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Ora De Luca (meglio tardi che mai) fa sul serio con la Pignetti: dopo 40 anni l’ASI CASERTA messa alla porta dalla proprietà del Cira di CAPUA

2 Gennaio 2023 - 19:30

In calce all’articolo la delibera di giunta regionale dello scorso 13 dicembre. Dunque, dieci giorni dopo, il 22 dicembre, quando la presidenta Pignetti, Tamburrino, Rizzieri, Fabozzi e Comunale hanno votato l’assegnazione provvisoria a determinate imprese dei terreni ex Impreco, già sapevano della rottura con il governatore. E a questo si sono, in sostanza, insubordinati. Perché la citata delibera del 22 dicembre è in contrasto ideologico ed effettuale con la delibera voluta da De Luca il 18 ottobre, la quale formulava indirizzi, poi non rispettati, per caratterizzare le modalità di attribuzione delle aree industriali di Gricignano di Aversa, oggetto del contratto di programma firmato con il governo nazionale nell’anno 2000 dal “fu” Consorzio Impreco

CASERTA (g.g.) – C’è una scena nel film Fantozzi contro tutti divenuta celebre, in cui gli sfigatissimi inferiori, pardon, impiegati mancano clamorosamente una curva a 90 gradi durante la corsa di ciclismo Coppa Cobram, alla quale il direttore aveva ordinato di partecipare ai dipendenti.

Uno alla volta, tutti gli improvvisati ciclisti finiscono fuori strada, centrando un tendone e terminando il loro volo su una tavolata che celebra un matrimonio.

La spalla di sempre, il geometra Filini, al secolo Gigi Reder, il primo ad essere piombato dall’alto sul banchetto, ad ogni impiegato “volante” che arriva dal curvone intona la canzoncina “ma

che ce frega se ce va storta…”.

Questo meraviglioso saggio di comicità, anzi, di tante comicità messe insieme, ideato da quel grande genio e fine intellettuale di Paolo Villaggio, si potrebbe anche adattare alla situazione che si è creata nei rapporti che la presidenta dell’ASI CASERTA Raffaela Pignetti intrattiene, o non intrattiene, con il mondo esterno.

Filini, per evidenti coincidenze oculistiche, non posso che essere io stesso, il quale per primo, ha sfondato quel tendone ed è finito nel bel mezzo di un grande banchetto, di una grande cerimonia dello spreco e della mala gestione, celebrata dalla presidenta Pignetti.

Ho intonato, poi, per la prima volta “ma che ce frega se ce va storta…” quando, a volo d’angelo, contro il tendone si è schiantato Anthony Acconcia, al tempo direttore generale licenziato in tronco dalla Pignetti che tanto scarso non era, se il presidente Vincenzo De Luca gli ha poi affidati le redini di AIR, cioè la società amministrata dalla regione Campania che si occupa del delicato servizio del trasporto pubblico su gomma.

Ora, sia io che l’amico Anthony, dopo aver superato un momento di comprensibile sorpresa, siamo partiti entrambi con il goliardico canto quando il tendone è stato sfondato nientepopodimeno che dall’appena citato presidente De Luca.

Cliccando QUI e poi ancora cliccando QUI, leggerete tutto ciò che è successo con la clamorosa delibera votata dal comitato direttivo Asi lo scorso 22 dicembre e che, contravvenendo di fatto a ciò che la regione Campania, avendo sentito puzza di bruciato, metteva nero su bianco in una nota ufficiale inviata all’ASI di Caserta il 18 ottobre, manco a dirlo lo stesso giorno (o 24 ore dopo) la pubblicazione per l’avviso alla partecipazione per l’alienazione dei terreni ex Impreco – che la regione aveva attribuito all’Asi con un mandato preciso e dirimente – ha pubblicato l’elenco delle assegnazioni provvisorie a ditte dai più svariati settori merceologici, quando, al contrario, nella citata nota di ottobre la regione non aveva raccomandato altro se non l’omogeneità di una filiera produttiva in un’area destinata ad accogliere, ai sensi del contratto di programma firmato con il governo nazionale nel 200, un polo del lusso, dell’artigianato di qualità.

De Luca non l’ha presa benissimo. Tant’è vero che nelle ore serali del 29 dicembre, ovvero subito dopo che la legge Finanziaria, di cui l’Asi conosceva il testo e dunque conosceva la decisione presa da Napoli di revocare tutte le deleghe e tutti i poteri che il Consorzio intercomunale aveva ricevuto a suo tempo per le aree ex Impreco, è partita un’altra nota ufficiale da Palazzo Santa Lucia che, al di là della sua identificazione formale, si rappresenta come un vero e proprio atto di diffida.

Una prosa asciutta, spicciativa in cui si coglie molto bene il disappunto del governatore e della sua giunta nei confronti del comportamento della presidenta Pignetti e del suo comitato direttivo, che la delibera del 22 dicembre hanno votato.

Se qualcuno ancora nutriva dubbi sullo stato dei rapporti tra Asi Caserta e regione Campania, questi dovranno necessariamente essere dissipati dalla delibera di giunta regionale 697 dello scorso 13 dicembre.

Già dal giorno di Santa Lucia, dunque, la presidenta Pignetti e quelli del comitato direttivo sapevano bene di questo disappunto, dell’intenzione di De Luca di ridimensionare fortemente il rapporto di collaborazione e di piena delega instaurato negli anni con l’Asi di Caserta, grazie soprattutto alla copertura politica di Stefano Graziano in primis e successivamente di Giovanni Zannini.

Come leggerete in calce a questo articolo, l’Asi di Caserta è riuscita nell’impresa di farsi togliere, dopo 40 anni, la delega di rappresentanza della regione Campania all’interno della proprietà del Consorzio Cira di Capua, cioè dell’ente delle ricerche aerospaziali.

Pensare un poco che questa delega era stata attribuita all’Asi con una delibera del 20 giugno 1984, cioè al momento in cui un notaio aveva riunito attorno allo stesso tavolo tutti i soggetti istituzionali che di lì a poco avrebbero dato corpo alla costituzione del Cira.

Con la delibera di Santa Lucia, De Luca revoca il mandato, sancito da una convenzione, stipulata materialmente il 6 luglio 1984.

Ora c’è da capire se la maestra delle cerimonie e della cerimonia in atto da anni alla trattoria del Curvone darà mandato, con il voto del comitato direttivo, per querelare anche De Luca che, dunque, a quel punto, potrebbe formare una catena fraterna con il sottoscritto, Anthony Acconcia e qualcun altro, condividendo il canto dell’allegria, della sdrammatizzazione e della disincantata ironia:“ma che ce frega se ce va storta…”, tanto – questo aggiungeremmo allo stornello fantozziano – paga sempre Pantalone.

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