Operazione Strade Sicure: Spuntano gli audio sul Colonnello casertano Cerbo denunciato dai suoi militari
13 Novembre 2018 - 16:01
PIETRAMELARA (Christian De Angelis) – A dir poco scabrosa la vicenda riportata in queste settimane sia da “Il Fatto Quotidiano” che dal portale infodifesa.it.
Il protagonista della storia è l’ufficiale Luigino Cerbo, 50enne originario di Pietramelara (CE), Colonnello presso il 62° Reggimento fanteria “Sicilia” che ha frequentato per due anni l’Accademia Militare di Modena, corso ‘Fermezza’, e successivamente ha terminato gli studi presso la Scuola di applicazione dell’Esercito di Torino, laureandosi in Economia e Commercio.
Il teatro di questa drammatica vicenda è proprio la caserma del 62° reggimento fanteria “Sicilia”, con i fatti che risalgono alla fine di Settembre di quest’anno, quando alcuni militari si sono visti violare i propri diritti, rivolgendosi successivamente agli organi competenti per avere giustizia. E sarebbe proprio questo atteggiamento dei militari, in quanto avrebbero avuto l’ardire fi rivolgersi direttamente ai superiori, scavalcando il Colonnello
Il fatto è che Cerbo avrebbe impiegato molti dei suoi soldati nelle operazioni “strade sicure” dislocate in Sicilia e Calabria. Il colonnello però non avrebbe consentito le rotazioni, violando la circolare interna che impone ai militari di smontare dalla missione al raggiungimento dei due mesi. In questo modo i soldati hanno accumulato diversi giorni di licenza, non avendo mai staccato dal servizio. Molti di loro soldati temevano di perdere le ferie maturate, perché il sistema che gestisce le ore (Sige) le avrebbe azzerate con il nuovo anno. Pare così che Cerbo in un primo momento che li avrebbe tranquillizzati, ritrattando successivamente.
Sono circa 50 i soldati che non hanno accettano la decisione del Colonnello e si sono rivolti all’associazione “due Stellette” per ottenere quanto in loro diritto. I militari vengono così rappresentati da un avvocato che presenta una diffida contro l’amministrazione, chiedendo di mandare in licenza i militari o di liquidare le somme pari ai giorni di ferie non godute come straordinario.
Così il Colonello Cerbo, inasprito dalla vicenda, negli ultimi mesi aveva preso di mira gli uomini della prima compagnia, e risponde nel corso dell’alzabandiera minacciando i militari che hanno presentato la diffida.
Qusto uno stralcio l’audio pubblicato il 21 settembre: “Sappiate che, se carico le ore sul Sige, queste persone andranno in recupero fino all’eternità. Quindi all’estero non andranno”, come riporta Il Fatto Quotidiano. In sette fanno retromarcia, ma gli altri vanno avanti nella loro battaglia.
Ecco poi alcune delle frasi proferite dall’ufficiale verso i suoi subalterni in un altro audio pubblicato il 28 settembre: “Sei un paraculo”, “sei debole”, poi si sente il rumore di pugni sui tavoli e sedie spostate. Bestemmie di ogni genere, poi va avanti dicendo “Se non imparate a fare i soldati vi uccido, vi distruggo”, “Fai l’uomo, se hai i coglioni fai l’uomo, se sei una checca, lo dici e ti mando in visita all’ospedale. Si omm’ o ommemmerda”.
Sulla vicenda è intervenuto l’onorevole pentastellato Davide Galantino, ex militare e oggi in commissione difesa, che ha presentato un’interrogazione al ministro Elisabetta Trenta. I primi di ottobre, il colonnello Luigino Cerbo è stato allontanato da Catania, e mandato all’ufficio pubblica informazione a Napoli, dove dovrebbe occuparsi della rassegna stampa per il Mezzogiorno. Una decisione che sarebbe stata presa per far fronte allo scandalo mediatico, e per ristabilire tranquillità all’interno della caserma Sommaruga adesso sotto la guida del Colonello Aurelio Costa, che avrebbe già iniziato a spalmare le licenze arretrate dei militari.
La gravità della vicenda risiede nel fatto che sempre più spesso giovani soldati sono costretti a subire soprusi più o meno gravi, tali situazioni si ripercuotono sulla tranquillità e stabilità mentale dei giovani volontari, che in certe circostanze si vedono avviliti da situazioni come queste non sapendole gestire. Ci auguriamo che cose del genere non avvengano più e che i nostri soldati siano fieri di indossare la divisa e rappresentarci nel mondo.