REGGIA DI CASERTA. Ecco chi sono i tre pretendenti. Grasso che cola, per noi anche il geometra Filini andava bene

12 Aprile 2019 - 12:14

CASERTA(Gianluigi Guarino) Non potrebbe essere altrimenti. Noi che abbiamo combattuto, per anni, contro il saccheggio barbaro della storia della cultura della identità monumentale della Reggia, consumato da un manipolo di persone completamente estranee ad ogni forma di sensibilità, ispirata dalla conoscenza e che verso la conoscenza dovrebbe rimbalzare in un circolo virtuoso; noi che abbiamo scritto che il signor Mauro Felicori che a curriculum possedeva, solo in pratica, il titolo di dirigente dei camposanti di Bologna, avrebbe dovuto prima chiudersi in una biblioteca, materiale o virtuale per un anno, a studiare, a debellare la sua ignoranza che mostrò sin dal primo giorno quando, in un’intervista al telegiornale regionale della Campania, fece capire a tutti o almeno a quelli che sanno leggere e scrivere (pochi, purtroppo, da queste parti, altrimenti staremmo messi molto meglio, sotto ogni punto di vista), che lui della storia della Reggia vanvitelliana era a digiuno e prima di venire a Caserta non si era preso neppure la briga di leggersi in treno una guida turistica; noi che abbiamo continuato a denunciare, giorno per giorno, la manifestazione pratica, l’applicazione del regime dell’ignoranza al potere che si esprimeva attraverso un magheggio quotidiano dei vari Tartaglione, Patanè e Mazzarella,

persone i cui nomi oggi leggete sui giornali per le inchieste della magistratura, ma dei quali, fino a 10 giorni fa, potevate conoscere l’esistenza solamente da CasertaCe; noi che abbiamo sorriso, quasi rassegnati, di fronte all’orgia di parole, di auto-celebrazioni virtuali, che accreditavano alla capacità manageriale dell’uomo dei camposanti, presunti successi di affluenza, frutto solo di politiche governative fondate sull’ingresso gratuito e su forti riduzioni dei biglietti; noi che abbiamo sopportato, ricorrendo spesso alla medicina dell’ironia, della goliardia, matrimoni trash, danneggiamenti, crolli, in una versione esplicativa di una Reggia che Felicori ha messo a disposizione dei politici e dei potenti, a partire dal governatore De Luca, colui che chiese ed ottenne il famoso sposalizio di Capodanno.

Noi, che abbiamo comunque resistito mantenendo il punto sempre e comunque, oggi non possiamo non salutare, con moderata soddisfazione, i contenuti dei curricula dei tre concorrenti, rimasti in lizza, per la direzione del monumento.

Moderata soddisfazione perchè un curriculum non basta per capire e soprattutto per valutare. Non sarebbe la prima volta, infatti, che situazioni gonfie di promesse fauste, si siano tradotte in cocenti delusioni alla prova dei fatti. Dunque, la prudenza è d’obbligo.

Però, non si può non sottolineare che Francesco Palumbo, Mario Epifani e Tiziana Maffei posseggano un bagaglio culturale che, almeno sulla carta, pur facendo una tara sulla rituale luminescenza dei curricula, ripetiamo, spesso asimmetrici rispetto alla ciccia degli atti e dei fatti concreti, li segnalerebbe come gli uomini o come la donna giusti al posto giusto.

Hanno tre caratterizzazioni diverse. L’ideale forse sarebbe realizzare una sorta di crasi delle loro competenze. Tiziana Maffei è architetto. E qui, pensate come stiamo inguaiati, già potremmo fermarci, perchè alla direzione della Reggia di Caserta, roba da un milione di emoticon con gli occhi strabuzzati, già avere un architetto alla direzione è una conquista, visto e considerato che il predecessore non aveva alcuna competenza specifica e, nemmeno lontanamente “si è sognato” di costruirsela attraverso studi da auto didatta che pure sarebbe stata una cosa positiva.

Nelle foto, Mauro Felicori e il geometra Filini

Evidentemente Felicori era troppo impegnato a scrivere post sul nulla, sulla crescita dei numeri dei visitatori della Reggia, mettendoci dentro anche quelli delle giornate ad ingresso gratuito e a praticare di sera, la pur nobile attività del multiplo, anzi multiplissimo di assaggiatore di vini e di cocktail.

Insomma, basterebbe anche un architetto preso in mezzo alla strada, ma la Maffei è anche molto altro. Attualmente è presidente dell’Icom Italia, cioè l’organizzazione internazionale dei Musei, strettamente connessa all’Unesco e quindi all’Onu. Rispetto al suo curriculum, si può essere prudenti, diffidenti quanto si vuole, ma è difficile ritenere che questa Maffei, una marchigiana di Ascoli, non ne capisca di beni culturali, di ristrutturazioni, di restauri conservativi, di sicurezza.

Per quel che riguarda, invece, Francesco Palumbo, stiamo parlando dell’attuale direttore generale del Mibac per quanto riguarda il settore Turismo. Un tempo, esisteva un dicastero autonomo con deleghe per giunta dotate di portafoglio, al Turismo e agli Spettacoli, poi fusosi nel Mibac. Dunque, si capisce che la lunga esperienza, maturata soprattutto negli uffici della Regione Puglia, fa di Palumbo, nel momento in cui assume la guida di una delle direzioni generali più importanti del Mibac, uno dei maggiori esperti nazionali di turismo, leva formidabile di valore aggiunto, conseguenza della valorizzazione stabile, quotidiana dei beni culturali, attraverso una proposta che coniughi la modernità che si estrinseca attraverso forme di comunicazione evoluta, e il rispetto sacrale per la storia cioè per l’identità di un territorio che, proprio nella Reggia, tornando al nostro caso, dovrebbe tenere scritto, il suo codice genetico, il suo dna.

Mario Epifani è il più giovane dei tre. Apparentemente con un curriculum con meno effervescenze rispetto a quelli della Maffei e di Palumbo. E perciò, ai nostri occhi, ancor più interessante. Dei tre, è l’unico a poter essere definito formalmente uno storico dell’arte, uno in grado di mettersi davanti ad un quadro, ad una scultura, ad una vestigia architettonica, spiegando perfettamente di cosa si tratti. Insomma, rispetto agli ultimi anni della gestione casertana, una sorta di alieno che magari sarà utile per ritornare a rendersi conto che quel palazzo non è un salone delle fiere o un palazzo dello sport o un parco dei divertimenti.

Interessanti e stuzzicanti sono gli ultimi anni di Mario Epifani, trascorsi a contatto con l’eredità storica dei Savoia. E’ direttore dell’Armeria Reale di Torino, uno dei luoghi più visitati del capoluogo piemontese, che noi, ci guardiamo bene, giusto per iniettare nel discorso uno scherzoso monito ad Epifani, dal definire ex capitale d’Italia.

Insomma, non ci si può lamentare. Come peraltro non ci saremmo potuti lamentare se, alla luce di quello che è stato, nella terna fosse entrato anche il geometra Filini.

 

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