Processo a COSENTINO. “Che stress, che stress, di giorno”, Nicola Schiavone ritratta tutto. Nel 2005 votò De Franciscis. “Ero stressato”

29 Aprile 2021 - 12:58

Utilizzando questo verso di una delle canzoni cult degli anni 80, da questo momento in poi il figlio di Sandokan sarà opportuno interrogarlo solamente da mezzanotte alle 5 e mezza, massimo 6, cioè alla fine del coprifuoco. Il comunicato con l’esito dell’udienza di stamattina in calce al nostro articolo  

 

CASAL DI PRINCIPE(Gianluigi Guarino) Per noi, era stato facile definire immediatamente contraddittorie, pesantemente contraddittorie, lapalissianamente contraddittorie le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Nicola Schiavone, figlio di bla bla bla….., in merito ai suoi rapporti politico-elettorali con Nicola Cosentino. Su questo pentito, diciamocela tutta, un pò totem in forza della sua genia, aveva puntato evidentemente la pubblica accusa nel processo che si sta celebrando e che vede l’ex sottosegretario di Forza Italia, imputato per concorso esterno in associazione camorristica in merito alle presunte manovre operate nella gestione del consorzio rifiuti Ce4 e del suo braccio operativo Eco4, costituito dallo stesso consorzio, titolare del 51% delle quote e da Flora Ambiente che con il 49%, sanciva la gestione privata di ogni attività da parte dei fratelli Michele e Sergio Orsi.

La tranquillità e la sicurezza con cui valutammo come contraddittorie le dichiarazioni rese alla corte di appello da Nicola Schiavone in risposta alle domande postegli dal procuratore generale Luigi Musto, si poggiava sulle fondamenta di una solidissima conoscenza dei fatti.

Perchè, studiare qualche volta può anche servire. Secchioni e meritocrati, non vi montate la testa perchè la massima di Checco Zalone è sempre prevalente: “Stai studiando? Ti sei diplomato? Ti sei laureato? Bravo, in Italia non conta un cazzo“. Per cui, diciamo che la nostra affermazione è l’eccezione che conferma la regola. Avendo letteralmente setacciato decine di migliaia di pagine delle più varie ordinanze di camorra, questo giornale aveva trattato, infatti, un pò di mesi fa, delle dichiarazioni, sempre rilasciate da Nicola Schiavone, e pubblicate in un atto giudiziario che si occupava, tra le altre cose, anche dell’appalto dei rifiuti al comune di Casal di Principe.

In un racconto, dentro al quale la “massicceria” delle parole non è detto che coincidesse con quella degli atti concreti, lo Schiavone narrava del suo sodalizio fraterno, assoluto con l’imprenditore dei rifiuti e successivamente consigliere regionale dell’Udeur Nicola Ferraro. Siccome, Sergio Orsi aveva osato chiedere al comune di Casal di Principe un accesso agli atti per quella gara a cui era ugualmente interessato, Nicola Schiavone si era recato a casa sua e l’aveva schiaffeggiato pesantemente. E solo grazie all’intervento risolutivo di un figuro che lo accompagnava, Orsi non aveva addirittura rischiato di essere ammazzato – perchè raccontava Nicola Schiavone – in quel momento d’ira lui ci aveva pensato seriamente a sparargli.

In questa cornice di fraternità relazionale con Nicola Ferraro, Schiavone dichiarò, facendolo mettere a verbale, che lui aveva votato e fatto votare alle elezioni del 2005 Nicola Ferraro alla Regione e fin qui nulla di particolare, ma aveva agganciato questo voto a quello contemporaneamente erogabile anche per le elezioni provinciali in cui, dichiarò testualmente Schiavone, lui e i suoi votarono per De Franciscis. 

Vere o false che siano state tali affermazioni, la loro verbalizzazione e il fatto che la Dda le abbia considerate molto credibili al punto da chiederne l’inserimento quale mezzo di prova in una delle molte richieste di applicazione di misure cautelari, spedite ad uno dei gip del tribunale di Napoli, le cristallizza sicuramente, facendole diventare, nel momento in cui il gip le legittima, documento formalmente e sostanzialmente esistente come possibile mezzo di prova ma anche come qualificazione di profilo sulla storia del flusso delle dichiarazioni di un pentito, per quello che è il fattore  decisivo nella valutazione della loro credibilità. Processi logici coerenti e dichiarazioni mai distoniche tra di loro e conseguentemente contraddittorie.

Dunque, Nicola Schiavone dice di aver votato e fatto votare Udeur, con preferenza a Nicola Ferraro, alle Regionali, De Franciscis alle Provinciali. Riteniamo, visto che al tempo c’eravamo e scrivevamo esattamente come oggi e probabilmente, con rispetto parlando, abbiamo una conoscenza del quadro storico anche un pò più tarato rispetto a quanto lo può avere un procuratore generale della Corte d’Appello che magari se fosse stato correttamente indirizzato, non avrebbe posto una domanda rivelatasi poi come un vero e proprio boomerang per le ragioni dell’accusa, che Nicola Schiavone si riferisse al voto fornito al candidato locale dell’Udeur, selezionato dallo stesso Nicola Ferraro, in appoggio a De Franciscis. Per precisione formale, infatti, la legge elettorale che oggi non esiste più, di quel tipo di elezioni provinciali, prevedeva, infatti, anche la possibilità di votare direttamente e solamente il candidato presidente alla Provincia, in una dinamica piuttosto fluida e non esattamente comprensibile, di relazione comunque non scindibile e non applicabile col cosiddetto voto disgiunto tra il candidato di collegio al consiglio e il candidato presidente della giunta provinciale.

Andiamo avanti e arriviamo ai giorni del presente: in aula, in Corte di Appello, naturalmente attraverso il sistema della video conferenza, approda Nicola Schiavone ed afferma di aver votato e fatto votare Nicola Cosentino. Se non abbiamo capito male, ciò sarebbe avvenuto attraverso il consenso attribuito a Marcello Schiavone, al tempo politico attivo sulla piazza di Casal di Principe, imparentato con Nicola Schiavone e la sua famiglia, e in quell’occasione, ce lo ricordiamo noi, in campo con il partito Repubblicano, la cui lista appoggiava il centrodestra.

Stamattina, di fronte alle domande, a questo punto doverosamente ovvie, rivoltegli dagli avvocati difensori di Nicola Cosentino, Nicola Schiavone al cospetto delle contraddizioni documentate dai legali tra le dichiarazioni rese un annetto fa e quelle di qualche settimana orsono, ha dovuto fare marcia indietro. Prima di tutto, ha detto che se qualche voto andò a Marcello Schiavone, questo non gli fu chiesto in nessun modo. Verità? Bugia? Questo ha detto nei confronti del suo parente, trovandosi evidentemente anche un pò in difficoltà perchè nel caso in cui avesse dichiarato di aver ricevuto una precisa richiesta per votarlo, avrebbe inguaiato il congiunto, a cui Sandokan junior tiene, evidentemente, molto di più di quanto tiene a Nicola Cosentino. Poi, la poco gloriosa e poco strategica ritirata: “forse ero sotto stress quando ho reso quelle dichiarazioni“.

Va bè, prendiamola a ridere. Oggi 29 aprile, ricorre il 36esimo anniversario della prima puntata di una trasmissione che ha cambiato diversi stilemi della televisione italiana: si chiamava “Quelli della notte“. In 32 puntate, dunque un mese, Arbore e la sua band batterono, tutti i record della storia della tv per quanto riguarda la cosiddetta seconda serata, che allora si inaugurava alle 22.30, offrendo uno spaccato più nobile dei famosi e per molti famigerati anni 80, quelli della Milano da bere e del Craxismo imperante. La sigla di apertura di quella trasmissione cantava così: “Che stress, che stress, di giorno, ma la notte, no“. E allora, da questo momento in poi Nicola Schiavone andrà interrogato da mezzanotte alle 5 e mezza, massimo le 6, perchè in quelle ore, come cantavano Antonio e Marcello con vari coretti, tra cui quello di Silvietta Annecchiarico, da anni una delle speaker di punta di Rtl, la radio più ascoltata d’Italia, lui non si può stressare.

 

QUI SOTTO L’AGENZIA DI STAMPA

Forse ero sotto stress quando ho reso quelle dichiarazioni“: tra risposte evasive e alcune contraddizioni, si e’ concluso l’esame del collaboratore di giustizia Nicola Schiavone, figlio primogenito del capo del clan dei Casalesi Francesco “Sandokan” Schiavone, al processo che vede imputato alla Corte di Appello di Napoli l’ex sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino, accusato di concorso esterno in camorra. Escusso in controesame dagli avvocati di Cosentino (Stefano Montone, Agostino De Caro ed Elena Lepre), Schiavone jr non ha saputo indicare alcun favore che l’ex coordinatore campano di Forza Italia avrebbe fatto al clan dei Casalesi in quasi trent’anni di politica attiva; ha citato l’affaire Eco4, che e’ poi il “cuore” del processo, che verte infatti proprio sul controllo politico-mafioso di Eco4, societa’ mista pubblico-privata che si e’ occupata nei primi anni duemila del ciclo dei rifiuti in venti comuni del Casertano e che e’ risultata infiltrata dal clan dei Casalesi e fortemente condizionata dalla politica, con le due parti che gestivano insieme la societa’.

Ma al di la’ del riferimento ad Eco4, l’ex reggente del clan non ha fornito altri elementi rilevanti. La contraddizione piu’ evidente si e’ consumata invece sulle elezioni provinciali del 2005 a Caserta, perse da Cosentino e vinte invece da Sandro De Franciscis, candidato dell’Udeur, partito fondato da Mastella e che nel Casertano era allora rappresentato dall’imprenditore dei rifiuti Nicola Ferraro, anch’egli di Casal di Principe come Cosentino, condannato per concorso esterno in camorra e ritenuto socio proprio di Sandokan. Alla scorsa udienza, alle domande del sostituto della Procura generale di Napoli Luigi Musto, Schiavone aveva risposto che “nel 2005, alle Provinciali di Caserta, il clan voto’ compatto per Cosentino, almeno a Casal di Principe e nei comuni limitrofi“, e anche ieri, ha confermato che il clan voto’ per Marcello Schiavone (non fu eletto, ndr), candidato nella lista di Cosentino, spiegando che quest’ultimo non gli aveva mai chiesto il voto esplicitamente; i legali dell’ex politico hanno pero’ fatto notare che nei verbali di interrogatorio reso alla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, lo stesso Schiavone aveva affermato che sia lui che il clan avevano votato per De Franciscis. Di fronte alla differente tenuta delle dichiarazioni, Schiavone jr si e’ lasciato andare: “forse ero sotto stress quando ho reso quelle dichiarazioni” ha detto.