OSPEDALE DI MADDALONI. “La strage” dei primari: la morte lenta, stile eutanasia, del nosocomio cittadino

2 Febbraio 2021 - 12:56

Sono 5 le unità operative rimaste per diversi motivi senza una guida. Il sindaco De Filippo ha più volte sollecitato l’Asl. ORA ZINZI PRESENTA UN’INTERROGAZIONE A DE LUCA, chiedendo un impegno preciso e determinato nella sua tempistica post-Covid

 

 

MADDALONI – Se il mondo ha sconfitto la peste nera, il vaiolo, la spagnola, dovrebbe riuscire, nonostante i Comitati tecnico-scientifici e le Organizzazioni Mondiali della Sanità che, buon per loro, non esistevano al tempo della peste e della spagnola, a superare anche la pandemia Covid.

A meno che il Padreterno non abbia deciso di adempiere alle scritture chiudendo il conto con l’umanità.

Qui in Campania, a Caserta in particolare, il giorno dopo la dichiarazione di fine della minaccia Covid rischia di essere come quello affrontato da chi aveva trovato il modo di salvarsi dalla bomba atomica nel famoso film “The Day After”.

Se, infatti, la sanità territoriale era a dir poco malata prima del Covid, dopo la pandemia rischia di essere totalmente cancellata.

Abbiamo preso spunto dal comunicato stampa elaborato dal capogruppo della Lega in Consiglio Regionale Gianpiero Zinzi per riprendere un discorso già più volte affrontato. Quale futuro per l’ospedale Asl di Maddaloni, dopo che il superamento dell’epidemia Covid lo affrancherà dal suo attuale status di Lazzaretto, pardon, struttura specializzata di cura?

Zinzi fa la politica, però capita a volte che un politico fornisca qualche spunto oggettivo.

In questo comunicato sono elencati 5 settori, 5 unità operative desertificate in quanto prive della loro presenza apicale, del primario, figura che da sempre rappresenta il motore del funzionamento, ma anche dello sviluppo della qualità dei servizi erogati.

Senza primario si può organizzare tranquillamente il funerale, in quel caso – post Covid – in presenza, del direttore generale dell’Asl di Caserta Ferdinando Russo e di chi lo affianca nello sgovernare la sanità locale.

Precisamente sono 5, in partica l’intero ospedale, i reparti che hanno subito, per diversi motivi, una decapitazione: la Medicina, la Chirurgia, l’Ortopedia, la Traumatologia e la Pneumologia.

Come ha fatto notare giustamente al Dg Ferdinando Russo il sindaco di Maddaloni Andrea De Filippo, che ha aperto una forma di confronto con l’Asl, se questa non bandirà al più presto i concorsi, se non dirà già da ora che l’Ortopedia, appoggiata all’ospedale di Piedimonte Matese, non tornerà in sede, l’ospedale di Maddaloni, al di là delle chiacchiere, morirà.

Siccome si tratta della terza o quarta città della provincia, subentra anche una modalità di scoramento che va a depauperare ulteriormente un senso dell’identità già di per sé ridotto da meccanismi culturali che, a pensarci bene, sarebbe meglio definire sub-culturali.

Ora è Zinzi a rivolgersi a De Luca perché fornisca sin da ora garanzie ufficiali sul ripristino dei servizi sanitari nel nosocomio maddalonese quando la pandemia sarà superata.