbiamo col prefetto, ma noi Sua Eccellenza l’abbiamo vista solo nelle cerimonie a scambiar salamelecchi con Zannini e compagnia – a non ritenere che questa situazione assolutamente incontestabile non meriti un’analisi di investigazione amministrativa e non meriti la nomina di una commissione d’accesso (che, badate bene, non ha il compito di trasformare piazza Vanvitelli – a proposito di Parigi – in Place de la Concorde, luogo in cui vennero ghigliottinate migliaia di persone durante la Rivoluzione Francese) ma ha solo il compito di verificare se nell’attività di un Comune ci siano state o meno infiltrazioni camorristiche.

Prefetto Castaldo, lei deve rispondere e spiegare a noi e ai casertani perché porta avanti una Prefettura B in contraddizione con la Prefettura A, cioè quella che emette l’interdittiva.

Ma lei crede veramente che se noi scriviamo una lettera, dotandola di queste argomentazione, al ministro degli Interni Piantedosi, lui solo perché noi siamo un piccolo giornale e lei è un Prefetto, potrà darci torto? Che poi sarebbe dar torto ad una logica di terza elementare?

Perché questa cosa di Caserta fa il paio con quella di Santa Maria a Vico.

Prefetto, con tutto il rispetto per la sua persona, a noi lei come Prefetto non piace.

E lo diciamo con franchezza rispettosa, nell’espressione del supremo diritto insito nella libertà di pensiero.

Ci siamo stufati.