Picchiati e costretti a lavorare 12 ore al giorno nei campi. “Potevamo bere solo una volta al giorno”

20 Febbraio 2024 - 16:21

Le dichiarazioni shock di uno dei lavoratori

SESSA AURUNCA – Costretti a lavorare 12 ore al giorno nei campi per 3 euro l’ora, sotto il sole cocente e senza acqua. E’ quanto emerso dall’inchiesta dei carabinieri del Nil che ha portato all’applicazione di 4 divieti di dimora in provincia di Caserta nei confronti dei titolari di una società agricola attiva tra Cellole e Sessa Aurunca. 

Le indagini hanno avuto inizio quando, nell’ambito di vigilanza straordinaria task-force progetto Su.Pr.Eme; i Carabinieri individuarono dieci lavoratori extracomunitari intenti alla raccolta di ortaggi. Le particolari condizioni di lavoro constatate durante il controllo davano abbrivio ad immediati approfondimenti da parte dei militari dell’Arma i quali accertarono che i braccianti agricoli erano sottoposti dai datori di lavoro a patire gravose ed avvilenti condizioni di impiego giacché, privi di un regolare contratto di assunzione, venivano impiegati nella coltivazione e nella raccolta di pomodori per oltre 11 ore di lavoro giornaliero, con paghe che oscillavano tra i 30 ed i 40 euro al giorno, lavoravano per l’intera settimana ed erano sottoposti anche a violenze fisiche.

A confermare le condizioni di lavoro particolarmente dure sono stati gli stessi migranti. In particolare uno di loro ha raccontato agli inquirenti che potevano bere solo una volta al giorno. Prima del sopralluogo, infatti, “mentre lavoravamo potevamo almeno scambiare qualche chiacchiera tra di noi e potevamo anche fumare. Ci portavano l’acqua tre volte al giorno: alle alle 6 di mattina, alle 10 e alle 13. Ognuno di noi poteva prendere una bottiglia.” Dopo il controllo durante il quale vennero trovati diversi lavoratori a nero, invece, la situazione cambia. “Non potevamo nemmeno parlare – ha detto il migrante – Di fumare non era nemmeno pensabile. Cominciò a portarci una sola cassa d’acqua da 6 bottiglie per circa 20 persone e solo alle 13. Addirittura per bere l’acqua che portavamo noi, dovevamo farlo di nascosto”.