Pen drive scomparsa nel covo di Zagaria, l’agente Vesevo si difende in Tribunale: “Non l’ho mai vista. Senza di me non l’avrebbero arrestato”

7 Febbraio 2023 - 18:26

L’agente ha replicato alle domande del pubblico ministero Maurizio Giordano raccontando il blitz nel covo e l’arresto di Zagaria

CASAPESENNA “Senza di me Michele Zagaria non sarebbe stato arrestato”. E’ quanto dichiarato da Oscar Vesevo, poliziotto oggi sotto processo accusato di aver fatto sparire una pen drivedal covo di via Mascagni, a Casapesenna, dove nel dicembre del 2011 fu arrestato il capoclan dei Casalesi Michele Zagaria.  

Dinanzi alla Corte presieduta dal giudice Nigro del tribunale di Napoli Nord, Vesevo ha replicato alle domande del pubblico ministero Maurizio Giordano raccontando il blitz nel covo e l’arresto di Zagaria. “Ero nel corridoio e stavo scavandoha precisato – Con me c’erano altre persone. Io sapevo dove si trovava nella villa il bunker in cui si nascondeva Zagaria”. Una circostanza che sarebbe stata riferita anche nel corso di un lungo interrogatorio in sede d’indagini preliminari e confermata anche da altri esponenti delle forze dell’ordine. 

L’agente ha respinto con forza l’accusa di aver fatto sparire potenziali prove dal suo covo, almeno secondo quanto ha riferito nei suoi confronti Rosaria Massa, (moglie di Vincenzo Inquieto) padroni di casa dell’ultimo bunker di Zagaria: “Non ho mai visto questa pennetta ha dichiarato Non

mi sono mai mosso dal corridoio dove si stava scavando”. 

Sull’accesso abusivo ai sistemi informatici in uso alla polizia, altra accusa contestata dalla Dda, Vesevo ha ribadito come quella fosse stata “un’attività delegata dal capo della squadra mobile su alcuni riscontri ad indagini che erano in corso”. Anche perché, ha ribadito, “l’accesso non avviene in forma anonima ma con username e password che sono personali”. 

Il processo riprenderà a metà marzo.